Clark Middleton, un grande figlio di un dio minore

Glen-Carter-03Tra il 1859 ed il 1885, il poeta inglese Sir Alfred Tennyson compose la sua opera più celebre, ovvero gli “Idylls of the King”, 12 poemi in cui racconta l’ascesa e la caduta del regno di King Arthur: non c’è nulla di davvero epico in questi libri, ma solo una grande ed elegiaca tristezza, nel modo con cui viene tratteggiato il fallimento del tentativo disperato di Arthur di sollevare l’umanità dalla bassezza dei suoi istinti e di creare per essa un regno perfetto; quanto moderno tutto ciò sia ancora adesso, lo lascio a voi giudicare.

Excalibur-01Nel dodicesimo ed ultimo poema, “The Passing of Arthur”, il re, dopo il duello con la sua nemesi Mordred, giace a terra, ferito mortalmente, quando viene rinvenuto da Sir Bedivere (l’ultimo cavaliere rimasto vivo di tutta la Tavola Rotonda, dopo l’ordalia di uccisioni che aveva decimato i campioni di Camelot): la vista del corpo esangue di quel principe tra i principi, l’eletto che aveva ricevuto in dono dalla Lady of the Lake (Signora del Lago) la spada Excalibur, affinché con essa potesse creare il suo dominio immortale, è una visione straziante, sia per la consapevolezza dell’agonia dell’amico, sia per il senso di ineluttabilità che quella morte comporterà per il sogno di tutti.

Arthur-PassingPer questo, le parole che il poeta mette in bocca a Bedivere, nel momento del ritrovamento del corpo di Arthur, sono particolarmente toccanti e giustamente famose:

I found Him in the shining of the stars,
I mark’d Him in the flowering of His fields,
But in His ways with men I find Him not.
I waged His wars, and now I pass and die.
O me! for why is all around us here
As if some lesser god had made the world,
But had not force to shape it as he would

Lo trovai sotto il brillare delle stelle,
Subito lo scorsi in mezzo al fiorire dei suoi campi
Ma non allo stesso modo lo vidi in mezzo agli uomini
Ho combattuto le sue guerre, ed ora io passo e muoio
O me! Per quale motivo avviene tutto questo attorno a noi
Come se un qualche dio minore avesse fatto il mondo,
Ma non avesse avuto la forza per plasmarlo come voleva

Un secolo più tardi di queste eterne parole, nel 1977, il drammaturgo Mark Medoff fece un incontro che gli cambiò la vita: presso l’Università di Rhode Island conobbe infatti l’attrice non udente Phyllis Annetta Frelich e s’innamorò della sua forza d’animo e della sua incrollabile determinazione, grazie alla quale, malgrado la menomazione uditiva con cui era nata (prima di nove fratelli, tutti sordi come lei e figlia di genitori ugualmente sordi), aveva frequentato brillantemente il college ed anche un corso di recitazione, tanto da diventare una grande interprete non-udente.

Children-of-a-Lesser-God-Phyllis-Annetta-FrelichIspirato dalla sua storia, Medoff, a due anni di distanza da quell’incontro, scrisse per quell’attrice, che tanto ammirava, una commedia teatrale, dove veniva narrata la storia di una donna, che di fatto rifiutava di vivere la sua sordità come un handicap e come tale rifiutava i trattamenti riabilitativi di un logopedista, che nel frattempo si era innamorato di lei e del suo spirito battagliero: ripensando ai potenti versi di Tennyson, lo scrittore di teatro chiamò la sua opera “Children of a Lesser God” e le sue rappresentazioni a Broadway ottennero un così vasto successo da far meritare alla Frelich il prestigiosissimo Tony Award (contrazione di comodo per il lunghissimo “The Antoinette Perry Award for Excellence in Theatre”).

Marlee-Beth-MatlinDa quella commedia di grande successo, dopo poco meno di dieci anni, la regista Randa Haines diresse nel 1986 un film omonimo, avvalendosi di Medoff come sceneggiatore e scegliendo come attori l’esperto e glaciale William Hurt (nei panni del logopedista) e Marlee Beth Matlin, un attrice statunitense, anch’ella non-udente, che con questo ruolo vinse quell’anno l’Oscar come miglior attrice protagonista, diventando anche la prima interprete in assoluto, con quella menomazione, a vincere il premio dell’Accademy.

Forse, per via del loro handicap, sarebbe potuto sembrare che a creare dei simili prodigi di donne ed attrici potesse essere stata davvero una divinità “minore”, con poteri in qualche modo ridotti in confronto al dio che ha creato il resto dell’umanità, ma è evidente che così non è stato e questo è in fondo il grande messaggio di Medoff, che io faccio mio, per parlare di Clark Middleton, un interprete raffinato, figlio anch’egli dello stesso bizzarro dio minore.

