The Morning Show ed i Fantasmi dell’America

Dopo una folgorante e quasi perfetta Prima Stagione e dopo una Seconda invece assai traballante (resa ancora più farraginosa dalle continue interruzioni di ripresa e di scrittura, dovute alla pandemia del COVID 19), in cui un costante senso di inutile prolissità nell’elaborazione del lutto e della separazione raccontati mi avevano sinceramente quasi fatto desistere dal proseguirne la visione, la serie televisiva The Morning Show, ha regalato al pubblico una fantastica e davvero preziosa Terza Stagione, dove gli autori hanno ritrovato piena consapevolezza del significato e della reale portata di questa fiction, quale perfetto mix di intrattenimento popolare ed assieme testimonianza dei fantasmi e dei mostri della democrazia statunitense.

Le due giornaliste del TMS inviate sul campo nella scena dedicata agli incendi che hanno devastato la California

Entrando più nel dettaglio del mio giudizio, anche se durante le criticità della Seconda Stagione la qualità recitativa e la scrittura dei dialoghi non sono mai scese sotto un livello comunque di eccellenza, la sceneggiatura e la storia portante erano a mio avviso venute meno, come se gli autori avessero temuto di non riuscire a bissare il valore e l’importanza di quanto narrato con grande efficacia nei 10 episodi del 2019: con un intero anno di ritardo e mille difficoltà, gli episodi prodotti e trasmessi nel 2021 mi sono infatti sembrati una sorta di interminabile replica o meglio un inutile e noioso prolungamento del finale della Prima.

Le due conduttrici del TMS Jennifer Aniston (Alex Levy) e Reese Witherspoon (Bradley Jackson) assieme al CEO del network Billy Crudup (Cory Ellison)

Sopra ho parlato di altissima qualità recitativa e lo ribadisco di nuovo, giacché uno degli indiscutibili punti di forza di The Morning Show, onestamente già da solo bastante per giustificarne la visione, è proprio il cast degli interpreti, dove certamente svettano le due protagoniste femminili assolute, Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, entrambe bravissime nel ruolo di giornaliste e conduttrici televisive, produttrici dello show anche nella vita reale e di certo al centro di un ruolo magnifico, in cui la bravura si mescola ad una loro presenza fisica ipnotizzante, come se fossero copioni pensati da loro e per loro.

Reese Witherspoon nel ruolo della anchorwoman Bradley Jackson

Onestamente è impossibile non notare come la Witherspoon, al di là del glamour e del marketing, sia in ogni episodio artisticamente una spanna sopra la Aniston, ma di certo la seconda con questa fiction ha vinto una bella scommessa agli occhi dei suoi detrattori (me compreso), avendo da dimostrare molto più della prima quanto a capacità drammatiche: tutto il suo prestigio e la sua notorietà professionale sono stati infatti raggiunti troppo rapidamente solo grazie al suo ruolo nella leggendaria sit-com generazionale Friends (236 Episodi, per 10 Stagioni dal 1994 al 2004), a cui sono seguiti uno stuolo di ruoli cinematografici davvero risibili, praticamente disegnati addosso a lei come un vestitino di pronto moda, generando certamente un grosso successo al botteghino ed anche un altissimo cachet, ma dovuti esclusivamente alla sua straordinaria popolarità tra il pubblico generalista statunitense: tanto per fare un esempio, la Aniston fino a tutto il 2023 ha guadagnato nettamente di più della oggettivamente molto più brava Jennifer Lawrence, che tuttavia va detto per completezza è oggi infine diventata l’attrice più pagata al mondo, almeno secondo le liste stilate dall’aggiornatissima testata di gossip People With Money e dall’affidabile blog di finanza dello showbusiness Zacjohnson.com).

Jennifer Aniston nel ruolo della conduttrice storica del TMS Alex Levy

Tornando al cast, assieme alla Witherspoon ed alla Aniston è davvero un piacere vedere recitare in questa serie anche Mark Duplass e Billy Crudup, ambedue in parti da non-protagonista ma ugualmente essenziali, specie per la creazione di quella credibilità della messa in scena che è un altro dei punti di valore di questa serie, proprio nel modo in cui mostra senza noia o iperboli i vari ruoli interni allo staff redazionale e tecnico che nella finzione costruisce ogni giorno i programmi dei canali di news descritti nella fiction.

