How to Murder Your Wife (1965)

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Nel lontano 1965, George Axelrod, già affermato sceneggiatore di pellicole allora di grande successo ed oggi considerate veri cult, scrisse uno strano e divertentissimo film, pieno zeppo di riferimenti che oggi definiremmo fastidiosamente sessisti, ma che, ovviamente, storicizzando lo script nel milieu degli USA anni ’60, ruotavano logicamente attorno agli stereotipi della moglie ingombrante e prepotente e dell’uomo-padrone di casa che cerca a tutti i costi la libertà di sbevazzare alcolici in compagnia dei suoi sodali e magari anche di flirtare con le segretarie del suo ufficio.

Tutti argomenti di cui Hollywood si è liberata con grande fatica ed enorme ritardo, da buon pachiderma imbolsito quale è il suo cinema industriale, ma, come spesso accadeva in quegli anni, anche nelle screenplay apparentemente più retrograde si nascondevano bagliori di anarchia selvaggia, di umorismo nero, di cinismo gratuito e relativismo morale.

Axelrod era un vero maestro in questa opera di camouflage, scrivendo scene e dialoghi in cui anche la donna più cinematograficamente convenzionale del cinema del tempo, ossia la bionda stupida ma dalla bellezza prorompente, rivelava ciak dopo ciak un’anima rivoluzionaria.

Già con la commedia di impianto teatrale The Seven Year Itch con Marilyn Monroe, Axelrod, coadiuvato nella scrittura dallo stesso regista Billy Wilder, aveva lasciato un’impronta indelebile nella storia della commedia cinematografica (51° posto nella classifica delle 100 migliori commedie di tutti i tempi secondo l’American film Institute) scherzando sull’ipocrisia e le ampie zone di ombra morale dei rapporti di coppia in voga nelle famiglie americane, ma è con il 1961 che metterà sul tavolo dei suoi crediti il corrispettivo di una scala reale a poker, adattando per lo schermo quel romanzo di Truman capote Breakfast at Tiffany’s che lancerà per sempre nel firmamento delle stelle una diva come Audrey Hepburn ed anche in questo caso un’altra commedia che con leggerezza infinita parla di argomenti assolutamente tabù per il periodo storico.

Il piccolo gioiello, però, di cui parlavo all’inizio, certo meno conosciuto delle altre pellicole sopra citate, è How to Murder Your Wife, con protagonisti un disegnatore di fumetti di successo (per l’esattezza, un creatore di strip sindacate per un quotidiano), un maggiordomo talmente maschilista sciovinista da perdonare gli omicidi ed infine una dea, un’attrice dalla bellezza così statuaria e raffinata da risultare quasi la versione excelsior della già citata Marilyn: Virna Lisi.

Sin dalla sua entrata in scena, mentre spunta fuori in un bikini di panna montata da una torta, come una ninfa dalle acque, data in pasto al pubblico ludibrio di un gruppetto di concupiscenti uomini d’affari di mezz’età, la biondissima Lisi cattura lo schermo e lo fa in modo anomalo, quasi snob, come a disagio nel ruolo di bionda superficiale; lo scenografo ed il costumista le fanno girare non so quante scene vestita solo con un impermeabile nero sopra il bikini eppure la provocatorietà dell’esibizione passa sempre in secondo piano, azzittita da una presenza scenica fin troppo elegante: riguardarla in quella parte oggi ha un che quasi di blasfemo, tanto Virna Lisi era in quel momento l’incarnazione stessa di una femminilità ammaliante e distante assieme.


How to Murder Your Wife“, USA, 1965
Regia: Richard Quine
Soggetto e Sceneggiatura: George Axelrod


 

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