Clark-Middleton-01Affetto da una grave forma di artrite reumatoide sin dalla giovane età di 4 anni, che lo ha portato ad 8 a perdere la mobilità del collo e ed a 14 quella delle anche, bloccandosi come sviluppo ad un’altezza di un metro e sessanta circa (dati forniti dallo stesso Middleton in un’intervista al quotidiano The Daily Gazette del 11 Dicembre del 1993), il nostro attore, dopo 30 anni di eccellenti prove recitative, sia al cinema che a teatro, è divenuto oggi anche un docente di recitazione di grande fama, eletto membro a vita del leggendario laboratorio di formazione per attori professionisti Actors Studio di New York City.

Clark-Middleton-05Prima del 1997, le sue performances erano assolutamente ininfluenti e sottostimate, ma nell’autunno di quell’anno accadde un evento che sconvolse i prevedibili palcoscenici della grande mela: Clark Middleton portò a teatro “Miracle Mile”, uno spettacolo one-man play, nel quale recitava un drammatico monologo biografico (da lui stesso scritto in collaborazione con Robert Knopf), ove si raccontavano le esperienze dolorose della sua infanzia e giovinezza, della sua lotta costante e quotidiana contro la sofferenza, ma anche contro l’establishment medico tradizionalista ed arrendevole, fino alla conquista di una complessa operazione alle anche, che gli permise con il tempo di restare in piedi e quindi recitare.

Clark-Middleton-02Nel lungo monologo, Middleton conduce lo spettatore attraverso il racconto evocativo di un’adolescenza infernale, vissuta con tutto il pathos di chi sente nel suo stesso corpo deforme il valore della differenza fisica con gli altri coetanei, la necessità medica di essere costante oggetto di cure, ma anche il desiderio crescente di diventare un attore, malgrado tutto e tutti.

L’accoglienza di pubblico e critica fu entusiastica e grandissime lodi furono allora intessute, sia dalle riviste specializzate, sia anche dai grandi quotidiani nazionali, tutti ad esaltare specialmente quello scioccante mix di tragedia ed ironia, con cui l’attore contaminava ogni ricordo straziante, grazie a quel sorprendente senso dell’umorismo che non smetterà di portare, anche negli anni a venire, in ogni suo personaggio: da un ventre sfortunato e da una culla dimenticata, era nato un piccolo principe.

Clark-Middleton-03Da quel momento, il volto di Middleton e le sue peculiarità fisiche cominciarono a diventare familiari per il grande pubblico del cinema e della TV, grazie anche al ruolo che ottenne come personaggio secondario e ricorrente, per tre stagioni (dal 1997 al 2000) della seguitissima fiction televisiva Law & Order, dove interpretò un medico forense.

Negli ultimi 15 anni, il nostro attore è apparso in un nugolo di show televisivi e film, nelle parti più varie ed impensate, con semplici e brevissimi comparsate (come in “Serendipty” di Peter Chelsom del 2001, dove lo si nota appena nei panni di un guidatore di taxi spazientito, in attesa che i suoi passeggeri all’aeroporto decidano dove andare) o con deliziosi camei di brevissima ma forte intensità, come quello in “Kill Bill: Vol. 2” di Tarantino del 2004, dove impersona Ernie, lo strano amico di Budd (uno dei componenti della D.V.A.S. – Deadly Viper Assassination Squad), assieme al quale seppellisce la Sposa nella tomba solitaria di Paula Schultz (nome che, tra l’altro, è anche l’ennesima citazione tarantiniana, ma non ne parliamo adesso) o come ancora quello di Schutz, uno degli scagnozzi di Manute, ucciso infine dalle prostitute della città vecchia, nel primo bellissimo “Sin City” del 2005, di Frank Miller e Robert Rodriguez.

Clark-Middleton-ErniePotrei continuare ad elencarvi tante altre apparizioni, nessuna ovviamente in ruoli da protagonista, ma tutte utili a comporre la fisionomia di un attore quasi fantasmatico, della cui presenza sullo schermo, ossia, quasi non ci si accorge, ma la cui visione crea ugualmente nello spettatore quel senso di rassicurante familiarità, simile a quello che si ha quando riconosciamo per strada qualcuno di cui non ricordiamo né il nome né altri particolari essenziali, ma che abbiamo comunque certezza di avere già incontrato.