Mark Duplass (Charlie Black)

Tra l’altro, Duplass è approdato a questo show con alle spalle tutta la serietà e l’impegno di un movimento artistico come il Mumblecore (promotore del vero cinema indipendente nordamericano) e Billy Crudup ha palesemente eseguito la parte migliore della sua carriera, ottenendo un Emmy ed un Critics’ Choice Award proprio per la sua splendida interpretazione del CEO del network che produce i programmi televisivi di cui sono raccontate le vicende.

Billy Crudup (Cory Ellison) e Greta Lee (Stella Bak)

I ruoli da veri mattatrici di Reese Witherspoon e Jennifer Aniston rendono impossibile parlare di The Morning Show come di una serie “corale”, visto che ogni scena ed ogni inquadratura sono accuratamente studiate anche nel minutaggio per un’esaltazione di queste due interpreti, sia dentro che fuori della finzione (c’è anche un significato metatestuale molto forte e ben centrato, trattandosi di un vero show che parla di uno show, raccontato in ogni dettaglio, anche dietro le quinte), tuttavia è innegabile che la credibilità con cui viene descritto il lavoro preparatorio di un reale odierno programma televisivo statunitense di news, viene raggiunta non solo grazie alla dovizia di dettagli ed informazioni sui vari ruoli professionali presenti in un moderno studio ed in un network, ma anche per merito di un vero esercito di attrici ed attori non-protagonisti tutti molto in parte e mai, davvero mai, sopra le righe.

Karen Pittman (Mia Jordan)

Inoltre, malgrado in questa serie televisiva il tenore generale sia legato a necessità di intrattenimento domestico (cosa che la fa avvicinare più alle produzioni di Shonda Rhimes, come Grey’s Anatomy e Scandal, che non all’assoluta eccellenza drammaturgica di un capolavoro come Succession, alla quale comunque assomiglia), c’è comunque sempre ben saldo un timone di dritta rappresentato da eleganti righe di dialogo (non così incisive come quelle usate dal magniloquente scrittore Aaron Sorkin, creatore e sceneggiatore della serie capostipite di questo genere narrativo ovvero l’ottima The Newsroom, ma anche meno retoriche), che mantengono questo show nella difficile ma mirabile traccia di essere davvero attendibile, specie nella rappresentazione dei timori e delle passioni di una nazione piena di contraddizioni come quella statunitense, oggi sull’orlo di una vera nuova guerra civile.

La ricostruzione di un vero set di regia televisiva per il The Morning Show della finzione

L’immagine degli USA odierni che esce efficacemente ed anche in modo molto equilibrato da questa serie Tv è quella di un popolo più che mai scisso ed in contrasto tra provincia e città, tra suprematisti bianchi e difensori dei diritti civili, tra lavoratori arrabbiati privati del loro sostentamento (disposti ad appoggiare politiche repressive oltre ogni immaginazione verso gli immigrati che spingono al confine meridionale) e ricchi banchieri di Wall Street accecati dai loro dividendi fuori scala, tra estremisti pro-life conservatori e violenti ed oscurantisti barricati nei fortini dei loro privilegi, tra anziani democratici persi nei consunti corridoi del potere di Washington e politici trumpiani mossi solo dalla cupidigia bugiarda e populista.

Reese Witherspoon (Bradley Jackson) nella ricostruzione dell’assalto a Capitol Hill

The Morning Show ha il merito di mettere in mostra tutto questo, creando in ciascuna delle tre serie un tema portante di bollente attualità (nella Prima è stato quello del blackmailing e della predazione sessuale in ambito lavorativo, nella Seconda l’impatto delle politiche di contrasto del COVID 19 sulla libertà individuale e nella Terza il potere mediatico ed il pericoloso carisma di uomini ricchissimi e di successo), personalizzando il problema con una caratterizzazione attoriale ben precisa (quasi un villain per ogni stagione) e poi orchestrando un balletto di intrecci narrativi e plot twist mai banali o causali, come in una sommessa danza macabra che sullo sfondo si agita e sottende ad ogni altra sottotrama, comprese quelle sentimentali (ingrediente essenziale ed inevitabile per ogni prodotto di intrattenimento popolare di successo).

Steve Carell (Mitch Kessler)

Questo modo di procedere degli autori ha permesso che nel cast fossero presenti anche grandi interpreti nel ruolo di guest star stagionali, chiamati ad un ruolo da protagonisti temporanei, come è stato per il bravissimo Steve Carell o per il mai troppo lodato Jon Hamm, che nella Terza Stagione si spende con impeccabile efficacia nella parte di un ricco e potente tecnocrate e finanziere, pieno del fascino controverso che ha ogni outsider dall’ego straripante, palesemente ricalcato sulla figura reale di Elon Musk.

