Into the Badlands: Quando il combattimento è un arte

Into-the-Badlands-01In a world without guns, fighting is an art”, questa la potente headline che campeggiava sui poster pubblicitari diffusi dalla AMC nei giorni precedenti all’attesa premiere di Domenica 15 Novembre 2015, giorno in cui iniziò appunto la messa in onda di questa incredibile miniserie in 6 puntate, il mio personalissimo guilty pleasure di eccellenza o molto più semplicemente il mio momento televisivo più soddisfacente di questo primo semestre 2016 ed uno dei miei migliori degli ultimi anni.

Quinn-Marton-CsokasVi sembro esagerato?
Probabilmente qualcuno di voi lo penserà, anche leggendo le stroncature che buona parte della critica statunitense ufficiale ha fatto di questa anomala fiction: quasi in un coro armonico, un po’ tutte le grandi testate hanno fatto loro l’opinone del columnist Jonathan Bernstein, quando per primo, sulle pagine del The Telegraph scrisse “Bereft of character […] This new martial arts drama has riveting action scenes, but the characterisation and story have yet to take flight […]” (Priva di carattere, questa nuova fiction basata sulle arti marziali ti inchioda con le sue scene di azione, ma la caratterizzazione e la storia debbono ancora prendere il volo).

M.K.-Aramis-KnightNon penso ci sia bisogno di dire che io ho invece adorato ognuna delle sei puntate andate in onda ogni settimana, come sei bicchierini di whisky irlandese serviti allo
Stag’s Head di Dublino (non quelle merde di locali per turisti intossicati che trovi nelle strade del Temple Bar), sull’assicella di legno con i fori predisposti in ordine di invecchiamento, da bere e gustarsi uno alla volta, fino alla conclusione, avvenuta cinque giorni prima di Natale.

Sunny-and-friendsTutti gli episodi sono stati rigorosamente scritti dai creatori della serie, la coppia artistica (tale anche nella vita) Alfred Gough e Miles Millar (scrittori per il cinema e la Tv, molto nerd ed amanti del fantastico e dei supereroi, ai quali tra le tante cose si debbono 10 anni di Smalville) e diretti, in parti uguali, dal fracassone autore di cinema David Dobkin e dal più misurato regista televisivo Guy Ferland (la cui mano ha tirato le fila di molte belle puntate di Sons of Anarchy, The Walking Dead, Elementary, ma soprattutto dello stra-cult The Strain di Del Toro; un’uniformità produttiva che risulta evidente ad ogni visione.

Badlands-fieldsSenza fingere che non esistano affatto problemi di struttura narrativa (anche se furono esposti dai giornalisti americani in modo troppo spocchioso, come se gli stessi problemi non fossero presenti nel 90% delle altre serie Tv statunitensi, nonché nella maggioranza dei loro action cinematografici), vi dirò subito che qualsiasi vero appassionato di arti marziali stava aspettando l’idea di una serie come questa, sin dai tempi della “Grande Offesa”, con cui gli USA, negli anni ’70, scipparano a Bruce Lee l’idea ed il ruolo di protagonista per la fiction Tv “Kung Fu”, affidandolo ad un bianco (pur grandissimo) come David Carradine (parlai di questo e di come Tarantino lavò con il sangue quest’onta, nel mio Six Degrees: da Yuja Wang a Kill Bill).

Veil-Madeleine-Mantock-and-SunnySenza entrare in una polemica che onestamente è tutta molto (troppo) americana (dalle recente accuse di whitewashing, fino all’imperialismo culturale, con cui più in generale gli USA fagocitano e cannibalizzano qualsiasi genere di fiction il resto del mondo produca, dal Janguru Taitei – Kimba, il leone bianco, fino a Gojira – Godzilla), limitiamoci a dire che a livello di arti marziali nulla che sia stato fatto in questi decenni nella Tv statunitense è nemmeno paragonabile a questa fiction, anche considerando, con la massima bonomia possibile la parentesi della serie Tv voluta e creata dal Rob Coehn che nel 1993 diresse “Dragon: The Bruce Lee Story”, ovvero quella “Vanishing Son”, con protagonista Russell Wong, trasmessa con scarso successo a metà degli anni ’90 ed interrotta dopo soli 13 episodi.