SnowpiercerNon sembrano sfuggire a questa regola nemmeno ruoli di grande spessore (anche se secondari), come quello del The Painter (Il Pittore), l’uomo dall’aspetto di un sudicio minatore, che riproduceva a memoria ritratti di persone scomparse, di situazioni e di luoghi, restituendo ai passeggeri pezzi del loro passato, come una macchina del tempo fotografica, in “Snowpiercer”, il simbolico film del 2013 del regista coreano Bong Joon-ho.

Clark-Middleton-the-PainterIn qualche modo, sembra che Middleton, questo piccolo grande uomo, in una specie di quadra universale del destino, abbia trovato nelle fiction televisive il medium per eccellenza dove esprimersi al meglio, dove la sua diversità viene incasellata ed accettata dal grande pubblico, anche attraverso la ripetitività della visione del medesimo personaggio, lasciando il suo estro libero di esprimersi al meglio: per questo, ad oggi, penso che egli abbia dato il meglio di sé in due characters straordinari, ai quali oramai appartiene un pezzo del mio cuore e del mio immaginario, ovvero Edward Markham e Glen Carter.

Edward-Markham-01Il primo dei due personaggi gestisce un negozio specializzato in libri antichi da collezione, nella fiction “Fringe” ed è una vecchia conoscenza di Peter Bishop: misterioso e scorbutico, con una memoria enciclopedica dei suoi clienti, di cui annota e ricorda tutto anche dopo anni, Markham compare in ben 5 episodi (esattamente 1 per ciascuna delle 5 stagioni, non casualmente) ed ogni volta in momenti chiave per l’avanzamento della scoperta della verità, a partire dal reperimento di una copia dell’introvabile manoscritto ZFT (in tedesco “Zerstörung durch Fortschritte der Technologie”, ovvero “Distruzione per mezzo dei Progressi della Tecnologia”), documento clandestino (in questo universo) ed identico a quello scritto nell’universo parallelo da Walternate (ovvero il Walter Bishop alternativo), che il nostro libraio consegna a Peter ed Olivia nell’episodio “Ability” (14° della 1° stagione, sceneggiato da David H. Goodman e diretto da Norberto Barba).

Glen-Carter-01Il secondo character è in assoluto il mio preferito ed anche una delle pagine televisive più intelligenti e sapienti degli ultimi anni: Carter si presenta, infatti, come un semplice e modesto addetto alla Motorizzazione Civile di Washington, ma in realtà è uno dei più importanti dipendenti e segugi di Raymond “Red” Reddington, il protagonista della fiction “The Blacklist”, per il quale, grazie al suo lavoro d’ufficio, accede alle informazioni personali più riservate di oggetti e persone.

Glen-Carter-04Ciò che rende veramente speciale il rapporto tra Reddington e Glen Carter è la ricompensa che questi chiede in cambio delle sue prestazioni da detective ed ossia la rabbia e la frustrazione del suo criminale datore di lavoro: è un vero spettacolo per gli occhi ed il cuore guardare il buffo teatrino che si crea ogni volta, in quell’angusto e grigio ufficio del DMV, quando l’uomo soprannominato “consierge del crimine”, lo spietato signore degli inganni e del doppio gioco, capace di tenere in scacco le varie agenzie governative ed i cartelli criminali di mezzo mondo, resta a sedere, impotente, con il cappello in mano, in attesa che l’ometto di fronte a lui, termini i suoi capricci e metta da parte le sue assurde pretese, fornendo infine le informazioni che finge di non avere, con un copione che si ripete identico in tutti gli incontri.

Glen-Carter-02C’è qualcosa di fatalistico e di metaforico, quasi un contrappasso dantesco a tanto potere e perfidia di Reddington, che partendo da un’impossibile giustizia cosmica s’incarna in questo duetto di personaggi di fantasia ed esprime l’utopia di una formica che tiene in scacco l’elefante, ma in un rapporto di simbiosi divertita che non ricorda il biblico duello tra Davide e Golia, ma molto di più quello favolistico del racconto di Erodoto (poi ripreso anche da Aristotele) del trochilo, l’uccellino egiziano che ha il coraggio di entrare nella bocca spalancata del grande coccodrillo del Nilo, per mangiare il cibo rimastogli tra i denti e che per questo servizio resta in vita, malgrado sia stato più vicino alla morte di qualsiasi altro essere vivente.

Glen-Carter-05Grande Middleton, alzo il calice e brindo al tuo coraggio ed alla tua pazzesca esperienza di vita, che sia d’insegnamento per chiunque, perché è proprio vero quel che dice Robert Louis Stevenson, nel suo saggio “Familiar Studies of Men and Books” del 1882:

To be what we are, and to become what we are capable of becoming,
is the only end of life.

Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo capaci di diventare
è il solo fine della vita


A questo link, potete trovare la sotto-pagina del blog dedicata a Clark Middleton

Clark-Middleton-inside


In questo post abbiamo parlato delle seguenti opere d’ingegno:

Idylls of the King: Vol. 12 – The Passing of Arthur”, GBR, 1859 – 1885
Poema scritto da Sir Alfred Tennyson (Primo barone di Tennyson)

Miracle Mile”, USA, 1997 (spettacolo teatrale one-man play)
Scritto e rappresentato da Clark Middleton (in collaborazione con Robert Knopf)
Diretto da Michael Warren Powell (42d Street Workshop, Row Theater)

Children of a Lesser God”, USA, 1986 (dalla piece teatrale di Medoff)
Sceneggiatura di Mark Medoff e Hesper Anderson, regia di Randa Haines
Interpretato da Marlee Matlin e William Hurt

Fringe (Serie Tv)”, USA, 5 Stagioni per 100 episodi dal 2008 al 2013
Creata da J. J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci
Interpretata da Anna Torv, Joshua Jackson e John Noble

The Blacklist (Serie Tv)”, USA, 3 Stagioni e 67 episodi dal 2013 ad oggi (in corso)
Creata da Jon Bokenkamp
Interpretata da James Spader, Megan Boone, Diego Klattenhoff


 

44 pensieri su “Clark Middleton, un grande figlio di un dio minore

  1. Come sempre un grande articolo. L’uomo in questione mi è noto e, tra le altre cose, è di qualche giorno fa la visione di Snowpiercer. Non conoscevo la malattia né il passato di questo signore della recitazione, che passa attraverso i film come un fantasma, se ne avverte la presenza ma non si capisce quanto importante sia, eppure è importante. Non è facile trovare per un personaggio tanto caratteristico una collocazione così fondante in tante pellicole, oppure sì è facile perché è lui a permetterlo.
    Se un giorno diventerò mai regista o produttore, lo terrò di conto. Hai mai pensato ad una tua squadra di attori per un tuo film? Io no, ho iniziato adesso.

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  2. Hai nominato molti film che mi sono rimasti nel cuore. Figli di un dio minore, Kill Bill, Sin City, Snowpiercer… tutti film davvero straordinari.
    Un altro tuffo al cuore l’ho avuto quando mi sono imbattuto in Joshua Jackson: il teen drama più bello di sempre è ovviamente Beverly Hills 90210, ma anche Dawson’s Creek ha accompagnato numerosi pomeriggi della mia adolescenza.
    Tra l’altro il personaggio di Joshua Jackson era in assoluto quello che detestavo di più in quella serie, perché insidiava la coppia Dawson – Joey, che io ritengo essere una delle coppie non reali più perfette di sempre.
    Come avrai intuito, sono un grande fan dei teen drama, e quindi mi dispiace moltissimo che questo genere di telefilm sia entrato in crisi: stando a Wikipedia, sono addirittura 3 anni che non ne viene prodotto nessuno. A mio giudizio questo è paradossale, perché la realtà di oggi presenta ancora più spunti narrativi per un teen drama rispetto agli anni 90, che sono stati l’età d’oro di questo genere. Pensiamo ad esempio a tutte le dinamiche che si creano via social tra i ragazzi del 2016: soltanto da lì si potrebbero trarre idee a non finire per un telefilm di questo tipo.
    Riguardo a Clark Middleton, l’unica parte da lui interpretata che ricordavo nettamente era quella in Sin City. E’ stato uno degli ultimi grandi film di Bruce Willis, prima che lui iniziasse a mortificare il suo talento recitando particine in mille action movies di risibile qualità.
    Tra l’altro, se ci fai caso, in questi film di serie Z Bruce Willis ha sempre una parte di 5 minuti al massimo, ma il trailer, la locandina e le varie sinossi che si trovano su Internet cercano sempre di farlo passare per protagonista o co – protagonista. Insomma, le case di produzione lo usano come specchietto per le allodole, come esca per attirare in sala i suoi fan. Praticamente Bruce Willis è diventato un attore da stunt – casting a tempo pieno, ed è davvero una triste fine per un mito come lui.
    Woody Allen, probabilmente mosso a compassione, gli aveva assegnato una parte nel suo prossimo film. E Bruce Willis cosa ha fatto? Si è fatto licenziare! (fonte: http://www.badtaste.it/2015/08/26/bruce-willis-abbandona-il-nuovo-film-di-woody-allen-e-stato-licenziato/140325/). A questo punto se l’è cercata, e quindi obiettivamente si merita il declino inarrestabile che sta attraversando.
    Tornando a Clark Middleton, ricordavo la figura del pittore in Snowpiercer, ma non rammentavo assolutamente le sue fattezze. Forse perché in quel film l’ambientazione è così particolare che finisce per rimanere impressa più degli stessi attori. Il treno di Snowpiercer è un po’ come Gotham nei film di Nolan: colpisce in modo così potente e vivido l’attenzione dello spettatore che finisce per diventare il vero protagonista del film.