Tig Notaro (Amanda Robinson) e Jon Hamm (Paul Marks)

Trasmessa dalla piattaforma di streaming Apple TV+, The Morning Show è stato non a caso creato dallo sceneggiatore e produttore americano Jay Carson, noto per aver lavorato su un capolavoro indimenticabile come la celeberrima House of Cards e che prima del mondo della televisione si era per anni distinto prorio in quei corridoi della politica statunitense di cui parlavo sopra, negli staff di uomini e donne come Bill ed Hilary Clinton, ma anche come Howard Dean, Bill Bradley e Mike Bloomberg e quindi decisamente esperto di quel ricco ed influente gioco delle parti che muove oggi le lobby e le camere del governo federale degli USA.

Il mio consiglio spassionato è di non perdervi assolutamente questa serie e di guardarla il prima possibile, proprio per la sua straripante attualità, oltre che ovviamente per il piacere di visione.


37 pensieri su “The Morning Show ed i Fantasmi dell’America

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  2. Dopo una recensione come questa bisognerebbe davvero vederla questa serie, ma non credo di riuscire a trovarla e vederla gratuitamente purtroppo. Comunque è sempre e soltanto una gioia leggerti, bellissimo post amico mio. Buona serata e buona domenica!

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  3. Non ho visto la serie ma sicuramente mi piacerebbe vederla.
    Vero: Jennifer Aniston finora non si è contraddistinta in ruoli particolarmente emblematici.
    Reese Witherspoon a me è piaciuta molto in Big Little Lies e leggendo la tua recensione ora, ho potuto immaginare molto bene il ruolo.
    Come al solito ho imparato qualcosa, ovvero mi sono andata cercare il significato di Mumblecore, quindi GRAZIE!

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    • Ehi, grazie a te!
      Conoscendoti come persona molto curiosa ed attenta osservatrice dei fenomeni pop, non solo mainstream ma anche di tendenza, sono convinto che le tre stagioni di questa serie ti piacerebbero, sia per il loro potenziale di intrattenimento, ma anche per risponderebbe a tante domande che non pensavi nemmeno di porti sull’attuale società statunitense …
      Insomma, non è la serie di cui pensi di avere bisogno, ma di certo è una serie che fa per te !

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  4. Come sempre il perfezionismo dei tuoi post invoglia chiunque a chiudersi in casa e vedersi senza fermarsi tutta la serie in sol giorno. Io non l’ho vista e riparerò subito, perché mi fido di quelli bravi che scelgono il meglio e lo commentano per il sollievo di chi legge.
    kasabake forever!

