Dal Tall Man a Bubba Ho-Tep, il cinema di Don Coscarelli da serie B a Stra-Cult

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Un ragazzino dalla capigliatura improponibile, armato di binocolo e di una vecchia moto da cross, se ne sta acquattato dietro una lapide in un cimitero di provincia, a spiare la cerimonia funebre di un amico di suo fratello maggiore, da poco morto in circostanze misteriose (in realtà accoltellato sempre nello stesso cimitero da una donna vestita di viola che in realtà è un uomo) e scopre che un misterioso individuo, altissimo, si appropria di nascosto delle bare dei defunti appena sepolti, le porta in un luogo segreto, dove trasforma i cadaveri contenuti in un esercito di nani, trasportandoli infine in una dimensione parallela, dove saranno suoi schiavi per l’eternità.

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Nel 1979, cinque anni prima di A Nightmare on Elm Street, il capolavoro horror di Wes Craven, Don Coscarelli fece questo sogno terribile, un incubo allucinante e da perfetto film-maker autodidatta quale era, cominciò a trasformarlo in soggetto e poi in una sceneggiatura strampalata, cercando i fondi per produrne un film, il suo terzo come regista che, dopo le due pseudo-commedie iniziali (sorta di tranche de vie sulla vita degli adolescenti americani), era finalmente un horror, il suo primo grande film horror e di lì sarebbe iniziato il suo percorso dentro il cinema fantastico, una strada incredibile, costellata di cult semi-sconosciuti (per i non addetti ai lavori e gli appassionati, ovvio), ma tutti testimoni d’eccellenza della storia del cinema horror.

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Da quell’incubo e quella storia nacque anche il personaggio del Tall Man, l’Uomo Alto, il protagonista malvagio della saga di Phantasm, un poker dell’orrore ideato, scritto e diretto dallo stesso Coscarelli ed interpretato tutte e quattro le volte, in un arco temprale di più di trent’anni, dal medesimo attore, Angus Scrimm, un uomo del Kansas che passerà alla storia proprio per aver impersonato al cinema questo potente ed immortale essere demoniaco.

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Oltre a tutto quello che normalmente rende un film un capolavoro, ci sono anche altri piaceri che mi emozionano ugualmente quando vedo un film o una fiction: una delle cose, in particolare, che più stuzzica ed intriga il mio senso critico è trovare nei film che vedo quei sottili fili rossi che spesso legano storie, pellicole precedenti , attori, quelle circostanze ossia che non sono subito evidenti, ma ugualmente presenti, nascoste tra le righe, quei ritorni, quei  “déjà-vu, déjà entendu e déjà éprouvé” che creano una sensazione di conturbante familiarità, ma non con l’ovvio; quando riesco a cogliere uno dei questi fili e seguirlo dolcemente, avvolgendo una matassa ancora incerta e nebulosa, mi sento quasi un esploratore, un Indiana Jones alla ricerca di qualche manufatto scomparso ed appago il mio ego smisurato se poi ne trovo davvero (o penso di trovare) il bandolo!

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Uno di questi fili rossi è il nostro Don in persona, sceneggiatore e regista decisamente di nicchia, creatore di film cult per eccellenza, per lo più a budget risicatissimi e conseguenti attori scarsi ed effetti speciali ridicoli, ma con un’idea di cinema horror e fantasy assolutamente da precursore: ognuno dei suoi film è di fatto un pròdromo di ciò che Hollywood svilupperà più avanti con più soldi.

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Coscarelli è un film-maker puro che, all’inizio della sua carriera, quando faceva un film, si occupava di tutto, dal soggetto alla sceneggiatura, dalla fotografia al montaggio, un vero talento, che spesso era anche produttore esecutivo dei suoi stessi film , con un controllo totale sull’opera finita, come spesso nemmeno i registi festivalieri più titolati possono vantare. I film di Don Coscarelli sono infatti assolutamente tutti suoi, nel bene e nel male, nella genialità profonda e fertile, così come nella costretta povertà delle scelte registiche: il suo è un cinema ruvido, grezzo, ma anche altamente evocativo, pazzo, creativo, onirico fino allo spasimo, con scene torci-budella, mai rasserenante, angosciante, inquieto e terribilmente vitale.

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Egli è il simbolo di quel cinema fantastico che, come una pestilenza, sprigiona conflitti e libera energie, nel territorio dove regnano il male e le forze oscure e dove non ci sono miracoli ma la coerenza della violazione del reale, il risveglio della materia inerte.

