Jonah Hill: The Wolf of The Comedy

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Nel 1993 Steven Spielberg, per 72 giorni consecutivi a Cracovia, in Polonia, effettuò le riprese del suo film sull’Olocausto Schindler List, illuminando tutto con la fotografia senza tempo di Janusz Kamiński, commentamdo le scene con le musiche del maestro John Williams (accompagnato dal tormentato violino di Itzhak Perlman), ma soprattutto seguendo le preziosissime indicazioni dello sceneggiatore Steven Zaillian: il risultato finale fu un capolavoro indiscusso del cinema, che vinse una messe di premi, tra cui, proprio per la sceneggiatura, l’Academy Award, il BAFTA, il Chicago Film Critics Association Award ed il Golden Globe Award.

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Nel 2011, in coppia con il grande Aaron Sorkin (altro sceneggiatore da premio Oscar, vinto in questo caso per il suo lavoro in The Social Network di David Fincher del 2010), Zaillian creò lo script per il film biografico Moneyball, adattando il romanzo dello scrittore Michael Lewis, con soggetto la silenziosa ma potente rivoluzione portata da Billy Beane (manager della squadra degli Oakland Athletics) nel mondo del mercato sportivo con l’applicazione al gioco del baseball degli studi sulla “sabermetrica” (l’analisi empirica delle statistiche dei giocatori).

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Per interpretare il ruolo del protagonista assoluto, eroe battagliero ed indomito ribelle, fu chiamato il divo Brad Pitt, mentre per il ruolo di “spalla”, nella parte del laureato in economia a Yale e schivo vice-direttore generale Peter Brand, venne scelto Jonah Hill, straordinario uomo di spettacolo, ma di fatto, fino a questo film, prigioniero dei suoi stessi ruoli di maggior successo commerciale, tutte parti comiche e diretta conseguenza della sua attività di comedian e di scrittore di show televisivi umoristici.

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In questa pellicola sul baseball, il regista Bennett Miller ci regala uno dei pochi film sullo sport che non necessita di fatto di alcuna conoscenza specifica delle regole di base del gioco, perché ciò che qui viene messo in campo è la messa in scena stessa delle dinamiche di gruppo ed è proprio questa assoluta identità, tra il soggetto della storia (lo studio numerico delle statistiche di gioco applicato al mercato acquisti dei giocatori) e l’organizzazione del cast, che rende questo film un’opera granitica dal punto di vista narrativo, a cui un ottimo team di attori regala un valore aggiunto (la presenza di Philip Seymour Hoffman da poi al film sempre qualche punto in più).

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Verso il finale, inoltre, la coppia Beane/Pitt e Brand/HIll si cimenta in una piccola perla di cinema, con la scena intimista di loro due di fronte ad un filmato di repertorio, in cui viene mostrato un giocatore anziano che, dopo aver battuto e scagliato la palla lontano, cerca affannosamente di raggiungere la base più vicina, inciampando goffamente e temendo preoccupato per la sua eliminazione e tutto questo solo perché, nella foga del momento, non si era reso conto di aver fatto un “home run”, un fuori campo, che gli avrebbe permesso invece di girare con calma tutto attorno le basi, perché la palla che lui ha buttato fuori non sarebbe mai stata afferrata da nessuno degli avversari e non sarebbe mai più tornata indietro a troncare la sua corsa: Brand si gira verso Beane e gli spiega perché ha mostrato quel filmato, in quel momento e proprio a lui che non si stava rendendo conto di quanto avesse davvero rivoluzionato il mondo del management sportivo e gli dice «It’s a metaphor» e Beane gli risponde sorridendo sornione «I know it’s a metaphor».

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Quella di intrattenitore tuttavia era, delle due facce di Hill, di certo la più facilmente identificabile: l’aspetto grassoccio, il volto sapientemente modulato in espressioni stolte o comicamente uncorrect, un innato ritmo comico, tutte peculiarità che gli avevano regalato celebrità indiscussa quale protagonista di situazioni umoristiche, con battute da college triviali e demenziali, certamente divertenti ma non certo memorabili come prove recitative.

Superbad

Pellicole come The 40 Year Old Virgin del 2005, Grandma’s Boy del 2006, Accepted sempre del 2006, Knocked Up del 2007, Night at the Museum: Battle of the Smithsonian del 2009, ma soprattutto il grandissimo successo al botteghino di Superbad di Greg Mottola del 2007 (dove Hill è protagonista assoluto, assieme al Michael Certa di Juno), avevano cristallizzato in modo granitico l’immagine del nostro attore presso il pubblico americano ed in parte anche europeo.