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  5. Uno dei miei registi preferiti in assoluto è James Gray. Raggiunse il picco della carriera tra il 2007 e il 2008, quando nel giro di un anno fece uscire 2 film uno più bello dell’altro: prima I padroni della notte, poi Two Lovers. Dopo ha imboccato un declino identico a quello di David O. Russell, nel senso che ogni film era peggiore del precedente. Fino al suo penultimo film (Ad astra) sono riuscito a stargli dietro, poi quando ha fatto quella palla colossale di Armageddon Time, e a quel punto perfino io ho dovuto alzare bandiera bianca: ho smesso di vederlo prima ancora di arrivare a metà. Anche Ad astra era discretamente noioso, ma in confronto ad Armageddon Time era oro.
    Quando James Gray era ancora al top della forma, scrisse la sceneggiatura per un film che poi fece dirigere ad un misconosciuto attore francese: Blood Ties – La legge del sangue. Anche se la firma ce l’ha messa un altro, quel film è James Gray in purezza, nel senso che ci sono tutte le colonne portanti del suo cinema: la famiglia, il crimine, il tentativo di porre rimedio agli errori del passato. Il bello è che quand’era in sé James Gray riusciva a trattare sempre gli stessi temi senza mai dare una sensazione di deja vu, perché i temi erano gli stessi, ma la storia era sempre radicalmente diversa rispetto ai suoi film precedenti. E quella di Blood Ties – La legge del sangue è senza dubbio una delle storie più belle che lui ci abbia raccontato.
    Se quel film è venuto così bene, un po’ di merito ce l’ha anche uno dei 2 attori protagonisti, Billy Crudup. Di conseguenza, ti puoi immaginare quanto mi abbia fatto piacere scoprire che non è scomparso, e ha trovato un suo spazietto nel mondo delle serie tv (che un tempo erano il ripiego degli attori che avevano fallito al cinema, oggi invece sono la loro prima scelta, perché il grande pubblico ha cominciato a preferirle ai film).
    Tu dici che era un’ingiustizia che Jennifer Lawrence, pur essendo più brava di Jennifer Aniston, fosse pagata di meno. Io ti rispondo: bisogna capire cosa si intende per brava. Se si intende il talento recitativo puro, allora la Lawrence è superiore alla Aniston; se invece consideriamo anche la bravura nella scelta dei copioni, allora va detto che la Aniston ha guadagnato di più anche perché è stata più furba della Lawrence sotto quest’aspetto. Come hai detto tu, la Aniston ha accettato quasi esclusivamente dei ruoli che rafforzavano l’immagine di “bella e simpatica” che si era costruita con Friends, in dei film che erano destinati a mandare in tilt il botteghino; la Lawrence invece ha disperso quasi subito il capitale di popolarità che si era guadagnata vincendo l’Oscar, perché ha accettato dei copioni che poi si sono rivelati dei superflop. Per dire, Una folle passione ha incassato CINQUE milioni di dollari in tutto il mondo: perfino i primi 2 film dei Soliti idioti, pur essendo pessimi e distribuiti nella sola Italia, hanno incassato delle cifre infinitamente più alte.
    Riguardo ad Aaron Sorkin, ha diretto 3 film e tutti e 3 sono stati candidati all’Oscar, quindi è palesemente uno dei talenti emergenti di Hollywood (fa un po’ ridere definire in questo modo un uomo che ha superato i 60 anni, ma come regista è ancora alle prime armi). Tuttavia, la mia impressione è che non abbia ancora trovato il film della vita, quello che agli Oscar ci va per vincere tutto e non per fare una comparsata. “A proposito dei Ricardo” aveva tutte le carte in regola per potere essere un film “sbanca – Oscar” (perché sappiamo bene quanto piacciano i biopic all’Academy), invece niente, anche in quel caso ha raccolto qualche nomination minore e nessuna statuetta. E’ un peccato, perché quell’anno non c’era stato nessun film che fosse piaciuto particolarmente, infatti i 4 Oscar più “appariscenti” (miglior film, miglior regia, miglior attore e miglior attrice) furono assegnati a 4 film diversi. L’esatto opposto di quest’anno, dato che ci sono 2 film che sono piaciuti moltissimo a pubblico e critica (Oppenheimer e Povere creature) + uno che è piaciuto solo al pubblico (Barbie).
    Hai perfettamente ragione quando scrivi che l’America è scissa tra provincia e città, ed è scissa in tutti i modi possibili. Lo è a livello pratico (perché nelle grandi città hanno tutto, mentre invece nella provincia c’è una relativa miseria) e lo è anche a livello psicologico, perché nelle grandi città c’è una mentalità progressista, mentre invece in provincia sono più conservatori che mai. Trump l’aveva intuito, e infatti nella sua prima campagna elettorale fece quasi tutti i suoi comizi in mezzo agli operai del Midwest e del Sud degli Stati Uniti, perché aveva capito che solo loro avrebbero potuto votarlo. Inoltre, mentre concionava indossava lo stesso cappellino da baseball che usano loro per ripararsi dai raggi del sole mentre lavorano: era solo un piccolo dettaglio, ma a livello psicologico ha avuto un impatto enorme su quegli operai, perché ha innescato un processo di identificazione totale tra loro e Trump, e quindi li ha attratti in maniera irresistibile verso di lui.
    Per lungo tempo anche Berlusconi ha avuto questo talento nel creare un rapporto di sintonia totale tra lui e gli elettori, poi nella parte finale della sua vita perse questa capacità. Lo capii durante la campagna elettorale del 2018, quando urlò più volte con rabbia “DI MAIO NON E’ LAUREATO!!!”, come se questo fosse un marchio di infamia. Non capiva che anche l’82% degli italiani non è laureato, quindi usando quest’argomento a mo’ di insulto Berlusconi ha fatto sentire offesi 4 italiani su 5. Davvero un’idea geniale.