Minerva-Emily-BeechamInto the Badlands” è uno cocktail meraviglioso, uno show distopico, con un plot drammatico e noir assieme, in cui sono mescolati in modo esemplare azione, mistero e misticismo, il tutto servito da un barman d’eccezione, l’attore cino-americano Daniel Wu, classe 1974, con all’attivo già più di 60 film, per lo più girati ad Honk Kong (sia come attore che come regista e produttore), dove ha ottenuto grande fama ed importanti riconoscimenti, tra cui il Golden Horse Film Awards nel 2004 per il ruolo di Joe Kwan nel film “New Police Story” di Benny Chan ed il Hong Kong Film Awards nel 2006, come miglior regista per il suo “The Heavenly Kings”.

Daniel-Wu-as-SunnyWu in questa nostra serie è Sunny, il protagonista assoluto, un personaggio carismatico e potente (non la solita spalla asiatica dell’attore bianco ariano e caucasico di turno), attorno cui ruotano i rapporti di tutti i personaggi della fiction, in un mash-up di characters dal sapore western e gotico, ma anche magico e steampunk, come l’iconica Minerva (ruolo dell’attrice britannica Emily Beecham, che si è fatta le ossa nel sottobosco cinematografico indipendente londinese, prima di arrivare agli USA), aka The Widow (La Vedova), una donna che è al centro di alcune delle scene di combattimento più belle di tutta la serie, sexy, feroce e pericolosa.

Minerva-aka-The-WidowLa vicenda è ambientata molti secoli nel futuro, verosimilmente dopo qualche apocalisse (magari di tipo zombie, visto che il network produttore è la stessa AMC di “The Walking Dead”, dalle cui riprese doveva essere avanzato evidentemente qualche bidone di sangue artificiale, visto che anche il nostro show è bello inzuppato!), in un mondo in cui sono state messe fuori legge le armi da fuoco e la civiltà umana superstite si è organizzata in un vasto territorio (le Badlands, appunto), diviso e governato in sette feudi, con a capo un potente e temuto barone ciascuno, che fa rispettare le sue leggi attraverso un esercito di fidatissimi e devoti assassini, addestrati sin da bambini ed armati di armi da lancio e da taglio, chiamati Clippers (Falciatori): Sunny è il capo-clippers più noto e temuto di tutte le Badlands, nonché il più esperto reclutatore ed ovviamente reggente della tenuta del suo barone, mica niente!

Dancer-in-the-fighting-sceneIncontri con nuovi personaggi misteriosi, poteri supereroistici nascosti nell’ombra, amori clandestini, rapporti familiari turbolenti e vagamente incestuosi… la voglia di raccontarvi tanto altro della storia è fortissima, ma il mio kharma (come ben sa chi mi legge e mi conosce) me lo impedisce nel modo più categorico, ma per lo meno mi concede almeno di sciogliermi nel ricordo del meraviglioso incipit, con quel meraviglioso combattimento, inserito dagli autori già dopo pochi istanti dall’inizio della primissima puntata, che fa davvero impallidire di vergogna la totalità dei combattimenti che vedete nella altre serie Tv statunitensi.

Sunny-has-many-tatoosRecuperate il primo episodio e guardatevi questi minuti di cui vi ho parlato, quindi giudicate voi stessi: se quello che avete visto e sentito non vi piacerà, allora abbandonate subito questa serie, perché non fa per voi, ma se siete rimasti folgorati come me, allora lasciatevi cullare dalla visione del resto degli episodi, perché sarà una sessione furiosa in sei fantastici refrain, una ballata dolente ed arrabbiata, in una catena di segreti che forse verranno svelati nella seconda stagione.


In questo post abbiamo citato le seguenti fiction ed i seguenti film:

Vanishing Son (Serie TV)”, USA, 1995 (13 episodi)
Ideata e scritta da Rob Cohen, diretta da John Nicolella
Interpretata da Russell Wong, Haing S. Ngor, Vivian Wu

New Police Story”, HKG, 2004
Soggetto e sceneggiatura di Alan Yuen, prodotto da Jackie Chan
Regia di Benny Chan, con Daniel Wu, Jackie Chan, Nicholas Tse

The Heavenly Kings”, HKG, 2006
Scritto, prodotto, diretto ed interpretato da Daniel Wu
Altri interpreti: Terence Yin, Andrew Lin e Conroy Chan

Into the Badlands (Serie TV)”, USA, 2015, 6 episodi
Creata e sceneggiata da Alfred Gough e Miles Millar (per la AMC)
Interpretata da Daniel Wu, Emily Beecham, Aramis Knight, Orla Brady