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L’etichetta di attore comico disinibito e spregiudicato (in stile Saturday Night Show, tanto per intenderci) era talmente preponderante che a nulla valsero, fino all’anno di Moneyball, tutti gli altri sui lavori, come l’attività di scrittore e di produttore, ma anche la recitazione in ruoli diversi dal suo cliché, quali quelli in I Heart Huckabees del 2004, quarta regia del David O. Russell di American Hustle oppure nell’intimista e minimalista 10 Items or Less, scritto e diretto nel 2006 da Brad Siberling, ma soprattutto in quel capolavoro mancato (e di molto, purtroppo!), in quel film sbagliato su una splendida idea di partenza che fu The Invention of Lying, scritto e diretto nel 2009 da Ricky Gervais e Matthew Robinson.

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Insomma, quando arrivò la straordinaria interpretazione del timido esperto di statistiche sportive di Moneyball, aldilà dell’unanime riconoscimento della critica (ebbe anche una nomination per l’oscar), il pubblico americano sembrò quasi non essersene accorto ed i produttori nel 2009 lo ributtarono così a fare da mattatore  nella commedia pecoreccia di bassissimo profilo di The Sitter, remake non dichiarato (ancorchè inutile e vergognoso) della commedia anni ’80 di Chris Columbus Adventures in Babysitting.

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Qualcosa però era cambiato: Hill non era più lo stesso, anche fisicamente e così dal 2011 pure le sue partecipazioni a commedie semplici cominciarono a mostrare un maggiore spessore recitativo, sotto forma di una sorta di distonia più virata sul cinismo, come nel demenziale e caciarone The Watch di Akiva Schaffer del 2012, dove un cast eccellente (Ben Stiller e Vince Vaughn su tutti) diverte il pubblico e si diverte esso stesso in un plot pieno di idee intelligenti, mescolate purtroppo a cadute di stile impressionanti; in questa pellicola, Hill avrebbe dovuto limitarsi ad un ruolo da cretino complessato, ma è riuscito ugualmente, malgrado la povertà del copione, a comunicare delle note appositamente stonate e stridenti che fanno brillare un personaggio di per sé minore.

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I ritmi comici di Hill e Vaughn sono assolutamente perfetti, ma il copione non li sorregge fino in fondo e molte delle trovate, create dalla scatenata coppia di autori di Evan Goldberg e Seth Rogen, non escono dall’effetto slapstick per colpa di una regia particolarmente scadente e di una produzione troppo tradizionale e questo è davvero un peccato, tanto che persino la presenza di Stiller è mal adoperata ed il suo perosnaggio appare quasi una ricalcatura di quello di Greg Fotter, il character protagonista della fortunata saga di Meet the parents.

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Non dimentichiamoci che Hill era ed è anche uno scrittore, così, sempre nel 2012, riesce a compiere una bellissima magia: prende una serie televisiva di fine anni ‘80, 21 Jump Street (da noi conosciuta per lo più come I quattro della scuola di polizia e dove per 4 delle 5 stagioni aveva militato e si era fatto le ossa recitativamente parlando Johnny Deep) e scrive un soggetto per un film che non avrà nulla a che fare con la nostalgia, ma che anzi, come accade sempre più spesso ad Hollywood, subirà una mutazione transgenica, evitando accuratamente la parodia e finendo per creare un blockbuster appositamente infedele alla serie, ma ugualmente divertente, avvincente ed anche un po’ sorprendente.

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Hill scrive una storia in cui, per stare sul sicuro, ritaglia per sé stesso un ruolo molto simile ai suoi successi commerciali, dove quindi figura come la parte più comica della coppia, quella dell’agente obeso ma colto, ma disegna anche per il co-protagonista un ruolo simmetrico, con un personaggio atletico ma ignorante come una capra: è una coppia uncorrect per una commedia che incredibilmente è più demenziale che volgare, che esce dalle logiche prevedibilissime del film da college e ci porta in un territorio inaspettato.

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Certamente il merito della particolare ed inaspettata piacevolezza di 21 Jump Street non è solo del soggetto, ma è anzi in maggior parte equamente suddiviso tra i due registi Phil Lord e Chris Miller (noti per aver regalato al cinema ed all’umanità quelle due perle di film di animazione che furono Cloudy with a Chance of Meatballs e soprattutto l’imperdibile The LEGO Movie) e lo sceneggiatore, quel formidabile avventuriero di Michael Bacall, che ha co-scritto il copione del fantastico Scott Pilgrim vs. the World.