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    • Il tuo commento è incredibilmente ricco e lungo e dettagliato, un po’ come faccio io quando vado a commentare i tuoi post: è una caratteristica che ci contraddistingue ovvero quella di commentare i post l’uno dell’altro con una dovizia di particolari e di informazioni che, come in questo caso specifico, rendono più ricco il post scritto dall’altro, aggiungendo informazioni preziose o a volte semplici spigolature curiose.
      Alla fine dei conti, tutti coloro che ti conoscono come blogger sanno bene che sei un vero appassionato Cinema, perché non guardi solo i film, ma segui gli attori ed i registi e riesci così a farti un quadro completo della situazione.

      Gli USA sono stati da sempre, sin dalla loro nascita e creazione a tavolino come stato federale, un paese pieno di contraddizioni, chiuso e aperto assieme, ricchissimo e con sacche di povertà spaventose, con una democrazia ed una libertà di stampa che non ha uguali nel mondo e contemporaneamente con delle ingiustizie che lasciano noi europei sbalorditi, insomma un popolo e uno Stato davvero molto difficile da comprendere e giudicare spesso equivocato e assolutamente non capito dalle persone faziose, sia contro che a favore.
      Ultimamente, tuttavia, dopo un susseguirsi in alternanza di amministrazioni repubblicane e democratiche, l’ascesa al potere di Trump ha lasciato davvero sul terreno troppe macerie e ci sono stati, come ad esempio il Texas, che non sono stati mai così lontani dal governo centrale e quello che sta accadendo in questi mesi è davvero molto preoccupante per la democrazia di tutto il mondo.

      Sono contento di essere riuscito a rispondere al tuo commento, malgrado questa sera non sia a casa e quindi abbia poco tempo, ma leggerti e risponderti era cosa che valeva davvero la pena!
      Buona serata e grazie ancora!

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      • In questo momento la democrazia di tutto il mondo sta tenendo il fiato sospeso, perché a breve la Corte Suprema si esprimerà sull’eleggibilità di Trump. Ad ogni modo, è surreale che la responsabilità di emarginare Trump se la debba prendere un pugno di giudici e non il popolo americano in generale, che da quest’uomo ha subito veramente di tutto: alludo non soltanto all’episodio di Capitol Hill, ma anche al fatto che si sia sempre cocciutamente rifiutato di fare un lockdown nazionale durante la pandemia, facendo morire come mosche una quantità impressionante di persone. Per colpa sua quasi tutti gli americani hanno avuto un morto in casa (non in famiglia, proprio in casa), e quando sono stati chiamati a scegliere tra lui e Biden se ne sono ricordati molto bene. Ora invece sembrano essersene già scordati, e fosse per loro probabilmente si ritufferebbero tra le braccia di Trump. Per questo ti dico che o ci pensano questi giudici a tenerlo lontano dalla Casa Bianca oppure non ci pensa nessun altro. Grazie a te per i complimenti e per la risposta, e buona serata anche a te! 🙂

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  6. La mia watchlist assomiglia da molto tempo al congelatore di casa: ci butto dentro tutto quello che non riesco a vedere (mangiare) nell’immediato con la promessa di recuperare il prima possibile, perchè anche se la mia generazione non ha conosciuto la miseria nera della guerra, è cresciuta con nonni\genitori che quella miseria l’avevano conosciuta e di conseguenza hanno inculcato nel cervello, quasi incistandolo in ogni singola giuntura articolare, il principio che lo spreco sia un peccato.
    Quindi io alimento la mia watchlist da anni.

    Lei, poderosa e paziente come un orso in perenne letargo, accumula accumula accumula senza mostrarmi alcuna emozione e vivendo una atarassia perenne che in parte invidio perchè, quando poi la scorro e trovo titoli pensieri e idee che ho lasciato congelate per anni, mi sento in colpa.

    Insomma la mia watchlist è un buco nero che fagocita da anni tutto ciò che non trova spazio nel mio HIC ET NUNC e, detto tra noi, ho il sospetto che si pascia in tutto questo perchè così può diventare sempre più grande.