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Dopo una parentesi in territorio fantasy nel 1982 con lo stranissimo The Beastmaster, sorta di Conan the barbarian sotto acido, il nostro Don ritorna subito a lavorare su Phantasm, sia perché il non-finale con cui si era drammaticamente concluso il primo capitolo (se lo vedrete non potrete fare a meno di pensare da chissà dove Wes Craven abbia preso l’idea del finale del suo Nightmare!) lasciava aperte tutte le porte possibili a livello di storia, sia perché, contro tutte le previsioni, il primo film era stato un successo commerciale notevole, soprattutto considerato il costo ridicolo con cui era stato realizzato; viene dunque dato il via al secondo film nel 1988, a cui seguirà il terzo capitolo nel 1994 ed il quarto ed ultimo (per ora) nel 1998.

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Le trame di questi quattro gioielli del cinema horror e fantastico sono davvero spesso solo una scusa per mostrare paure ancestrali e devianze psichiche ma soprattutto sono la lirica del Tall Man, una sorta di vangelo delle sue gesta, che arrivano persino a far viaggiare nel tempo lui ed il gruppetto di ragazzi che lo combatte; inoltre, come mio solito, preferisco lasciare ai volenterosi che volessero accingersi al recupero di queste perle, il piacere di scoprire le trame, senza raccontarvele ora.

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Nel campo del cinema fantastico, il nostro Don si era fatto un’ottima reputazione ed in particolare aveva stretto una forte amicizia con Sam Raimi, altro film-maker autorale, che aveva inciso anch’egli in modo profondo il volto del cinema horror statunitense con il suo celeberrimo The Evil Dead del 1981 ed assieme andavano spesso sul set l’uno dell’altro, condividendo una “voglia di cinema” libera e pura; così, quando Coscarelli girò Phantasm II, pensò bene di far maneggiare a due becchini sul set del cimitero un sacchetto di cenere (in inglese “ash” come il nome del protagonista della saga horror di Raimi interpretato dal mitico Bruce Campbell) con la scritta Mr. Sam Raimi; da notare, a proposito di omaggi e citazioni, che nello stesso cimitero del film si può notare anche una lapide con inciso il nome di Alex Murphy, personaggio protagonista del primo Robocop del 1987.

Oltre al Tall Man, una delle cose per cui più si ricorda la serie dei quattro Phantasm sono senza dubbio le sfere rotanti, argentee e lucide, come perfetti globi di metallo, dotate di lame taglienti e punte di trapano per infilzare le vittime e penetrare nel cranio, risucchiando sangue e materia cerebrale, che poi se ne escono, come il fiotto continuo di un rubinetto aperto, dal retro della sfera; queste sfere rotanti sono state concepite e volute dallo stesso Don Coscarelli, come rappresentazione orrorifica di un altro suo incubo, direttamente, a suo dire, provocato dalla lettura del racconto Second Variety, scritto da Philip K. Dick nel 1954 (nel testo c’erano dei piccoli robot assassini dotati di chele) ed usato molti anni dopo, nel 1995, dalla produzione canadese del film Screamers.

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Chiunque pensi che la filmografia di Don Coscarelli e la sua importanza nella storia del cinema possa davvero solo circoscriversi a questo quartetto di slasher movie, non ha tenuto conto della forza dirompente che si è accumulata quando al genio visionario di  Coscarelli si è sommata l’irriverenza, la lucida follia ed il sarcasmo spietato dello scrittore statunitense Joe R. Lansdale: da questo cocktail esplosivo nasce uno dei film più importanti della scena fantastica dei primi anni 2000, quell’incredibile Bubba Ho-tep, ambientato in un ospizio del Texas, dove assistiamo alle gesta di un redivivo Elvis Presley, che, insieme alla versione nera del non-defunto presidente John Fitzgerald Kennedy, deve combattere contro un’antichissima divinità demoniaca, che s’impossessa delle anime dei vivi, risucchiandole dal deretano (eh, si, avete letto bene).
Nella parte di JFK l’attore caratterista Ossie Davis, mentre in quelle di Elvis (aka Sebastian Haff nella finzione) un incredibilmente a suo agio Bruce Campbell, un uomo, un mito, un re per interpretare un re.