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Sempre nel 2012, malgrado gli innumerevoli impegni, Jonah Hill corona il suo sogno di farsi dirigere da Quentin Tarantino ed otterrà infatti una parte in Django Unchained, film che certo non abbisogna di presentazioni ed in cui Hill interpreterà un ruolo davvero minore ma in quella che senza alcun dubbio è la scena più divertente di tutto il film, ossia quando i ragazzi incappucciati (“bagheads” in stile Ku Klux Klan) decidono di fare un raid (tradotto con “scorribanda”) contro il carro del dott. King Schultz e del suo “negro” Django Freeman: Hill è uno degli incappucciati e per la precisione quello che porterà avanti le lamentale del gruppo dei baghead anonimi, riguardo i buchi fatti male nei cappucci e le difficoltà di cavalcare senza vedere dove si va: è una scena umoristica semplicemente perfetta, dove Hill ha dei tempi comici straordinari.

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Stessa cosa si ripropose, in molto molto più evidente ed evoluto, nella surreale e fracassona commedia apocalittica This Is the End, pellicola certo stralunata, sicuramente eccessiva, ma anche gradevolissima, ideata, scritta, diretta e prodotta dagli irriverenti Evan Goldberg e Seth Rogen (autori tra l’altro del recente e meritevole “The Interview”): qui il cast è di fatto una congrega di amici fuori del set che si ritrovano anche a recitare, oltretutto chiamando in causa attori stellari, presenti solo per deliziosi camei di pochi minuti (fra tutti, non possiamo non menzionare l’adorabile Emma Watson, nella parte di se stessa, che si difende all’arma bianca da un gruppo di attori che riteneva amici e che ora pensa possano invece stuprarla).

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Sorretto questa volta da uno script diabolico e deliziosamente volgare, mai stupido, aggressivo nel citazionismo e decisamente disinibito nell’ostentare la vanagloria e l’insipienza delle star di Hollywood, il nostro HIll si muoverà a suo agio, gestendo persino una sua trasformazione in demone e mostrandosi in tutta la sua bravura recitativa, pur in un ruolo comico di genere.

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Lo stesso anno, il 2013, Jonah Hill raggiunse però il suo apice recitativo, prendendo parte ad uno dei film più importanti degli ultimi anni, diretto da un maestro assoluto del cinema, Martin Scorsese e recitando fianco a fianco del divo Leonardo DiCaprio (di cui non si può che parlare solo bene oramai da anni e anni a questa parte) e componendo con soave leggerrezza e grandissimo mestiere un character fenomenale, quello di Donnie Azoff, il socio di Jordan Belfort e con lui co-fondatore della società di brokeraggio finanziario, di cui vengono raccontato epicamente le gesta nello stupendo The Wolf of Wall Street.

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Le scene indubbiamente più belle e potenti del film di Scorsese sono proprio quelle in cui Hill fa da spalle perfetta a DiCaprio, come quello del party nella villa di Belfort, nella quale Azoff, completamente devastato dal cocktail di alcool e droga, sbatte il suo mocassino sul tavolo verde da gioco per richiamare l’attenzione di tutti sulla sua idea di assoldare come cliente azionario il miliardario produttore di calzature alla moda Steve Madden: è una sequenza che denota una straordinaria voglia di cinema, con un gioco di riprese al ralenty, di sottofondi musicali evocativi e di mimiche facciali deformi ed in tutto questo Hill è un istrione semplicemente perfetto.

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E’ una sequenza questa che, senza questo post dedicato a Jonah Hill, sarebbe stata certamente da me inserita in uno dei miei Kasa Shots, dedicati alle sequenze più memorabili della storia del cinema, anche se l’imbarazzo della scelta sarebbe stato altissimo, considerando la messe incredibile di ciak memorabili presenti in questo film con Hill al centro della scena, a rappresentare il compagno d’affari perfetto, l’amico per la pelle, l’entusiasta servitore del suo re e più realista del re stesso, come quando si mette in piedi sulla scrivania, di fronte all’intera sala dei broker, ad ingoiare in modo plateale il pesce rosso, raccolto da dentro la boccia di vetro che un broker senza nerbo ed alle prime armi, perdeva troppo tempo a pulire.