    Però, ogni tanto, si verifica un terremoto spazio quantico che altera l’equilibrio perenne del buco nero, lo sconquassa fino ad alterare le leggi fisiche: alcuni oggetti possono infatti sfuggire all’attrazione gravitazionale del buco nero e proiettarsi nello spazio infinito fino a raggiungere la mia attenzione.
    Ovviamente, perchè questo accada, è necessaria l’esplosione di una forza dirompente, non necessariamente visibile o tangibile, tuttavia innervata dalla forza potente generata da due principi del mio modo di intendere la cultura: cifra estetica e curiosità.
    Tutto potenzialmente è bello (cifra estetica) ma solo quello che ci interessa (curiosità) finirà per scardinare la nostra routine e spingerci a conoscerlo e magari apprezzarlo.

    Avrei potuto evitare a te e ai lettori tutto questo pippone limitandomi a spiegare che The Morning Show è una serie tv che avevo messo da tempo in watchlist ma che poi non avevo ma trovato la voglia e il tempo di vedere. Tuttavia, questo tuo (meraviglioso) post mi ha messo addosso una smania quasi urticante, nel senso che mi gratterò il naso, le orecchie e la barba di tre giorni, finchè non avrò recuperato questa serie tv. Giusto il tempo di terminare la visione di Love & Death (sto a metà, non sono intrigato, ma lasciarla quando mancano solo 4 puntate mi sembrerebbe delittuoso… magari recupera…) e poi l’energia rilasciata da questo post (il terremoto spazio quantico di cui sopra) avrà compiuto il suo destino.

    Infine ti ringrazio, Kasa. Anzi il ringraziamento è doppio: per il piacere che ho sempre nel leggerti e per la miccia che hai saputo meravigliosamente accendere nella mia curiosità!

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    • Premessa off-topic al tuo commento: malgrado l’enorme differenza di età (ma tale solo se analizzata con il solo arido strumento del calendario e non con quelli molteplici del rapporto con il mondo esterno e con la capacità epistemologica di analizzare le strutture complesse, come la società o l’arte o la letteratura o gli insondabili abissi della mente umana che spingo individui a votare per la Lega) che c’è tra me e te, io mi riconosco moltissimo nel tuo modo di scrivere i commenti ovvero con quella procedura simile ad un lento accerchiamento delle forze nemiche che mia moglia definisce “partire da Adamo ed Eva per spiegare come mai hai dimenticato di comprare le uova”…
      Entrambi evidentemente, in modo più o meno conscio,. temiamo di essere mal compresi (equivocati o anche solo banalizzati e quindi spieghiamo per filo e per segno cosa ha spinto il nostro cervello o animo a fare delle scelte, foss’anche quella di prediligere un film invece che un altro o in questo caso una fiction…
      Quindi non ti scusare mai con me per un prologo/premessa ampio, perché qui non si parla di divagare ma di educare e trasmettere conoscenza, fratello ermenàuta!

      Dalla premessa off-topic su di te, piombo sull’oggetto del discorso e mi collego dicendo che anch’io nello scrivere questa recensione di una serie che personalmente considero obbligatoria come visione (per i motivi che ho spiegato nel post), mi sono posto il problema di essere ben compreso: io sono infatti onnivoro dal punto di vista cine-televisivo, nel senso che guardo con la medesima attenzione e piacere prodotti leggeri (come sintassi, linguaggio e tema) ed altri più complessi, fino a vere mattonate sulla schiena (come le serie di Refn, che spingono lo spettatore ai limiti massimi della sopportazione ma che io adoro), ma sono certo che non è così quasi per nessun altro e che molti si fermano ad un certo livello (di ritmo, di complessità, etc.),. schifando spesso opere troppo banali o viceversa annoiandosi con fiction troppo riflessive, insomma, molti hanno un palato abituato a mangiare e bere solo un ristretto numero di cose e pertanto articolano il concetto di bello e di brutto non nel modo kantiano del “ben fatto” ma in quello egocentrico del “è nelle mie corde”.

      Per questo motivo e per superare un inevitabile gap, uso spesso degli esempi di serie o di film che spero gli altri conoscano, spiegando come si situa ciò che sto recensendo (la famosa tecnica semplicistica del “assomiglia a quello” o “ricorda quell’altro” e sono convinto che in questo modo io possa davvero aiutare a scegliere.

