Joker, morte e rinascita di uno stand-up comedian

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Il protagonista del Joker di Todd Phillips è senza dubbio un personaggio iconico e leggendario del mondo dei comic statunitensi, anzi si può tranquillamente affermare senza alcun timore di essere smentiti che è uno dei villain più importanti e più belli di tutti i tempi, noto al grande pubblico per essere stato la nemesi per antonomasia di Batman in tutte le sue declinazioni fumettistiche, cinematografiche e televisive, tanto da essere stato presentato in molte opere persino come l’immagine riflessa in uno specchio oscuro dello stesso giustiziere di Gotham City, eppure questo film non è assolutamente un cinecomic supereroistico, anzi, non è nemmeno un cinecomic nel senso abituale del termine, inteso come quella categoria ibrida tra action e fantasy che ha fagocitato tantissimo cinema contemporaneo nordamericano, ma è un grandioso film drammatico a tutto tondo, assolutamente imperdibile per qualunque spettatore, alla cui sensibilità e gusto personale dipenderà poi il volerlo elevare a capolavoro indimenticabile o ad una minore comunque luminosa piccola perla filmica.

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Malgrado i riferimenti alle storie dei fumetti DC Comics non manchino (compreso l’omicidio dei genitori di Bruce Wayne, futuro Batman, da parte di un balordo di strada) essi appaiono soltanto come segnali di una disgregazione sociale che trova la sua ragione in una cruenta differenza tra ricchi e poveri, in un tessuto urbano stressato e non compreso dai magnati del mondo della politica e degli affari, rintanati nei loro teatri lussuosi e capaci solo di tagliare quel poco che resta dello stato sociale: con questo sfondo desolante ed emergenziale, il Joker di Todd Phillips, più che il villain sadico e psicopatico che siamo abituati a vedere nei fumetti (dove viene sempre rappresentato come vittima di un’ossessione nei confronti del Cavaliere Oscuro), si manifesta agli occhi della città di Gotham come un simbolo di lotta sociale, un moderno Guy Fawkes che fa esplodere le strade ed impazzire la folla repressa troppo a lungo.

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Il film è chiaramente molto più di questo, perché allo spettatore è concesso sin da subito il privilegio di osservare la faccia nascosta della luna, il volto obliquo di una nevrosi di cui soffre il protagonista, anche se essa non viene mai ben specificata, giacché sono molte e tutte volute le ellissi narrative della pellicola, cosa che sarebbe stata ovviamente impossibile in un normale cinecomic, dove tutto deve essere spiegato a chiare lettere, per necessità di continuity con l’universo in cui si muovono i comprimari dell’eroe di turno: il lungometraggio di Todd Phillips è in questo senso molto più vicino al Birdman di Iñárritu, per la sua costruzione di personaggi intesi come caratterizzazione di sentimenti universali e parabole umane, narrate per maestose metafore di ascesa e declino, che non al The Dark Knight di Nolan, dove una scrittura efficacissima e consapevole ricreava invece in modo perfetto l’epica di una storia già narrata, alla cui struttura identitaria era comunque sempre legata e debitrice, traendone la potenza del mito.

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Se proprio la si volesse a tutti i costi evidenziare, l’ascendenza fumettistica di questa pellicola si situa più nella tradizione di film come From Hell (degli Hughes Brothers, dal fumetto di Alan Moore e Eddie Campbell), Road to Perdition (di Sam Mendez dalla graphic novel di Max Allan Collins) o persino Atomic Blonde (di David Leitch, dal primo dei due libri a fumetti di Antony Johnston e Sam Hart), mentre è lontanissima dagli sperimentalismi, pur nella loro autorialità, di Warren Beatty con il suo coloratissimo Dick Tracy e prima ancora di Robert Altman con il suo affascinante ed imperfetto Popeye.