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Così come lo era il racconto originale di Lansdale (chiamarlo romanzo è ridicolo, perché davvero corto ed oggi, oltretutto, praticamente introvabile in edizione italiana), anche il film è pesantemente scurrile, volgare, cattivo e senza alcuna remora nel parlare e mostrare particolari raccapriccianti: lo stesso protagonista non perde occasione per descrivere la pustola purulenta piena di pus che devasta il suo pene ed i riferimenti sessuali espliciti sono continui. Il film pero’ sia chiaro non è solo questo, non è solo la mummia dal trucco gommoso che se ne va in giro con due pistole giocattolo al fianco ed una mascherina di zorro in faccia, come la parodia di un cowboy alla Lone Ranger o il delirio di un uomo che sostiene di essere stato mutilato dai suoi nemici, che lo avrebbero poi ridipinto di nero e gli avrebbero sostituito il cervello con un sacchetto di sabbia, no, questa pellicola è molto, ma molto di più.

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Per meglio esplicitare l’importanza di questa pellicola, riporto alcune citazioni di quanto ha affermato il blogger Riccardo Zaccaria (al secolo “Zack”) del sito “Per Un Pugno di Cazzotti“, a proposito delle tecniche di linguaggio cinematografico usate in questa pellicola: «Una prima parte prevalentemente horror, girata benissimo (molto in stile anni ’70 e ’80 e quindi in modo molto diverso da come si fa oggi nel cinema di genere) ed una seconda parte più tendente alla commedia slapstick, nella quale i nostri due grandi protagonisti dimostrano una capacità non solo espressiva, ma anche di controllo del corpo straordinaria»

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Sull’uso sapiente che viene fatto nel film del soggetto originale sviluppato da Lansdale, Zack inoltre sottolinea: «Il fatto che si parli di Elvis Presley e del Presidente Kennedy, non solo consente ai due protagonisti di avere delle battute realmente “epiche”, ma apre anche la strada a una serie lunghissima di riflessioni sui temi della fama e del successo […] Il film potrebbe infatti anche essere letto come una dichiarazione onestissima di rifiuto dello star system e dell’esaltazione della fama e della gloria delle grandi star: il nostro Elvis rifiuta tutto quello che aveva (che si tratti del vero Elvis o no, non è importante), perché era tutto finto e basato su una costruzione a tavolino della sua immagine fatta da altre persone e nonostante tutto quello che gli accade, nonostante tutto il tempo passato in quella casa di riposo a non far nulla, egli non si pente di non avere più quella fama (o non sogna di averla), perché ha capito che i soldi ed il successo non sono la risposta […] Quello che gli dispiace solo è che sua figlia non sia lì insieme a lui, in quelli che forse sono gli ultimi giorni della sua vita, perché come padre ha fatto delle scelte sbagliate e adesso ne paga le conseguenze»

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Coscarelli mette infine in scena tutto il disagio degli anziani in una casa di riposo e di abbandono, il senso della vita che scorre via attraverso l’ineluttabilità di azioni quotidiane ripetute all’infinito, sempre uguali, fino al momento del decesso e lo fa con una tecnica sorprendente con visioni accelerate e sfuocate, giocando sul concetto di dormiveglia e nutrendo lo spettatore con una miscela agrodolce di sapori appositamente disequilibrata di umorismo nero, splatter, paura e costante senso di disagio.

Passano gli anni, tanti anni, e quando i fan di tutto il mondo avevano perso oramai la speranza di vedere un altro gioiello del nostro Don, questi trova nell’attore Paul Giamatti (tra l’altro grande appassionato di sci-fi ed horror ed ovviamente estimatore del nostro beniamino) il produttore esecutivo del suo nuovo film, adattando questa volta per il grande schermo una commedia horror delirante, scritta da David Wong (pseudonimo dello scrittore Jason Pargin) e firmando nel 2012 l’ennesima zampata da leone del cinema fantastico, con il bellissimo John Dies at the End.

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Si potrebbe parlare per ore di questo film, di tutte le sue suggestioni, delle invenzioni sceniche, delle battute da manuale e della incredibile quantità di materiale da saccheggiare per altre produzioni più blasonate e mainstream, ma ancora una volta, malgrado non esista la versione italiana di questo gioiello, vogliamo invitare più persone possibile a recuperalo, immergendosi nell’atmosfera trash della droga chiamata “Soy Sauce” (Salsa di Soia)”, dei suoi poteri che donano forza sovraumana e poteri straordinari, dell’infezione delle locuste aliene che vogliono invadere il nostro mondo, dei mutaforma e dei mostri alla Lovecraft, delle invenzioni hi-tech un po’ plasticose alla Ghostbusters e di tutto il circo che Don Coscarelli ha messo in piedi ancora una volta, come sempre con pochi soldi ed attori quasi sconosciuti, fatta eccezione, ovviamente, per l’immenso Giamatti che, oltre al suo ruolo di sponsor e produttore, interpreta anche la parte secondaria del giornalista che deve raccogliere la testimonianza dell’uomo che ha vissuto tutto quanto viene raccontato nel film.