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Non ha oramai alcuna importanza quanti altri ruoli comici il nostro attore potrà o vorrà fare in futuro, perché il suo orizzonte ora si è definitvamente allargato e la gamma delle sue sfumature interpretative, avendo cominciato come un pendolo virtuoso ad oscillare dai toni drammatici a quelli alienati, non potrà più semplicemente fermarsi, ma continuerà ad arricchirsi di altri ruoli ed altre parti, di cui attenderemo l’avvento con curiosità.


A questo link, potete trovare la sotto-pagina del blog dedicata a Jonah Hill

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In questo post abbiamo parlato dei seguenti film:

Moneyball”, USA, 2011
Regia: Bennett Miller
Soggetto e Sceneggiatura: Steven Zaillian ed Aaron Sorkin

The Watch”, USA, 2012
Regia: Akiva Schaffer
Soggetto e Sceneggiatura: Seth Rogen ed Evan Goldberg

21 Jump Street”, USA, 2012
Regia: Phil Lord e Chris Miller
Soggetto e Sceneggiatura: Michael Bacall

Django Unchained“, USA, 2012
Regia: Quentin Tarantino
Soggetto e Sceneggiatura: Quentin tarantino

This Is the End”, USA, 2013
Regia: Seth Rogen ed Evan Goldberg
Soggetto e Sceneggiatura: Seth Rogen ed Evan Goldberg

The Wolf of Wall Street”, USA, 2014
Regia: Martin Scorsese
Soggetto e Sceneggiatura: Jordan Belfort


 

25 pensieri su “Jonah Hill: The Wolf of The Comedy

  1. Giusto qualche giorno fa [ma forse anche settimane] è uscito il trailer di TRUE STORY e su internet leggevo un sacco di titoli che recitavano tutti la stessa cosa “La svolta seria di Jonah Hill e James Franco”. Per me è stato disarmante leggere certi titoli! Sia Hill che Franco sono attori di enorme talento e hanno dimostrato più volte e in più film le loro capacità recitative e credevo che la cosa fosse risaputa! Invece il pubblico tende subito ad etichettare un attore e il suddetto difficilmente riesce a liberarsi da tale nomina.
    Capita spesso che degli attori comici vengano definiti “minori” rispetto ad altri più seri. Erroneamente certo, primo perché far ridere non è semplice come sembra e secondo perché questi attori nascondo spesso un talento ENORME messo in ombra dalle risate che fanno fare al pubblico.
    Penso per esempio a TRUE DETECTIVE
    Jonah Hill come attore mi piace molto! Ammetto di amarlo molto come commediante [SUXBAD e 21/22 JUMP STREET sono i film dove più mi ha fatto piegare dalle risate! Anche FACCIAMOLA FINITA mi ha fatto impazzire ma è più un film corale] ma è innegabile la sua bravura recitativa. MONEYBALL è uno dei miei film sportivi preferiti e su THE WOLF OF WALL STREET non credo che servano

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      • Amazing Pizza Dog!
        Sono in arretrato con i complimenti per quello che scrivi… il pezzo su Jonah Hill era già scritto e programmato per essere mandato online da me in questi giorni, altrimenti non avrei davvero trovato il tempo, ma voglio ugualmente prendermi qualche minuto per poterti dire quanto apprezzo quello che dici e che fai su WP!!!
        Non solo abbiamo gusti simili (cosa che ho già detto non è necessaria per stimarsi…), ma parli con una cognizione data da una sorta di “nerditudine” di cui sono intrisi alcuni giudizi: è evidente, ad esempio, che alcune graphic novel fanno parte del tuo bagaglio culturale (penso ad “Elektra Assassin” o alla raccolta “L’uomo senza paura” di Miller e Romita Jr…. perché lo si sente da ciò che scrivi (il tuo post sulla presenza di un character come Elektra nella seconda stagione del Daredevil targato Netflix ne è palese dimostrazione: per te non è solo commentare un annuncio, ma riflettere sulla manipolazione di un significante che già possiedi come cultura di base.
        Così vale per Jonah Hill: quando nella mission del mio blog dico che amo sguazzare nel mainstream ma con un piede fuori del flusso, intendo esattamente quella visione serena e totalizzante che hai tu e che sono contento, quindi di aver incontrato!!