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Con coerenza e compattezza, la sceneggiatura di questa pellicola si sviluppa inizialmente come registrazione appassionata, lirica e struggente, dell’autodistruzione di un individuo (come apparivano i copioni scritti da Paul Schrader per i film di Martin Scorsese Taxi Driver e Raging Bull), ma poi su quell’impianto quasi voyeuristico s’innesta la descrizione della (ri)nascita di una forza primordiale, che sputa sugli ideali supereroistici tradizionali e paternalistici (si osservi ad esempio, per il dolore dei fan DC Comics duri e puri, come viene demolita la figura di Thomas Wayne, in contrasto con ogni possibile ed immaginabile tradizione fumettistica), gettando sin dalla prima scena lo spettatore nella gola dolorante del fallimento di un uomo.

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Questa metamorfosi luciferina viene accompagnata, scena dopo scena, da una scenografia opprimente, che si snoda attraverso set costruiti nella più squallida e non inclusiva architettura urbana (ci sono dei momenti in cui la Gotham del film, lontanissima dal circo delle pellicole di Burton o dalla city modernissima di Nolan, ricorda persino l’angosciante dedalo di corridoi tra i palazzi ed i vicoli stretti della città sotto assedio da parte degli alieni del sottovalutato Captive State di Rupert Wyatt), ma soprattutto commentata dalla sinfonia funebre ed ossessiva della violoncellista e compositrice islandese Hildur Guðnadóttir, che i più attenti avevano già avuto modo di apprezzare come autrice della soundtrack della meravigliosa miniserie televisiva HBO Chernobyl.

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In questo ritratto di decadenza e rinascita deviante, si avverte potentissima la mano dell’autore che insieme allo stesso Phillips ha scritto il film: sto parlando del bravissimo Scott Silver, che a suo tempo firmò lo script del capolavoro ad oggi ancora insuperato di David O. Russell ovvero The Fighter, ma se là l’anima del pugile caduto in disgrazia veniva salvata dal fratello e dal quartiere tutto, qui Arthur Fleck, protagonista indiscusso, viene lasciato solo nella sua alienazione, con una vertiginosa scansione circolare degli accadimenti, in cui appare palpabile l’ineluttabilità dolorosa del destino finale (che ricorda i drammi di Arthur Miller, come la celebre Death of a SalesmanMorte di un commesso viaggiatore) ed una regia che, pur modernissina, è tutta concentrata sulla resa drammaturgica del divo, come erano quelle dei grandi maestri hollywoodiani del crepuscolo della golden age, quali John Huston.

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Todd Phillips, rinunciando all’epica di cartapesta degli stilemi dell’antieroe buffonesco, opta per una regia raffinatissima, in cui l’omaggio al cinema statunitense anni ’70 viene portato solo come un valore visivo aggiunto, funzionale sia all’inquadramento di quella critica sociale a cui si faceva riferimento all’inizio nell’impianto visivo tipico del cinema d’impegno civile di quegli anni, sia per l’inquadramento storico della storia in un periodo sociale di grandi tensioni; tuttavia l’occhio della cinepresa è per lo più terribilmente contemporaneo e così, ai carrelli orizzontali delle sequenza di corsa a piedi, si sommano le riprese fatte con teleobiettivo anche in interno (laddove in teoria non sarebbe necessario, vista la poca distanza tra il mezzo di ripresa ed i personaggi), creando in molte occasioni quell’appiattimento su sfondi quasi sfocati, utili alla sottile distinzione tra le visioni di Arthur Fleck e la realtà.

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Guardare questo portentoso gioiello della settima arte è per un cinefilo una vera goduria, traboccante com’è di continue raffinatezze ed accortezze: come le scelte cromatiche di una fotografia che si adatta come un camaleonte ai vari momenti del film e che in più di un’occasione ricordano quelle dei film di Nolan, specie quando il campo cinematografico si allarga in riprese di ampio respiro, ma anche come la scelta del punto di vista di ripresa, che segue le dinamiche psicologiche del protagonista, tanto che troviamo il nostro Joker in fuga a precipizio, dal mondo e dalla sua stessa violenza, fotografato dall’alto (come se la cinepresa fosse sopra un furgone che corre dietro il personaggio) o al contrario in basso, al livello delle scarpe e dei piedi, quando procede lungo i corridoi (in leggerissimo rallenty, ma non slow motion) in modo fiero e strafottente, con la sicurezza di chi non ha più nulla da perdere e tutto da dimostrare.

