A rose is a rose is a rose

Il nome della rosaUna rosa è una rosa è una rosa“, diceva la poetessa Gertrude Stein nei versi di “Sacred Emily“, sapendo che essenza a parola sono due cose diverse ma alla fine, qualsiasi sia il loro nome, le cose restano le stesse.

Il saggista Eco divenne romanziere nel 1980 proprio con “Il nome della Rosa”, un successo planetario, di pubblico e critica e poi altri 9 romanzi in 15 anni ed un fiume di saggi ed articoli, che lo hanno reso quasi una leggenda.

Al netto di tante prese di posizioni, per molti versi discutibili, proprio perché dette da un essere umano, io commemoro Umberto Eco e piango la sua morte come una delle figure più importanti per me e per la mia vita: l’ho avuto come professore all’università, l’ho ascoltato come mentore, l’ho letto come geniale romanziere, eminente semiologo, grande saggista, amante dei fumetti e della cultura pop in generale, giornalista sarcastico ed acuto, insigne intellettuale ed uomo di libero pensiero.

Per me un titano, un uomo gigantesco e che mi mancherà come non mai.

Personalmente non riesco ad aggiungere altro e nemmeno una sua foto, alla quale ho preferito quella del film di Jean-Jacques Annaud, tratto dal suo libro più celebre: malgrado le ampie libertà ed omissioni di cui la pellicola è colpevole e malgrado anche la totale assenza dello spessore filosofico che traspare invece dal romanzo, pur in tutte queste mutilazioni, adorai il film, aldilà degli aspetti cinematografici, per ciò che rappresentava.

Mi mancherà anche per questo.

Che anno di merda… e siamo solo a Febbraio!

11 pensieri su “A rose is a rose is a rose

  1. E’ stato un colpo anche per me. Ho letto molti dei suoi libri (non solo il Nome della Rosa che tra l’altro ha fatto la storia) e quando stamattina me l’hanno riferito non potevo crederci. Quest’anno è iniziato molto male.

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  2. Per averlo avuto come insegnante, io ti invidio molto. Un’invidia sana non di quella cattiva.
    Non c’è molto da aggiungere invece a quello che scrivi sulla figura di Eco, uno degli ultimi scrittori italiani di caratura internazionale. Non proprio un buon inizio di anno.

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  3. Non posso che associarmi al tuo dolore, chiunque si interessi di fumetto (tocco questo aspetto solo perchè sulla tv generalista mi sembra quello più trascurato) non può che essere addolorato per la scomparsa di una delle figure più importanti per la rivalutazione in chiave culturale delle amate nuovole parlanti.

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    • Detto da te, tra l’altro, che sei uno dei pochi che recensisce, con abituale perizia, graphic novels con la stessa dignità critica riservata alle opere letterarie tradizionali, è una notazione ancora più forte.
      Ovviamente concordo in pieno.

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  4. Benchè con il mirabile gianni io condivida il nome, mio malgrado non ho la sua stessa educazione nè la sua stessa capacità di astrazione.
    Pertanto, caro amico ed esimio collega blogger, sappi che io, dopo aver scoperto che tu hai avuto Eco come insegnante, ti invio di un’invidia malsana e violenta e che, se potessi, estirperei dal tuo cranio ogni singolo neurone nel quale Lui ha infuso la sua conoscienza e poi lo trapianterei nel mio cervello.

    Fu all’età di 13 che, grazie alla lettura de Il nome della rosa, scoprii un aspetto della letteratura e della narrazione che prima non avevo mai saputo cogliere: la plurivocità. Un testo narrativo stratificato dove si mescolano, si fondono e si confondono tanti sottotesti, tanti linguaggi, un’intera enciclopedia di informazioni e conoscienze. Un ipertesto ante litteram.

    E’ raro che l’Arte sappia fondersi con la Sapienza.
    Umberto Eco è stato una di questa rarità.

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