Ho già detto molto, ho già detto troppo, ma davvero vi prego di recuparare quanto più potete di questo regista titanico, dalla forza elementare come un geyser che sgorga bollente dal terreno ad intervalli regolari o, come in questo caso, purtroppo, non prevedibili.

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Ah, dimenticavo, in John Dies at the End Coscarelli è riuscito a ritagliare una particina cameo ache per il suo attore feticcio, l’Angus Scrimm del nostro amato Tall Man.

Hasta luego!


In questo post abbiamo parlato di:

Phantasm“, USA, 1979
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli

The Beastmaster“, USA, 1982
Regia: Don Coscarelli
Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli e Paul Pepperman

Phantasm II“, USA, 1988
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli

Phantasm III: Lord of the Dead“, USA, 1994
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli

Phantasm IV: Oblivion“, USA, 1998
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli

Bubba Ho-tep” del 2002
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli
Dal romanzo omonimo di Joe R. Lansdale

John Dies at the End” del 2013
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Don Coscarelli
Dal romanzo omonimo di David Wong


A questo link, potete trovare la sotto-pagina del blog dedicata a Don Coscarelli

Don-Coscarelli-on-the-set


 

 

 

 

 

 

 

 

 

21 pensieri su “Dal Tall Man a Bubba Ho-Tep, il cinema di Don Coscarelli da serie B a Stra-Cult

  1. Forse in un altro commento, oppure, ancora una volta, nel famoso “cinema test”, dissi di non conoscere bene il genere horror. Sia chiaro che non faccio distinzione tra generi: il cinema mi piace tutto, senza differenze di genere, ma per qualche ragione, conosco poche pellicole del genere horror. Quindi non conosco, anzi non conoscevo affatto neanche l’idea di cinema di Don Coscarelli prima di leggere il tuo articolo, come sempre enciclopedico, illuminante e pieno di passione. Grazie per queste perle di cultura e di storia del cinema che ci trasmetti in ogni tuo articolo, che forse dovremmo chiamare “saggio”.
    P.S. probabilmente, prima o poi, recupererò anche questi film, anche se ultimamente ho parecchie cose da fare (come si può notare dai miei 10 giorni abbondanti di “assenza” su WordPress) e i film da recuperare o da guardare in sala si stanno accumulando. Per non parlare delle serie tv. A proposito, un paio di giorni fa sono riuscito a vedere le prime due puntate di Hannibal, che mi ha già conquistato con il suo stile cupo, ma denso di emozioni che genera immediata empatia. Ancora non posso esprimere un giudizio più completo, per quello aspetto almeno la fine della prima stagione.
    Alla prossima Kasa!

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  2. Le tue parole ti fanno decisamente onore, Dave e non solo perché rivolgi a me grandissimi complimenti su come scrivo (cosa che ovviamente mi inorgoglisce, specie detta da chi in più di un’occasione ho definito praticamente giornalista, per il tuo spaziare sui vari argomenti anche d’attualità), ma soprattutto per l’onestà e l’umiltà di chi non rifiuta una cosa definendola brutta perché non la conosce ma solo ammettendo che non ha tempo per occuparsene o per approfondire la questione.
    Quindi, ancora una volta, grazie per le belle parole, per l’attenzione, per l’onestà e la passione con cui trovi sempre il tempo per commentare i miei post.

    Hannibal: anche se è presto per dirlo, lieto che ora ti abbia comunque colpito! Ti assicuro che non sarà tempo perso!

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  3. Lo sapevo, un’altra filmografia da recuperare per intero! Non posso dirti che adesso è la prima della lista, ma qualche posizione sicuro se l’è guadagnata grazie, ovviamente, a questo tuo nuovo saggio sul cinema dell’orrore.
    Come al solito, grazie per la lezione, prof!