Cliccando sul banner sottostante, potete accedere al sito ufficiale AMC della fiction, dove potrete trovare, elencate in modo didascalico e con dovizia di immagini, informazioni sui personaggi, i territori, le tecniche di combattimento a mani nude e le varie armi (da taglio e da lancio) usate nella serie, nonché, attenzione, una serie di extra che però vi toglierebbero un po’ il gusto della scoperta (e di cui, per tale motivo, io ne sconsiglio la fruizione prima di vedere le sei puntate):

Badlands-banner


 

31 pensieri su “Into the Badlands: Quando il combattimento è un arte

  1. Karissimo Kasa, mi spiace molto non poter leggere il tuo pezzo 😦
    Come sai la serie ancora non l’ho vista e, proprio perché sono in procinto di farlo [e non tipo “bello, la devo recuperare” e poi finisce da qualche parte nella watchlist che Dio solo sa quando andrai veramente a vedere….INTO THE BADLANDS è in cima alla mia lista!] , voglio evitare qualsiasi tipo di spoiler e/o influenza anche se autorevole come la tua.

    Quindi più che un commento questo è un “see you later”, un po’ promessa, un po’ minaccia 🙂

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  2. Mi spiace per le critiche che sono state mosse a questa fiction. Dopo aver letto il tuo articolo ne ho lette alcune in giro e, sì, come hai detto tu alcune di esse posso essere anche attribuite ad altre serie tv o film ch egli americani adorano. Grazie mille per il consiglio.

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    • Grandissimo Butch!!
      Ti aspettavo al varco, perché questa serie sembra scritta per me e per te, dico sul serio!
      Ovviamente sono pronto a chiederti scusa se mai tu ne rimanessi deluso, ma visto che spirito libero sei, senza pregiudizi o preconcetti, pronto ad incupirsi se le circostanze lo richiedono (di fronte a film speculativi) ed a divertirsi se all’opposto è il caso di farlo (con action comunque non stupidi), sono ceto al 99% che sarà di tuo gradimento ed anzi non vedo l’ora di leggere cosa mi dirai al proposito (ricordo ancora l’acume con ti destreggiasti tra le cose positive e quelle negative di Pan o nella recensione molto “nobile” di Mr. Holmes)…
      Devo trovare anche il tempo di dirti cosa penso di U.N.C.L.E. …

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  3. “Uno show distopico, con un plot drammatico e noir assieme.” Con queste poche e semplici parole mi hai convinto a guardare Into the badlands. In primo luogo perché (come ben sai) adoro il noir in tutte le sue forme, dai film anni 40 fino all’ultimo numero di Diabolik (anzi, il penultimo, perché quello di Maggio è stato molto deludente); in secondo luogo perché il distopico è uno dei pochissimi sottogeneri della fantascienza che apprezzo. Forse l’unico insieme al post – apocalittico.
    Quando poi hai scritto che i personaggi hanno un sapore western, beh, a quel punto il mio interesse è schizzato alle stelle… e la cosa non era affatto scontata, perché ti confesso che non amo molto i film e le serie tv di arti marziali. Li trovo privi della spettacolarità che hanno gli action movies basati su sparatorie, esplosioni e quant’altro. In questo caso, però, oltre all’azione sembra esserci molto altro, quindi perché non dargli una chance?
    Questo fine settimana forse andrò a vedere My father Jack. Dico forse perché l’hanno acquistato poche sale, e tutte in posti sperduti e scomodissimi da raggiungere… ma il trailer mi ha incuriosito troppo, e quindi studierò un modo per arrivarci. Potrei spiegarti a parole i motivi della mia curiosità, ma se guardi il trailer da 0:16 in poi credo che lo capirai benissimo da solo… 🙂

    Senza dubbio un altro punto a favore di questo film è la presenza di Pannofino. Non ho mai visto nulla della sua filmografia (se escludiamo la sua sterminata e pregevolissima attività di doppiatore), ma mi ha sempre ispirato una gran simpatia. Anche tu lo apprezzi?

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    • Voglio anzitutto scusarmi con te Wwayne, per essere ultimamente stato molto meno attento del solito, non solo alle cose che scrivi con altri (e sulle quali ho sempre avuto piacere di discettare, è perché in fondo siamo ermenauti entrambi e quindi so quanto è importante confrontarci anche e soprattutto sugli offtopic), ma in particolare (cosa più grave) su ciò che scrivevi a me.
      Sappi che questa mia riluttanza non è dovuta né a snobismo né a trascuratezza, ma ad una gestione molto fiscale del mio temo libero in questo periodo in cui sto cambiando lavoro ed assieme anche traslocando, un’accoppiata diabolica!!