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    • I film che ho nominato in questo post e che tu hai citato nel tuo commento li amo tanto anch’io, sul serio!

      Potremmo parlare per ore sul discorso noir (dove ti so assai ferrato) e forse prima o poi lo faremo, dato che ricordo ancor adesso quando citammo assieme delle vecchie pellicole insuperate tutt’oggi (ce ne sono almeno una decina di Lang impressionanti… ma lo sappiamo bene io e te…), ma sono affascinato che tu abbia apprezzato anche il coreano “Snowpiercer” che non pensavo fosse nelle tue corde… Lapinsu mi aveva avvisato che sei molto più eclettico di quello che uno possa credere (tra l’altro ho cercato di convincere il nostro amico che fosse un gran film, ma non ci sono riuscito!)… il confronto che hai fatto con il treno della sopraelevata di Gotham di Batman begins è geniale… mentre intanto mi veniva anche un pensiero su Blaine, il treno del terzo volume della serie La Torre Nera di King… quello ipertecnologico e senziente…

      Quante cose, davvero, ma su Middleton sappi che ho una stima enorme nelle persone che riescono a costruire qualcosa di importante partendo da posizioni di svantaggio, perché in una società sempre più eugenetica, gli handicap fisici sono davvero l’elemento che identifica gli “ultimi della terra”, ai quali invece va dato il giusto rispetto…

      Buona serata, amico!

      P.S. Avevi visto a suo tempo Cloverfield? Se si, ti era piaciuto? Te lo chiedo perché ho appena visto il presunto sequel (che in realtà non lo è), “10 Cloverfield Lane“, attirato da uno dei miei attori preferiti, il mitico John Goodman e ti dirò che questo numero 2 è molto più bello del primo… Te l’ho voluto raccontare così, tanto per chiacchierare… Buona serata davvero ‘sta volta!

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      • Anch’io non mi perdo un film di John Goodman, ma 10 Cloverfield Lane mi era sfuggito, così come il suo predecessore. Tra l’altro è raro che un sequel superi l’originale: l’unico altro esempio che mi viene in mente è Blair Witch Project 2, ma alla fine né il primo né il secondo sono sti gran filmoni.
        Effettivamente la fantascienza non è nelle mie corde, ma come sai per i distopici e i post – apocalittici faccio un’eccezione: Snowpiercer è entrambe le cose, e quindi mi ha mandato in brodo di giuggiole. Ho trovato deliziosa anche la scelta di far interpretare a Ed Harris un personaggio – demiurgo praticamente identico al ruolo da lui ricoperto in The Truman Show.
        Ecco, Ed Harris e John Goodman sono senza dubbio due dei caratteristi migliori di Hollywood. E non da oggi, ma almeno dagli anni 90. Come abbiano fatto a non aver ancora vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista è davvero un mistero. E purtroppo per loro non scatterà mai una campagna mediatica in stile Di Caprio, perché anche loro, per riprendere il titolo del tuo post, sono figli di un dio minore: hanno anche più talento di Di Caprio, ma se ne stanno in un angolino, e lasciano che siano altri a catturare la luce dei riflettori. Non a caso piacciono a me, che agli attori, ai film e ai libri “fuori dai riflettori” ho dedicato addirittura un blog. 🙂

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  3. Quello che fai tu è davvero ammirevole. Non solo perché te ne freghi delle mode, degli argomenti acchiappa like e di tutto il resto. e dedichi il tuo blog a quello che davvero ti appassiona, ti incuriosisce e ti interessa, ma anche perché allo stesso tempo, fai il lavoro sporco che nessuno ha il coraggio di fare: rendere giustizia a quelle personalità che mantengono in piedi Hollywood o il cinema in generale, pur non avendo la loro faccia in copertina. Ti occupi, in altre parole, di quelli che a loro volta fanno il lavoro sporco, quello che non viene quasi mai riconosciuto apertamente, eppure fondamentale, indispensabile.
    Onore a te, quindi, e al mitico Clark Middleton, che ha appena trovato un nuovo fan.