      Insomma, tu sei uno di quelli che meglio può capire i miei paragoni (perché hai visto molto e sei una persona aperta ed anche recettiva), quindi, al di là dei gusti personali, sono certo che avrai trovato nel post tutto quello che ti serviva per capire cosa puoi aspettarti…

      P.S. Fino ad ora le serie Apple Originals mi hanno regalato soddisfazioni enormi, anche nella loro diversità di genere e di qualità (citando a braccio, oltre questa qui recensita, non si può a mio avviso saltare per alcun motivo la visione di fiction come Severance, Servant, Silo, Slow Horses, Ted Lasso, Criminal Record, Foundation, Lessons of Chemistry, mentre altre per quanto molto belle (alcune davvero splendide) non sono comunque così imperdibili come Black Bird, Masters of the Air, Monarch: Legacy of Monsters, Pachinko – La moglie coreana, Dickinson, Dr. Brain, For All Mankind, H/Jack, Invasion, Shrinking, etc.),

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      • Ti rispondo partendo da questo tuo virgolettato:
        l’enorme differenza di età (ma tale solo se analizzata con il solo arido strumento del calendario e non con quelli molteplici del rapporto con il mondo esterno e con la capacità epistemologica di analizzare le strutture complesse, come la società o l’arte o la letteratura o gli insondabili abissi della mente umana che spingo individui a votare per la Lega)

        In prima battuta avevo pensato che fosse una brillante supercazzola per spiegare che, seppur tu sia anagraficamente più vecchio di me, in fin dei conti siamo comunque coetanei perchè il tuo cervello è ben più giovane della media dei vecchietti ( 🙂 ) della tua età.
        Poi mi è venuto un sospetto dal tenore opposto, ovvero che avessi arzigogolato solo per spiegarmi in maniera gentile che la mia età intellettuale è sensibilmente più grande della mia età anagrafica.
        Solo infine ho trovato la sintesi (tu citi Kant, permettimi quindi di scimmiottare Hegel…), la quale effettivamete aveva natura lapalissiana e forse solo lo sformato di cavolo nero di cui ho abusato a pranzo mi ha impedito di coglierla immediatamente.
        La nostra natura ermenautica ci pone al di là di lacci creato dallo spazio e dal tempo, poichè prima li rende invisibili e poi addirittura inconsistenti. Ne consegue che le scelleratezze partorite dai nostri intelletti avranno vita eterna, il che non so se sia più una consolazione per noi o piuttosto una minaccia per i posteri 😀

        Dopo questa doverosa e scanzonata premessa, passiamo al nocciolo della questione. Perchè ci tengo a precisare che non solo sto gia pianificando la visione di TMS nel più breve tempo possibile, ma ho iniziato perfino un’indagine esplorativa per recuperare le puntate di THE NEWSROOM (altra serie da te citata nel post) poichè mi hai notevolmente incuriosito e, a valle dalle visione di TMS, sicuramente seguirà lei. Il problema è trovarla perchè purtroppo è un po’ vecchia e sui canali (più o meno) legali è difficile rintracciarla. Ma io non demordo.
        Ovviamente poi ti farò sapere.

        Riguardo invece le altre serie APPLE+ da te citate, purtroppo non ho potuto vederle tutte e mi son fermato solo ad alcune di esse e te le elenco in ordine crescente di apprezzamento (Severance, Black Bird, Ted Lasso).
        E’ comunque curioso il fatto che tutti i nuovi network che si affacciano sulla piazza (da Netflix fino a Paramount+) riescano a produrre le serie tv migliori agli albordi, per poi perdersi un po’ per strada (la stessa primevideo è passata da BOSCH e L’UOMO NELL’ALTO CASTELLO a FERRAGNEZ…. )
        Però questo è già un altro argomenti di riflessione…

        Ora devo scappare! Ad maiora amico mio

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        • Ed io che sono in autobus, abdico di fronte alla mia proverbiale logorrea, ringraziandoti per la tua risposta particolarmente arguta e che sottoscrivo “quasi” in toto…
          Il “quasi” fa riferimento alla tua affermazione su come i nuovi network mantengono una qualità molto alta solo agli inizi per poi scendere con il passare del tempo: non penso sia il caso di HBO o della stessa Apple TV per non parlare delle serie sky Atlantic (vogliamo ad esempio parlare dell’ultima stagione di True Detective? Che è semplicemente una delle cose più belle che abbia mai mai visto?) tutte rigorosamente di fascia eccellente.

          P.S. Il fatto che tu non abbia visto la prima stagione di “Silo” mi perplime, giacché è a dir poco straordinaria, sia nella messa in scena, sia anche nell’interpretazione dei singoli attori (la Ferguson è semplicemente mostruosa!), sia infine nell’adattamento del primo libro della serie di fantascienza a cui fa riferimento.