      Sono in arretrato con discussioni tra te e Lapinsù riguardo ai libri di King (con anche un piccolo misunderstanding riguardo la cronologia delle opere che mi hanno disgustato… ho parlato di schifo per le ultime opere, ma non intendevo le ultimissime, ma quelle successive al periodo aureo, quella valle di lacrime da cui si sta risollevando… ma ne parleremo meglio con calma…).

      PreacherSul fumetto (ho letto un tuo giudizio molto lapidario e senza appello su Garth Ennis ed avevo voglia di chiederti se tale giudizio era solo squisitamente tecnico (basato sulle storie o i dialoghi) o anche in qualche modo inficiato dalla sua irriverenza nei confronti dell’istituzione della Chiesa Cattolica, per la quale so che tu nutri rispetto e devozione, così come io ne ho per te e questo mi porterebbe ovviamene a non insistere oltre.

      OrfaniSempre sul fumetto ero inoltre ero curioso di sapere se leggevi i fumetti di Recchioni come “Orfani” o quelli francesi classici come Asterix, Blake e Mortimer, Ric Roland, Buck Danny e moderni come Moebius, Bilal e Schuiten ed infine contemporanei come Gibrat.

      SchuitenInfine se leggevi anche manga, dai classici per adolescenti come Naruto, One Piece, One Punch Man (o altri shonen manga), fino a quelli più speculativi come quelli di Shirow o Otomo

      Otomo - DomuUna curiosità, poi, mi sovviene: ma quanti anni hai, Wwayne? Dalla tua cultura enciclopedica sembri molto adulto, ma dai commenti e da alcune notazioni sembri molto giovane… un mistero che mi affascina e che se desideri può restare tale, perché non cambierà in nulla la stima e l‘affetto che ho per te (tale, lo sai, anche quando dissentiamo su alcuni giudizi reciproci).

      Su Pannofino, tu dico che lo considero un personaggio eccellente, un grande attore (da quel poco che ho visto nelal fiction Boris, perché in generale frequento pochissimo il cinema italiano, per mia scelta di gusto e non di giudizio estetico), ma soprattutto un immenso doppiatore (il lavoro fatto con Clooney è pazzesco… quasi meglio dell’originale…).

      Sui B-SIDES, per me il top resta quello su cui commentografai (il neologismo è del nostro amcio Lap) tempo fa…

      Finiti gli offtopic, resta Into The Badlands: sono certo che ti piacerà e non voglio dirti altro se non che aspetto ilo giorno in cui potrai vederlo ed io potrò leggere il tuo commento!

      Alla prossima, my friend!

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      • Il mio commento su Garth Ennis è stato sicuramente frainteso, perché sono un suo grande estimatore. Alcune delle storie che ha scritto per il Punitore sono tra i miei fumetti preferiti di sempre. Tra i pochi fumetti che ha scritto e che non mi sono piaciuti c’è proprio Preacher: e non soltanto per l’irriverenza gratuita nei confronti della Chiesa, ma anche per l’assoluta mancanza di interesse che il fumetto ha suscitato in me.
        Purtroppo non leggo nessuno dei fumetti italiani, francesi e manga che hai citato: infatti nei miei 26 anni di vita mi sono sempre focalizzato sui supereroi americani in maniera quasi esclusiva. Mi è capitato di approcciarmi anche ad altre realtà, come il fumetto indie statunitense (“Black Hole” di Charles Burns, ad esempio, è il mio fumetto preferito in assoluto), ma sono sempre stati brevi vacanze, al termine delle quali sono sempre ritornato alla casa madre, situata in via Marvel & DC Comics.
        Tra l’altro ultimamente la DC Comics sta cercando di portare avanti una fusione tra il fumetto indipendente e quello supereroistico: Batgirl e Black Canary, ad esempio, sono due serie che in questo momento hanno un’impronta chiaramente indie. E sono entrambe ottime.
        Del video che mi hai citato mi è piaciuta soprattutto la colonna sonora. “Rather be” dei Clean Bandit è senza dubbio una splendida canzone, anche se della loro discografia preferisco quest’altra:

        Tuttavia, a mio giudizio la miglior canzone “con violino” di sempre è questa:

        Riguardo ai B – sides, ti confesso che non ci ho mai fatto molto caso: quando si tratta di donne, tendo a concentrare la mia attenzione soprattutto sul seno. Tuttavia, quando mi trovo di fronte a rotondità perfette come quella di My father Jack, anche uno scarso estimatore del lato B come me viene irretito come dal coro delle sirene di Ulisse.
        Se dovessi citarti il mio lato B ideale, probabilmente opterei per quello di una cantante messicana, Paulina Rubio. Vedere per credere: https://www.google.it/search?q=paulina+rubio+derecho&biw=1366&bih=643&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwj8yPLQ0ejMAhUGchQKHbUuCu4Q_AUIBigB#tbm=isch&q=paulina+rubio+culo&imgrc=Djm9W8qX97GPRM%3A.
        Niente male, eh? 🙂

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        • Io invece sono un grandissimo estimatore dei B-Side ed ovviamente quello della Rubio è del massimo rispetto, direi tra i primissimi in classifica, con una dovizia di testimonianze in video ed in foto di cui il web è pieno in modo gratificante!
          Sul discorso violino, non conoscevo (mea culpa) il brano che mi hai elencato e che ho gradito moltissimo!
          Tieni conto che io personalmente apprezzo tanto anche la nota Lindsey Sterling, di cui ovviamente conoscerai benissimo il video sottostante:

          Per quel che riguarda la band britannica dei Clean Bandit, anch’io apprezzo di più Extraordinary, ma diciamo che siamo più o meno allo stesso livello della prima hit…

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          • Esatto. I Clean Bandit, probabilmente timorosi di finire nel girone infernale delle one hit wonders, hanno tentato di bissare subito il successo di Rather be, proponendo una canzone molto simile nel ritmo. Tuttavia, se non consideriamo il fatto che si tratta in pratica di un autoplagio, Extraordinary è davvero un’ottima canzone.
            Riguardo al video in stile western, non lo conoscevo, e l’ho trovato davvero carino. Mi è piaciuta in particolare la citazione di Django Unchained all’inizio, con la ragazza che guarda dalla finestra: c’è una scena quasi identica all’inizio del film di Tarantino, quando Django e il Dottor Schulz arrivano in città e una donna osserva incuriosita dalla finestra quell’uomo di colore che arriva a cavallo. Grazie per la segnalazione! 🙂

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  4. Finito or ora l’ultima puntata. Mi sono divertito un mondo! Grazie Kasa per avermi suggerito la serie! Non so come mi sia potuta sfuggire una serie così, una serie di combattimento come questa. Grazie!

    Se non l’avessi vista con i miei occhi non avrei mai creduto che esistesse davvero. Invece è l’ennesima conferma che gli americani stanno di nuovo riscoprendo le arti marziali e l’azione in generale, al cinema e in tv. E la cosa non può che riempirmi di gioia.
    Questa serie poi si spinge anche oltre (pur fermandosi a soli 6 episodi, ma va bene così) mettendoci dentro molti elementi di natura orientale, al di là dello stesso protagonista che comunque è stata una bella scelta (e sorvolo comodamente sulle stupidissime accuse di whitewashing): dai costumi alle scenografie, alle armi e ai combattimenti stessi (c’è molto wuxia), fino a quell’idea che c’è qualcosa dentro il giovane ragazzo che quando sanguina prende il controllo e spacca tutto, rendendolo un ragazzino speciale (per quanto incredibilmente stupido).

    Non molto tempo fa, preso anche dalla foga del momento, definii quella di Daredevil “la migliore serie tv di menare di sempre”. Ora, però, dopo aver visto Into The Badlands, il discorso diventa leggermente più complicato: Daredevil rimane la migliore serie di menare di sempre (nel complesso è una serie bomba sotto ogni aspetto), ma non è più quella con i migliori combattimenti (che alterna altissimi a bassissimi, tipo quando c’è Stick di mezzo…), superata da un’ispiratissima Into The Badlands, che come hai brillantemente esposto tu, punta TUTTO il suo fascino sulle sue incredibili scene d’azione. Scene d’azione che disintegrano quelle delle altre serie tv, ma anche quelle della maggior parte del cinema action ameregano.