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    • Che belle parole che mi hai detto, Zack… perché hai descritto esattamente il modo con cui mi piacerebbe gestire il blog, anche se qualche volta mi scappa la mano e butto là un po’ di presunzione ed un po’ di prosopopea da professorino… In più ho sempre la fastidiosa sensazione di essere frainteso o meglio di essere capito solo in parte, come quando descrivi un progetto di studio o di lavoro, a cui hai partecipato ed in cui hai messo ingegno e forze a dismisura e ti senti commentare frasi del tipo “l’importante è la salute…” che cazz…

      Question...E’ un grande riconoscimento quello che mi hai fatto, sappilo!

      Ovviamente, visto che anche tu brindi al grande Clark, ci facciamo un altro giro tutti assieme!

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  4. “…un attore quasi fantasmatico, della cui presenza sullo schermo quasi non ci si accorge, ma la cui visione crea ugualmente nello spettatore quel senso di rassicurante familiarità, simile a quello che si ha quando riconosciamo per strada qualcuno di cui non ricordiamo né il nome né altri particolari essenziali, ma che abbiamo comunque certezza di avere già incontrato.”.

    Ecco, con questa frase hai riassunto perfettamente non solo il mio rapporto con Middleton ma con una miriade di attori che puntualmente mi “diverto” a cercare di ricordare dove li abbia visti la prima volta [tempo fa pensavo quasi di farci un pezzo su questi attori, poi ho accantonato l’idea].

    L’attore in questione lo ricordavo per alcuni film da te elencati come Kill Bill o Snowpiercer mentre non me lo ricordavo proprio in Kill Bill [e a quanto pare è apparso pure in una puntata di Gotham e in….Birdman?! o.o ].

    Comunque trovo che il tuo sia un bellissimo articolo, un giusto tributo per una figura “minore” che riesce a dare tanto pur restando all’ombra dei riflettori [un po’ come il tuo pezzo sui costume designer].
    Ode a te grande Kasa!

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    • Quanto ti capisco, caro pizzaDog… anche io mi ritrovo spesso a pensare “Ma dove diavolo l’ho già visto quel caratterista?” Spesso poi mi incaponisco in infinite ricerche via Internet, volte ad associare a quel volto non soltanto un nome, ma anche i titoli degli altri film in cui l’avevo già visto. Mi è capitato ad esempio con:

      Robert Patrick
      Noah Emmerich
      Michael Kenneth Williams
      Clifton Collins Jr.
      Tom Skerritt
      James Rebhorn
      Mike Starr
      Clancy Brown
      Luis Guzman
      William Fichtner
      Jeff Goldblum

      Sicuramente ce ne sono molti altri, ma questi sono i primi che mi vengono in mente.

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      • E il fatto che questi nomi non mi dicano niente [a parte Fichtner e Goldblum] confermano la loro natura “spettrale” XD
        Ma vorrei aggiungere Adrian Martinez, Larry Joe Campbell, Patton Oswalt, Benjamin Bratt, Jacek Koman, Abbie Cornish, Benjamin Bratt, Jamie Chung, John Leguizamo, Richard Roxburgh…eh bo, non me ne vengono altri in mente 😀

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      • A proposito di attori che restano nell’ombra, ma che hanno un’esperienza recitativa impressionante, il primo nome che mi viene in mente è proprio l’attuale Direttore Artistico dell’Actor Studio ossia Stephen Lang, che vediamo fare la parte del “cattivo” in Avatar e subito dopo un ruolo quasi speculare (ma questa volta tra i  “buoni”) nella sfortunata serie Tv Terra Nova

        Stephen LangGrazie per aver continuato a contribuire alla discussione, amico!

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    • Oggi mi stai davvero ricoprendo di tributi PizzaDog (oddio, l’ho fatto… ho usato il tuo vero nickname… è la fine… devo fare assolutamente un reboot e ricominciare un nuovo blog…) ed io gongolo…

      Middleton è un grande, un grande attore ed una persona con due palle davvero grosse, per fare quello che ha fatto e comunque si, io mi diverto un mondo, anche con mia moglie, quando guardo un film o una fiction televisiva, a cercare di scoprire dove abbiamo già visto quel tizio o quella tizia e ci si rende conto che il cinema e la tv sono davvero stracolme di personaggi che restano nell’ombra… Quando oggi ti metti a guardare un serial come il commissario Wallander (quello bello, quello della BBC, quello con le storie dei romanzi e non quello svedese, con le storie create apposta per la serie e che è girato come un filmino della comunione dei parenti dell’ispettore Derrick) è bello riconoscere un giovanissimo Tom Hiddleston, proprio perché la sua interpretazione di Loki gli ha dato fama mondiale, ma per tutti quelli da te citati nelle lista che hai tirato giù parlando con Wwayne? Dove li si è visti? Parte la caccia…

      Grazie ancora amico!