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    • MERAVIGLIOSO!!!!
      Maestro Kasabake, ho fatto tutti i compiti! Bubba Ho-Tep è un film semplicemente IMMENSO!
      Mi permetto di aggiungere qualcosa a quanto hai detto tu nel post, ma so bene che ti sei trattenuto.
      In poche parole, è semplicemente esilarante, ha un tono e un ritmo incredibili nel senso che, perdonami se lo dico, ma mi sarei aspettato almeno qualche calo di tensione, dei momenti morti e soprattutto un finale non così epico. E invece no. Più passano i minuti e più appassiona. Non solo storia e personaggi sono davvero intriganti, ma anche il comparto tecnico è ottimo. Magari ero io nel mood giusto mentre lo vedevo (ho finito 30 minuti fa e sto ancora gasato), ma mi sono proprio divertito!
      Postilla d’obbligo: Bruce Campbell fenomenale.
      E poi in tutto questo, il fatto che si parli di Elvis Presley e del Presidente Kennedy, non solo consente ai due di avere delle battute realmente epiche, ma apre anche la strada a una serie lunghissima di riflessioni.

      Insomma spero si sia capito che il film mi è piaciuto sul serio e molto. Se non mi fosse piaciuto te l’avrei detto e lo sai!
      Quindi ti ringrazio davvero di cuore per avermi fatto recuperare una perla davvero pregiata e importantissima e alla quale voglio già un bene della madonna.
      Grazie!

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      • Non avevo esagerato, allora, quando ti avevo scritto che “Bubba” era assolutamente epicissimo!
        Sono al settimo cielo dall’apprendere che anche tu sia rimasto molto colpito dalla bellezza di questa perla e sono ultra-felice di poter condividere il piacere di questa visione!! Quando parlo di questo film , la maggioranza pensa che io stia esagerando e che alla fine si tratti solo della solita goliardata o “trashata” bella perché irriverente o delirante ed invece essi non sanno! Oh, no, non sanno!!
        E’ bello quando si scopre la bellezza di un film di nicchia, ma lo si è ancor di più quando una persona che stimi (come io stimo te) prova le stesse emozioni.

        Le cose che hai scritto, le notazioni, non solo le condivido al 1000 % (compresa la riflessione sul star system e sul concetto di fama, presenti anche nel romanzo e quindi ci hai preso perfettamente… non è un delirio tuo, ma era ciò che voleva comunicare Lansdale… figo tu che l’hai beccato!), ma ti giuro che l’avrei scritte anch’io se il post fosse stato solo su “Bubba”, ma già scrivo un delirio di vocaboli che avevo davve ro paura mi linciassero!
        Sono orgoglioso che ci sia un tuo pezzo sotto il mio e devo studiare il modo di “inglobarlo” in qualche modo per rendere omaggio a questa sorta di recensione bis!
        Alla prossima!!

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          • Ho apprezzato moltissimo la tua analisi del testo filmico, con parole di cui io non sarei stato capace anche in un post lungo il triplo!
            Se davvero poi hai scritto tutto di getto, preso dall’emozione di ciò che avevi appena visto, beh, tanto di cappello, anzi chapeau! (con questo termine un po’ fighetto che all’inizio mi piaceva ed ora mi comincia stare un pochettino sulle palle perché lo usano i radical chic…).
            Lo ammetto: non ho la tua capacità e velocità di giudizio e quindi faccio un passo indietro di rispetto e mi inchino (mica tanto, perché poi la sciatica…).
            Ora, considerando che lo scopo di questo post, è spargere il verbo affinché anche altri possano godere delle magie del grande Don, devo trovare il modo di unire nel post una tua citazione, magari virgolettata… mumble, mumble, ci ragiono…

            Oh, ora tocca a “Johnny“!
            Sono arci-curioso di sapere cosa troverai in un testo che è talmente pieno di seduzioni e rimandi (c’è il golem fatto di insaccati che è un delirio!),che metterà a dura prova la tua arguzia e poi sono anche curioso di sapere se anche tu lo troverai in qualche modo “filmicamente” più, come dire, “aggiornato” (nel bene? nel male?).