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        • Io seguo una sacrosanta [e purtroppo poco diffusa] regola: non parlo di cose che non conosco! Una cosa che purtroppo non riscontro nei vari social netwrok dove sempre più persone attirate dal mondo “nerd” [parola che non amo ma che rende comunque l’idea] si lanciano a dichiarazioni e commenti senza avere la minima idea di cosa si sita parlando! Sono felice invece di poter parlare e leggere blog come il tuo dove chi parla [o meglio scrive] sa esattamente cosa dire perché conosce quello di cui si parla e prova forti sentimenti per quella cosa, positivi o negativi che siano! 🙂

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          • Grazie di cuore: è il miglior complimento che mi si possa fare e tra l’altro, contraccambio in modo categorico!!
            Le etichette “nerd”, così come “otaku” hanno modificato talmente tanto la loro accezione (che ha oscillato tra il positivo ed il negativo) da essersi trasformate e non avere più nulla a che fare con l’originale significato… Ricordo ancora la faccia del dipendente giapponese della ditta Mandarake di Tokyo che, arrivato in Italia per gestire il corner dedicato ai gadget ed ai manga originali giapponesi a fianco della nostra fumetteria, guardando il cartello indicatore del corner con scritto “Otaku Club”, mi disse “ma per noi è offensivo…”. Ecco, questo è il fatto: parlare per sentito dire, fare articoli copiaincollando, prendere giudizi altrui per propri, parlare di animazione e non vedere la differenza tra Dumbo, Totoro, Toy Story ed i sequel dei grandi classici che la Disney fece fare a suo tempo al distaccamento francese… Con te vado tranquillo: se parli o scrivi è perché sai, se giudichi è perché il pensiero critico è il tuo e non di un altro.
            Adesso mi fermo! Ma penso che tu abbia capito!!

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  2. Cogli anni ho imparato ad apprezzare meglio il lavoro di un attore. Ma siccome non ho competenze tecniche per capire se un attore sia bravo per davvero o abbia semplicemente “culo” o – che poi può essere la stessa cosa – un bravissimo agente, devo cercare degli indizi che corroborino o smentiscano la mia impressione epidermica dettata dalla simpatia per l’attore in questione e\o i film in cui l’ho visto.

    Chi è anche autore – foss’anche per pellicole di basso profilo come le commedie pecorecce – ha di default la mia stima e il mio apprezzamento. Scrivere non è facile e se una casa cinematografica decide di spendere milioni di dollari per mettere in scena una tua storia, significa che il tuo lavoro ha qualche qualità.

    Un altro indizio rivelatore è i generi cinematografici in cui l’attore si cimenta. Se uno fa sempre e sole le commedie, o i drammoni o i sentimentaloni, c’è il serio rischio che si tratti di un attore monocorde. Se invece l’attore si disimpegna bene in stili cinemtografici diversi quell’attore non può che essere bravo, anche se io non ho le competenze tecniche per capirlo.

    Che Jonah Hill fosse un bravo attore l’ho capito tardi, solo con il Moneyball da te citato. WOlf of Wall Street ha confermato poi l’impressione. Prima l’ho sempre snobbato, etichettandolo come attoruncolo da college-movie e poco più. E tutte le riflessioni che fai su Hill non posso che condividerle. Anche se alcuni film da te citati e lodati, devo ammetterlo, a me non hanno convinto del tutto (This is the end e The Watch su tutti).

    Già che siamo in tema di attori etichettati ad inizio carriera ma che poi dimostrano un grande talento, ci si potrebbe fare una lista allucinante, anche escludendo i nomi più altisonanti (Leo Di Caprio, Matthew McComecavolosiscrive, lo stesso Hill, etc.)

    Penso a:
    Adam Sandler. Si proprio lui. Chi ha visto Reign Over Me capirà cosa intendo. Chi non lo ha visto, deve vederlo nel w-end pena la perdita della mia amicizia 😀
    Channing Tatum: c’ha l’etichetta del belloccio con la tartaruga sulla pancia, tuttavia sono pochi gli attori eclettici come lui. Citando i primi che mi vengono in mente: Jump Street (commedia), The Eagle (bell film storico che ho pure recensito), FoxCatcher (drammatico), Step up 2 (ballereccio). Anche in magic mike, nonostante balli nudo per metà del film, risulta bravissimo. E per non dimenticare il filmone Guida per riconoscere i tuoi santi (ah, per chi non l’avesse visto vale lo stesso discorso di cui sopra per Reign Over Me). Insomma, un attore a tutto tondo come pochi, ma di cui nessuno per ora sembra accorgersene.
    Ora però mi fermo con la lista: i miei dotti amici blogger sapranno completarla meglio di me, che ho già scritto un poema dando amplissimo sfogo alla mia logorrea 😀