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In generale quella di questo film è una messa in scena nichilista e pessimista, rigorosa e semplice come da tempo non si vedeva al cinema, concentrata in modo quasi pornografico sull’interpretazione di un Joaquin Phoenix che regala alla storia del cinema una recitazione indimenticabile e sulla quale tutti hanno già detto tutto.

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È impossibile ed anche forse sbagliato non fare un confronto tra la sua caratterizzazione del Joker e quella dei grandi attori che in precedenza hanno prestato faccia, corpo e voce a questo personaggio, in altrettante pellicole famosissime (dal leggendario Jack Nicholson diretto da Tim Burton, al sublime Heath Ledger del già citato film di Nolan, fino alla tanto contestata caratterizzazione di Jared Leto in Suicide Squad di David Ayer), ma è anche giusto non cercare altri contatti con le narrazioni e lo stile sia delle storie a fumetti, sia delle pellicole dedicate al Cavaliere Oscuro, perché in questo film non c’è alcun universo condiviso o necessità di preparare il terreno per l’avvento di qualche eroe, che giustifichi artificiosamente l’esistenza del malvagio, né svolte della trama funzionali all’arrivo di altri personaggi in altrettanti film, giacché il Joker di questo film, come i protagonisti di ogni vera pellicola drammatica, trae ogni ragione delle sue azioni e dei suoi sentimenti dall’ambiente sociale ed umano che lo circonda, senza bisogno di referenzialità esterne, di non-detti risaputi o mitologie date per scontate.

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Chi cerca in questo Joker uno spunto per l’ennesimo reboot del franchise di Batman forse potrà avere fortuna nel suo illudersi (visti gli incassi da capogiro che potrebbe spingere la Warner a considerare altri progetti collegati) ma in fondo anche restare deluso, perché la sua trama è solo apparentemente quella delle origini di un super-cattivo, quanto piuttosto una grandiosa e feroce rilettura dell’immortale personaggio di tradizione europea del giullare che irride i potenti, un clown che piange dietro il finto sorriso e ride in modo sinistro ed inquietante mentre le lacrime gli solcano il viso: Arthur Fleck viene presentato sin dall’inizio come un stand-up comedian fallito, simbolo di un circo non più felliniano ma moderno e televisivo e di questo ne è anche la coscienza demoniaca, con la trasformazione della sofferenza in violenza.

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Il web può essere davvero un posto meraviglioso ed è importante che io, arrivato a questo punto della mia recensione su questo film, possa rendere omaggio ad un blogger davvero esperto di cinema e fumetto ovvero Denilson Flores (in arte PizzaDog) , che nel lontano Dicembre del 2016, quando questo Joker di cui oggi tutti parlano non era nemmeno previsto e la maggioranza dei critici e del pubblico conosceva Phillips solo come un abile regista di party movie, recensenso l’ottimo War Dogs, scriveva così: «Todd Phillips è una bomba pronta ad esplodere. Il mondo che quelli di Hollywood gli hanno ritagliato è troppo piccolo per la sua vulcanica anima, […] ha voglia di spaccare ma non con i party movie. […] Con WAR DOGS ha dimostrato definitivamente qual è il suo campo di battaglia. Non sono le feste, è l’autodistruzione. […] non [gli] interessano i personaggi quando sono al loro apice, [ma] quando il loro mondo inizia a crollare e devono fare i conti con l’imminente insuccesso». Con questo suo ultimissimo lavoro, Phillips ha certamente firmato il capolavoro della sua carriera ed anche uno dei film più importanti degli ultimi anni.

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Il Joker del nostro Todd ha sublimato la strada lanciata nel 2017 dal grandioso Logan di James Mangold (laddove il protagonista, per diventare immortale si è dovuto abbeverare alla fonte della decadenza da ogni valore fantastico, immergendosi nel dolore del massimo sacrificio), ma superandolo artisticamente, grazie alla coraggiosa amputazione del cordone ombellicale della storia supereroistica (tale perché dava nutrimento in fase fetale, mentre la teneva legata), sganciandosi in questo modo da ogni altro riferimento al fumetto e creando un’unità narrativa di tempo e spazio, che ha l’orizzonte dell’opera teatrale (di nuovo il riferimento a Birdman e all’opera di Miller) e che potrebbe tranquillamente essere persino musicata e portata in scena a Broadway, come versione malvagia de Il Gobbo di Notre Dame.