      Absolutely nothing

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  5. Evidentemente tu, prima che fosse distrutto, hai soggiornato all’Hoverlock Hotel e, ancor più evidentemente, qualche strale dello Shining si è fuso con le tue molecole dandoti un potere paranormale che ti permette non solo di far leggere alle persone cose che, nel migliore delle ipotesi, potrebbero fregarmene di meno, ma addirittura mi fai appassionare ad esse.

    Al di là delle battute, ciò che è veramente lapalissiano è che tu hai l’innato talento divulgativo: sai catturare l’attenzione delle persone, sai stuzzicarne la curiosità e, cosa più importante, sai come trasmettere le tue conoscenze. Queste cose non si studiano, non si imparano né le si può allenare: queste sono qualità innate con le quali tu ci regali questi meravigliosi post.

    Io non posso che fare una cosa, quindi: ringraziarti 🙂

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    • Non potrebbe esserci elogio più grande di dire ad una persona come me, che ama condividere con gli atri suoi pensieri, se non che dirgli che è bravo nel divulgare… non ho parole… anzi, rubo le esatte parole che usò l’ex-barista della piazzetta del mio paese, il giorno in cui, dopo lustri di mia assenza da Filottrano, entrai nel suo bar e con suo immenso stupore (mi avevo visto crescere e poi sparire nel nulla) lo salutai e gli presentai mia moglie e lui, stringendole la mano, mentre con gli occhi, nascosti da un paio di spesse lenti, passava da me alla mia consorte, quasi per paura di perdere uno dei due o che si rivelasse un miraggio, le disse “Me cojoni!”, poi riprendendosi, “Piacere, Carletti…

      Kevin-Spacey-in-House-of-Cards

      Scherzi a parte, grazie amico, sul serio, oggi mi avete commosso un po’ tutti…

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      • Quando i posteri parleranno di te, non sarai ricordato nè col tuo nome di battesimo nè col nick Kasabake con cui sei conosciuto qui, bensì soltanto con l’epiteto

        DILVUGATORE ERMENAUTICO

        Che tra le altre cose diventerà patronimico della tua progenie (una roba tipo “Il Divulgatide Leonardo”).

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  6. Pensavi che fosse finita con questo commento elegiaco, eh?
    SBAGLIATO!!!!!

    Perchè, grato o non grato, sono pur sempre un ermenauta.
    E quindi: via con l’OT, più veloce della luce (per fare il verso a una supereroina in minigonna e mantello che entrambi amiamo).

    Partiamo da Blacklist: ho seguito la prima serie che parte alla grandissima ma poi – a mio parere – si sgonfia piano piano. L’ho finita con sofferenza estrema e, quando ho iniziato la seconda, non ho resistito più di una manciata di episodi. La trama verticale degli episodi reggeva pure, ma quella orizzontale diventava via via più stucchevole fino a farmi venire il latte alle ginocchia. Di più: per me James Spader sarà sempre l’impacciato e delizioso dott. Daniel Jackson di STargate (capolavoro del maestro EMmerich, che tu sommamente disprezzi) e francamente a vestire i panni del “concierge del crimine” non ce l’ho mai visto troppo, anche se nel frattempo ha messo su panzetta e perso i capelli biondi che un tempo lo rendevano coccoloso

    Poi Fringe: non l’ho mai vista, lo ammetto. O meglio: vidi i primi 5 episodi e poi mollai, schifato. So che è considerata una serie cult, ma non sono mai riuscito a riprenderlo. Mea culpa, ma mica tanto: non può piacerci tutto !!!!