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    • Adoro i tuoi commenti evviva la logorrea!
      Sono in auto che sto guidando ascoltando la colonna sonora di Pacific Rim e leggendo ai semafori il tuo commento.
      Una vera pacchia!
      Fortunatamente esiste la dettatura vocale sul telefono, così almeno non mi schianto, ma mi limito a farmi prendere per pazzo da quelli che sono in fila a fianco a me.
      Concordo perfettamente con tutto quello che hai scritto ed è solo per via della citata dettatura vocale che non me ne parto anch’io con un elenco lungo lungo…
      Secondo me ci starebbe bene una delle tue classifiche…

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  3. Pingback: Sense8 | REVIEW BY DAVE

  4. Innanzitutto ti faccio i complimenti per le domande che ti sei inventato per il Liebster Award, davvero incredibili e divertentissime, e mi scuso per non avertelo detto lì, ma come già sai, ultimamente ho seri problemi di tempo (la fine della sessione estiva si avvicina: giovedì).
    E ti faccio i complimenti anche per questo articolo enorme su Jonah Hill, che a me sta simpaticissimo e sul quale più o meno condivido tutto quanto detto da te. E’ un genio della comicità, sa benissimo come usare il corpo e ha ottimi tempi. Come hai ben detto anche tu, può ancora fare grandi cose. Il potenziale c’è tutto.
    Ad esempio sono curiosissimo di vedere cosa combinerà nelle mani di altri due geni del cinema come i fratelli Coen, nel loro prossimo film Hail, Caesar! (ovviamente attesissimo a prescindere da Hill), in arrivo l’anno prossimo.

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    • Grazie Zack e grazie ancora per il discorso dell’aver trovato il tempo per commentare… se poi ne troverai ancora per aggiungere cose che magari mi sono sfuggite su Hill o tue osservazioni personali (che sono sempre preziose, sia quando differiscono dalle mie vedute, sia quando si limitano ad aggiungersi ad esse), ti prego di scriverle, perché tengo molto in considerazione le tue note, come tu stesso hai avuto modo di verificare in passato!

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  5. Recensioni corposi stime di cui ti sarò debitrice ma ancor più J. Hill di cui hai finemente tratteggiato le capacità di una carriera poliedrica negli ultimi anni. A me nn piacciono molto i film comici americani ma la virata di Moneyball e the Wolf certo mi rendono Hill più vicino.
    sherassaipocoallaltezzamaleggermoltoedirepoco

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  6. Avevo rimosso la presenza di Hill in Django! Sembra ieri vederlo recitare in Superbad (commedia non nella mia top di gradimento, per usare un eufemismo). Grazie alla tua accurata disamina (come sempre pregna di contenuti e tappe significative lungo un unico fil rouge) ho ripercorso con la mente la carriera di questo ottimo attore che ha mostrato una versatilità indubbiamente notevole. Secondo me il fatto di nascere come un attore “comico” è stato un vantaggio. Non è stato il primo a sapersi reinventare e a sfruttare le proprie abilità attoriali per ruoli che apparentemente paiono lontani da lui, la storia del cinema (nostrana e non) è piena di esempi di questo tipo ma il fatto che molti si siano affermati inizialmente proprio nel campo della commedia non è – forse – un caso.. Nella recente serie Maniac (non gradita dal sottoscritto se non in alcune parti) Hill ha saputo dare anima e corpo ad uno schizofrenico con un sapiente lavoro di sottrazione: un tono della voce che spesso è quasi un bisbiglio, un complesso di gesti piccoli, piccolissimi sono riusciti a rendere l’idea di un personaggio tormentato e sofferente. Insieme alla Stone è il vero ed unico motivo per guardare la serie. Quando un attore ti spinge ad ammirarlo e seguirlo anche in contesti traballanti significa trovarsi di fronte non un buon mestierante ma un attore con la A maiuscola.

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    • Grande Amulius! Ti ritrovo nei commenti di un mio vecchio post e che gioia leggere le tue parole di apprezzamento!

      Comunque si, davvero, il confronto che hai fatto con Steve Carrell è impeccabile: due attori nati come comici, un po’ clown ed un po’ comedian, che hanno tirato fuori una verve drammatica incredibile!

      Sei sempre genreso con me, grazie collega ed amico!

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