    Con la critica americana c’è poco da fare, sta veramente iniziando a scocciarmi. Ormai è sempre la stessa storia: comincia uno e poi tutti lo seguono, nessuno vuole rischiare di prendere posizione per qualcosa che magari gli è piaciuto tantissimo ma che per un motivo o per un altro non può piacere a tutti. Hanno paura di dire realmente la propria e finiscono per pararsi il culo e promuovere solo i prodotti mainstream, quelli che rispondono a un gusto generalista, non offendono nessuno e piacciono a tutti. In questo caso (mi pare di capire che la pensiamo allo stesso modo) i difetti narrativi sono ovvi, ma l’errore è stato nel non dare il giusto peso appunto alle sequenze action.
    Ce ne faremo una ragione, spero.

    Intanto questo tuo post è perfetto, quindi lo pubblico volentieri su facebook perché voglio che la gente sappia.

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  5. In un mondo dove oramai misunderstanding e vigliaccheria critica sono divenute le cifre della nuova religione giornalistica e del commentare sui social (io infatti la chiamo sempre cowardice 2.0), non potevi farmi regalo più grande con il tuo commento, perché è bello non sentirsi soli quando si constata l’ovvio (come dicevamo entrambi, parlare solo dei difetti narrativi e non vedere il resto è stupido o peggio).

    Grazie a te oggi mi sento cittadino di Fantasia che è anche più figo che essere di Pandora..

    Onore per il repost su Facebook… un pugno di grazie!

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  6. Avevo snobbato questa serie, nonostante tu me la elogiasti in qualche commento tempo fa, tuttavia l’incipit del tuo post é stato un’epifania.
    Scoprire infatti che Gough e Millar sono i papà di questa fiction ha fatto scattare la molla.
    Devo infatti sapere che io adoro questi due mattacchioni perché crearono una delle serie che poi amato, il mio guilty pleasure per eccellenza: SMALLVILLE.
    Essi hanno infatti l’indubbio merito di aver rispolverato i supereroi quando non se filava nessuno ed erano considerata materia per nerd e bambini.

    É per questo che gli voglio praticamente bene e per una volta non la tua paranormale abilità nel persuadermi a guardare di tutto, bensì due nomi propri mi hanno spinto a mettere da parte le remore e scaricare Into The Badlands
    Hasta luego, amico mio!

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    • In realtà devi sapere che mentre scrivevo quel brevissimo post (diciamo non della mia “taglia” abituale…), ho aggiunto quella parentesi produttiva sui trascorsi della coppia di autori proprio pensando a te!
      Si, sapevo perfettamente della tua passione per Smallville, perché ne parlasti in una serie di commenti con altri blogger sotto ad un tuo post, oltre che una breve nota anche in un mio pezzo… ricordo anche di come, recentemente, tornando sull’argomento Smalville, affermasti addirittura che eri talmente affezionato alla serie che gli perdonasti persino al deriva telenovelesca che aveva preso nelle ultime stagione (cosa di cui discutemmo io e te inerentemente ad HoC…).

      Io ti stimo, ti leggo e ti ricordo!

      Su Badlands, sono sincero, io l’ho adorata, ma non saprei dire quanto è sulle tue corde, quindi sono arci-curioso di scoprire il tuo giudizio…

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      • Ti confesso che stamattina (quando tutti ancora dormivano ma io già vegliavo sulla città come un supereroe armato solo di laptop e capacità dattilografiche) ho completato la recensione di Supergirl e che scrivendola mi son ritrovato a fare non pochi paralleli con Smallville e, malsano, è cresciuto il desiderio di recensire anche questo supremo guilty pleasure…
        Per il momento ti lascio solo con l’ansia di leggere la recensione della “tua” supergirl (perchè se la vedo è solo colpa tua, come ti dissi :-D).

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        • Gesù… non vedo l’ora, sul serio e mi raccomando, mettici un po’ di immagini sorridenti… Perché se la McAdams la vedi seduta sull’alatalena, levarsi a pendolo come una novella Cindarella, pensa a colei che vola davvero!!

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          • considerando che con i post faccio l’esatto contrario che con i commenti e che quindi non solo li rileggo fino alla sfinimento (addirittra almeno un paio di volte pure a voce alta perchè mi piace che i post abbiano anche una certa musicalità e le cacofonie emergono solo se si legge ad alta voce) ma mi piace anche dimenticarli per qualche tempo, così che quando li rileggo abbia perso familiarità con i periodi e possa essere meno condizionato nel correggerli, cambiarli etc; ebbene, considerando questa certosina manicalità con cui vedo e rivedo i miei post prima di pubblicarli, dovrai aspettare almeno fino alla metà di giugno…. 😛

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