    Infine chiudo con Luther ho visto la quarta stagione, forse evitabile (non aggiunge niente al personaggio o alla storia) tuttavia sempre godibilissima. Idris Elba è un leone quando interpreta Luther e l’ambientazione cupa di questa Londra violenta e disillusa è meravigliosa. Neil Cross è uno showrunner cui affiderei di tutto, senza esitare

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    • Da ermenauta, diciamo, che un buon commento dovrebbe sempre concludersi o avere al suo interno una parte off topic, altrimenti si rasenta l’offesa nei confronti degli altri ermenauti all’ascolto… quindi hai fatto solo il tuo dovere…

      Supergirl-approved

      Su Fringe non si discute: i gusti son gusti e che cavolo, quindi pazienza… resta un cult ma con una valanga di difetti…
      Su The Blacklist il discorso per me è diverso: vedi, la serie in se è una stronzata incredibile, con un plot che si rinnova ogni volta con il giusto mix di suspence che piace al grande pubblico, ossia quello che si definirebbe un prodotto di cassetta, che ha perso la carica innovativa praticamente da seguito, ma, c’è un grosso ma, un grossissimo ma ed ossia James Spader!
      Perché James Spader oggi è assolutamente un gigione, un attore che cita se stesso, con un’ironia meta-testuale che o ti fa inorridire o te lo fa amare, senza mezze misure: a lui il suo pubblico di fan (tra cui me) perdona praticamente tutto, mentre è letteralmente odiato da tutti gli altri e proprio per le stesse caratteristiche per cui gli altri lo amano!
      Un attore senza mezze misure, che divide, un po’ come Billy Bob Thornton o Bill Murray: pensa a tutti i motivi per cui questi due attori non li sopporti e saranno gli stessi per cui altri li amano… ed entrambi gli schieramenti hanno ragione!

      Tornando a Spader e avendo detto che lo adoro, ti dico che la sua seconda giovinezza nacque con la serie Tv “Boston Legal”, dove si rinnovò completamente, creandosi quel personaggio istrionico e bizzarro, ironico ed imprevedibile che è alla base di The Blacklist, perché la fiction è Red Reddington, lui la star, lui il motore per cui tutto accade, lui il grande narratore: togli lui, la fiction muore, salvi lui, salvi tutto (detta così fa un po’ Talmud, ma tant’è…).

      Un piccolo appunto su Emmerich: io lo considero un bravissimo artigiano ma non un artista, quindi capace di fare film godibilissimi e che anche a me hanno divertito moltissimo; in particolare 2 le pellicole di cui ho anche comprato il blu-ray ed ossia Stargate (un gioiello) e l’altro è Godzilla (di cui, se ricordi, tessei le lodi come action ma non degno di fregiarsi di quel titolo… ossia grandissimo film se si fosse chiamato “Un dinosauro allo stadio”); dal punto di vista umano, inoltre, è uno dei pochi cineasti ad essersi davvero schierato dalla parte dei diritti dei gay nel mondo del cinema, senza farne occasione di glamour, ma di lotta civile e che ha sempre vissuto la propria omosessualità senza sfarzo ma come un’occasione di orgoglio per chi meno fortunato era costretto a nasconderla, quindi tanto di cappello.

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      • Il mio problema è che James Spader lo considero sempre come lo scenziato un po’ nerd e tenerone che si innamora di Shau’ree e resta sul pianeta gemello… rinunciare a un pianeta intero per amore è una cosa fantasmagorica…. troppo bella, e quando lo vedo fare il cattivone Red ripenso sempre a quell’altro, sono come due doppelganger inconciliabili….

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        • Probabilmente lo sono, ma il secondo è nato dal primo e dall’esperienza primordiale del pazzesco “Sex, Lies, and Videotape” di Soderbergh, che segnò per sempre la carriera di Spader attore adulto e che dopo alcune parentesi da blockbuster rinacque nel “Crash” di Cronemberg… ma ora sono pedante, bye, bye!

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          • Il mio problema è che con Spader mi son fermato a Stargate… poi l’ho completamente perso di vista fino a The Blacklist, ed è quindi per la mancanza di tutte queste tappe intermedie che questa nuova versione della sua figura mi sembra così poco credibile.
            Pazienza, anche perchè poi quest’anno sto seguendo così tante serie tv che non avrei tempo nemmeno per leggere la trama su imdb di un episodio di Blacklist…
            Pensa che ho ancora in canna e devo vedere le seguenti serie:
            – hannibal terza stagione
            – mr. robot
            – the good wife
            – Masters of sex
            – narcos

            non je la posso fa’….

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            • Oooh! Ne ho viste 4 su 5… Masters of Sex no interessa… ma le altre sono tutte a loro modo dei gioielli… chi più chi meno… The Good Wife avevo capito che l’avevi abbandonata… per via di mancato gradimento da parte della consorte…

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  7. Leggendo questo articolo ho notato ancora una volta la mia grande ignoranza. Non conoscevo questo attore, il suo problema oppure la sua grande importanza. L’ho visto soltanto nel film Snowpiercer e mi dispiace sapere così poco a riguardo. E’ una figura che mi ha affascinato e il tuo articolo mi ha fatto scoprire molto della sua persona. Ti ringrazio molto.

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