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Sono un accanito lettore di fumetti, genere narrativo che negli States si è manifestato con opere di altissima levatura proprio con il personaggio di Batman e dei suoi acerrimi nemici, grazie all’apporto di geniali scrittori e disegnatori, come Frank Miller (The Dark Knight Returns, Batman: Year One), Alan Moore & Brian Bolland (The Killing Joke), Jeph Loeb & Tim Sale (The Long Halloween), Grant Morrison & Dave McKean (Arkham Asylum), Scott Snyder, Jock & Francesco Francavilla (The Black Mirror), Brian Augustyn & Mike Mignola (Gotham by Gaslight) e l’elenco sarebbe ancora molto lungo, ma è giusto precisare che tutto questo mondo di meraviglioso storytelling disegnato ha davvero molto poco a che fare con l’universo cinecomics, così come, fortunatamente, anche questo Joker, poichè questo è vero cinema, non casualmente premiato al Festival del Cinema di Venezia, come già due anni prima era avvenuto per The Shape of Water di Del Toro, pellicola stupidamente sottostimata ed accusata di plagio o ruffianeria sia dalla critica più conservatrice, sia dal pubblico più superficiale e frettoloso, destino che, vedrete, toccherà identico anche al film di Phillips.

Everything-must-go

Come la folla rancorosa dei manifestanti, desiderosa di sfogare la propria frustrazione attraverso una furia devastatrice che da fuoco alla città nel momento più drammatico della pellicola, così io già vedo muoversi gli ignoranti fieri della loro ottusità, incapaci di sforzarsi di scorgere oltre il dito che indica la luna, sordi e ciechi ad ogni segnale ed obbedienti soltanto alle lusinghe del pifferaio di turno ovvero del finto-esperto che, con il suo carico di saccente sarcasmo e di accidia benaltrista, li trascina giù dalla scogliera: adesso che il film di Todd Philips sta avendo un crescente successo di critica e pubblico generalista (cosa da sempre considerata da alcuni opinon leader quasi un marchio d’infamia), non si contano più gli articoletti che spuntano ovunque ed i post nel web in cui la gente si butta come nel leggendario suicidio di massa dei Lemmings, che tuttavia, si sappia, nella realtà etologica hanno un comportamento assai diverso dalla credenza popolare, il che situa il popolo ebete dei social network un gradino evolutivo appena sotto quello dei piccoli roditori artici.


Joker“, USA, 2019
Regia: Todd Phillips
Soggetto e Sceneggiatura: Todd Phillips e Scott Silver


 

95 pensieri su “Joker, morte e rinascita di uno stand-up comedian

  1. Che memoria a ricordarti i commenti del 2016!
    Beh che dire, concordo, è stato davvero un filmone anche se personalmente lo ritengo fin troppo sopravvalutato, non un vero capolavoro ecco, ma rimane un filmone con una prova attoriale memorabile e un Joker memorabile.
    Da lettore di fumetti il sentore del rischio che fosse un film che non c’entrava niente con il personaggio se non per pubblicità era davvero tanto, e invece no. È un film sul Joker in tutto e per tutto.
    Sul discorso della strada avviata da Logan, beh ne abbiamo già parlato in parte nelle scorse settimane, e dopo aver visto sto film sono ancor più dell’idea che non si possa bissare tanto facilmente con altri personaggi, l’elemento fantasy prevarrà sempre e in parte la critica continua a snobbare questi film, vedasi Logan appunto che rimane forse l’obiettivo da raggiungere.
    Ora la Warner pare stia pensando a un film su Due Facce… se non si dimostrerà solo un rumor la WB dimostrerà per l’ennesima volta di non avere le idee chiare sui personaggi di sua proprietà, troppo impegnata ad inseguire il successo del momento.