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            • E’ un onore che tu voglia aggiungere una mia citazione al tuo post! Però Kasa, non ti inchinare a nessuno e tantomeno a me. E’ una gioia finire a far parte di un capitolo di questa immensa enciclopedia del cinema che è questo blog!
              Per quanto riguarda “Johnny”, spero non ti dispiaccia se prima mi vedo almeno il primo capitolo della saga Phantasm e forse anche The Beastmaster. Giusto per capire meglio con chi ho a che fare. Quando si tratta di recuperare filmografie nuove, preferisco seguire il più possibile l’ordine cronologico di uscita dei film, per avere un’idea più chiara dell’autore e del suo percorso artistico. Ovviamente non è una cosa che faccio sempre, ma in casi come questo, dopo che ho visto quella meraviglia di Bubba, credo che Don Coscarelli meriti questo trattamento.

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  4. Grandissimo omaggio come sempre, ad uno dei migliori. Bella kasa mi hai scatenato fortissima la voglia di rivedermeli tutti…. A parte kaan che neanche a farlo apposta l ho appena riguardato e recensito…. Mitico il don, mitico. Volevo scriverne qualcosa anch’io ma lo hai gia fatto egregiamente tu… Copioincollo 😉

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  5. Grazie Lupo, ti è piaciuto davvero il mio omaggio al grande Don? La tua opinione è molto importante per me, lo sai, soprattutto perché sei più esperto di me nella specifica materia (non è finta modestia, perché la mia conoscenza diretta si ferma a certi autori, mentre la tua, lo leggo nei post, spazia moltissimo nel genere).
    Come ti dicevo in un commento l’altro giorno, aiutami a spargere il verbo su Coscarelli, perché avevo qualche timore delle reazioni dei lettori, dato che in molti pensano sia solo una passione modaiolo per il trash ed invece i suoi film sono davvero belli!
    Non avendo visto nulla di suo, mi sono permesso di consigliare al grande Zack di partire con “Bubba”, un po’ perché ha una sintassi più moderna e poi c’è Bruce “Ash” Campbell, non so se mi spiego!
    Ho fatto bene secondo te?

    I film del Don me li sono rivisti tutti per fare il post, una maratona con gli amici davvero incredibile, ma anche veloce, ti dirò!
    Tra l’altro, qualche settimana or sono, mi ero visto da solo e per la prima volta “Johnny diesa t the end”, quando avevo scritto il post su Giamatti ed è stato una folgorazione!!
    Non so se uscirà mai “Phantasm V”, ma se fosse… pronti in sala!

    P.S. The Bestmaster è incredibile! Le sequenze horror sono pazzesche!! Con la faccia disgustata del biondo mentre assiste all’inglobamento e digestione dei malcapitati… sembra a tratti persino una parodia… Non ho mai visto invece i seguiti di Kaan fatti dagli altri registi… Come sono? Li hai visti?

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    • Geazie kasa, troppo onore!!! Personalmente ho adorato i phantasm, e naturalmente beastmaster. Solo il primo, il kaan italiano, gli altri (credo ci siano un due ed un tre) nonostante le mie spasmodiche ricerche di dvd su tutti gli e commerce immaginabili, non sono riusciti a trovarli. Sicuramente non in italiano, ricordo una double feature peplum fantasy tedesca che però, essendo appunto introvabile, vendevano ad un prezzo spropositato… Sul don niente da dire…. che non abbia gia’ magnificamente detto tu. Credo sia un grande…. Almeno quanto il nostro deodato!!! Ma qui si apre un altra storia 😀 un salutone

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  6. Per me avresti potuto tagliare e parafrasare quanto volevi. Forse avrei dovuto dirtelo! Hahaha
    In ogni caso, per come è ora è fantastico. *___*
    Ti ripeto, non puoi capire quanto mi stai riempiendo di orgoglio. Sappi che adesso mi sento estremamente figo. Forse la cosa è un male, ma per il momento me la godo! Grazie Kasa per la stima e la fiducia che mi dai. Sappi che ricambio all’ennesima potenza.
    Ma ovviamente adesso non posso fare a meno di atteggiarmi con tutti per questa cosa, quindi rebloggerò il post e lo pubblicherò pure sulla pagina fb del mio.

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  7. Un articolo completo in ogni sua forma. Scritto molto bene e pieno di passione. Mi è piaciuto veramente tanto e mi hai fatto venir voglia di riguardare alcuni dei lavori di Coscarelli.

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  8. Ma grazie davvero!!
    Mi fa piacere che tu abbia detto questo, perché sul fatto della passione è verissimo: ce ne metto sempre tanta quando una cosa lo merita ed il grande Don la merita senz’altro!
    Grazie ancora per i complimenti, butcher…
    (why so serious?)

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