          P.P.S

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          • Hai ragione, ci sono network che riescono a produrre ancora serietv eccellenti nonostante siano sulla breccia da tanti anni. Forse la mia affermazione andrebbe rimodulata facendo riferimento alla qualità media delle prouzioni, che man mano tendono a calare (nonostante le eccellenze di cui sopra).
            Ma qui si sta spaccando non solo il capello in quattro, ma addirittura il quarto di capello in otto, il che sarebbe un po’ come spaccare il capello originale il 32… che poi io di capelli non ne ho più… quindi di che sto a parlare?
            PS: Silo l’ho vista e apprezzata, tuttavia non mi ha entusiasmato (cosa invece ha fatto Severance\Scissione).
            PPS: hai visto THE OFFER (serie Paramount+)? La considero una delle migliori serie che ho visto negli ultimi anni, complice una storia che ovviamente capirai a me intriga molto, e un cast veramente pazzesco (soprattutto Matthew Good, un vero fenomeno, e Ribisi, altro autentico camaleonte)

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            • Quando dici che la storia di The Offer ti intrigava molto, ti riferisci ad una passione speciale per il film di Coppola o per qualcos’altro?
              Chiedo venia se non ricordo ciò che mi hai sicuramente detto al riguardo…

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              • Esatto: il gangster movie è un genere che adoro anche nelle sue declinazioni peggiori… figuriamoci il Padrino che ovviamente è uno dei film che preferisco.
                The Offer è, di fatto, un making of de “Il Padrino parte 1”, ma geniale nella messa in scena e superba nelle interpretazioni.

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                • Anche solo leggendo il vostro scambio di commenti si rimane affascinati e in contemplazione come di fronte ad un’amica meravigliosa opera d’arte. C’è un’ intesa e una affinità portentosa, si può dire che uno completa l’altro, sempre sulla stessa frequenza. Leggervi è sempre un privilegio e un arricchimento. Grazie ad entrambi ma cercate di scrivere di più, se potete, è sempre un dono!

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                  • Ma che bel complimento che ci hai fatto, amica mia!!
                    Effettivamente c’è stato un periodo in cui io e Lapinsu avevamo fatto dello spazio commenti sotto ai rispettivi blog la vera nostra attività su WordPress…
                    Lapinsu chiamava le nostre chiacchierate i “commentaria” ed eravamo capaci di continuare a lungo…
                    Sono contento che tu abbia trovato qualcosa persino di più di quello che per noi erano solo parole e soprattutto che tu le abbia nobilitate così tanto!
                    Grazie ancora.

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                  • Scusa se rispondo solo ora: ho letto il commento qualche giorno fa dallo smartphone ma (come ben sa Kasa) mi rifiuto da sempre di scrivere su WP usando il telefono, attendo sempre la calma e la precisone garantita da un PC e da una tastiera qwerty 🙂
                    Fatta questa debita premessa per scusare il ritardo della risposta, passo subito ai ringraziamenti, perchè l’apprezzamento che hai avuto ai miei\nostri commentarii (doppia “i” d’obbligo 😀 ), mi ha veramente inorgoglito.
                    E nonostante l’orgoglio sia, nella nostra attuale e decadente società, vissuto come un’emozione da evitare, astraendomi dall’universo in cui siamo costretti a vivere, riesco a considerarlo perfino una virtà, ovviamente solo se innestato e bilanciato in una realtà particolarmente frizzante (intellettualmente e culturalmente parlando) come quella che stuzzichiamo sempre io e Kasa quando commentiamo su WP.

                    Vabbè… ho sproloquiato abbastanza.
                    Passo e chiudo 🙂

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  7. Anzi no.
    Non chiudo perchè, semplicemente non posso.
    Siccome vado fiero di dar sempre seguito alle promesse\intenzioni (taluni le considerano minacce… vabbè 😀 ), ci tenevo a informarti che oggi mi son visto i primi 2 episodi di The Morning Show.
    Sono rapito, lo ammetto.
    La sequenza dell’intervista durante cui Rachel incalza Reese (scusami ma ancor non son così dentro la serie da ricordare sulla punta della lingua i nomi dei personaggi e non mi piace googlare solo per pavoneggiarmi), di fatto il primo incontro tra le due protagoniste, è una scena semplicemente sensazionale non solo a livello di scrittura ma soprattutto a livello interpretativo.
    Non vedo l’ora di procedere con la visione!

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