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    • Grazie Arcangelo! Effettivamente il “capolavorazionismo” è una tentazione spesso suscitata dalle emozioni ed è sempre giusto moderarsi e poi il resto sono davvero gusti personali, ma ci tenevo tanto a sgombrare le nubi minacciose di chi sta facendo troppa confusione e che si è svegliato senza sapere nemmeno chi sia Thomas Wayne, né Todd Philips e che ha solo letto potenti critici fare i confronti con Taxi Driver!

      Riguardo il comune amico Denilson, mi sembrava scandaloso che nessuno trovasse clamorosa la sua chiara visione del senso del cinema di Todd Philips già quattro anni fa: bisogna essere in grado di nuotare nel mainstream e non solo nel cinema d’autore per vedere la realtà e le nuove tendenze (come ho capito facciamo sia io che te ed il nostro comune conoscente) e mi dava davvero fastidio leggere ovunque gente che pontificava come fosse amica di Todd Philipps senza aver visto null’altro che la trilogia di The Hangover

      Ci si vede sul tuo/vostro blog!

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      • Ho letto il tuo sfogo su facebook, stavo rispondendo poi ho pensato di scriverti qua. Tralasciando la follia derivata dal dover necessariamente vedere sotto un ottica negativa i chiari riferimenti a Scorsese pur di demolire questo film (in America forse va pure peggio con quel ridicolo boicottaggio per la violenza e lo spauracchio dell’emulazione, come travisare il senso di un film, anzi strumentalizzarlo, e per questo a Phoenix darei tanti coppini per la sua “fuga” dalle domande scomode), io mi metto un po’ tra i complottisti, lo sai, ne abbiamo già parlato. La reputo una finta vittoria, parlando in termini di cinecomics, inteso come film basato su un fumetto, quasi più uno sfregio verso quel genere che tanto piace e tanto viene criticato, ma lo dico senza negare tutti i pregi di questo Joker, sarebbe stupido, ma non posso fare a meno di vederci qualcosa di “marcio” dietro, proprio perché un Logan non venne minimamente preso in considerazione, capisco siano anche due cose diverse seppur assimiliabili ma ebbe molta meno attenzione dietro (diciamo che a sto giro la WB è stata davvero brava con il marketing creando polemiche su polemiche), e non mi sognerei mai e poi mai di dare un Oscar ad Endgame, magari tecnico si, ma pure qua aprirei una grossa parentesi, tralasciando quella sorta di serialità che ormai contraddistingue l’MCU e che nessun altro è riuscito a replicare, le polemiche, chiamiamole così, le continuo a trovare piuttosto sterili (con tutto rispetto per un grande regista come Scorsese, un po’ meno per una come Jennifer Aniston che non ha esattamente basato la propria carriera sul cinema d’autore), il cinema di intrattenimento c’è sempre stato, è un dato di fatto, anche in passato uscivano una caterva di film che di cinematografico in senso stretto avevano ben poco, e anche oggi è così, solo che alcuni guadagnano tanto, troppo. Per fare un esempio questa sera ho potuto vedere il film Dredd del 2012, quello con Karl Urban, e se lo hai visto e conosci un minimo il fumetto sarai consapevole del fatto che di cinematografico in senso artistico, beh ha ben poco, e qui mi riallaccio al discorso del poter innalzare il genere cinefumetto proprio di fronte al fatto che con un personaggio come Dredd, con tutto il suo potenziale per il tema trattato, siano riusciti a tirare fuori solo un action piuttosto dimenticabile che sparisce di fronte a film come Endgame che al netto di tutti i suoi difetti si guarda col cuore più che con la testa. Di Dredd penso di parlarne nei prossimi giorni e mi riallaccerò a sto discorso.
        Per il resto, non capisco il perché di questo odio per Joker, se non per una sorta di stupido moralismo da una parte e per una incapacità di saper pesare davvero le parole.

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        • Come fai sempre, riesci a dire la cosa giusta al momento giusto! Qui non si tratta infatti di combattere per il diritto di un film ad essere o meno un capolavoro, ma per il diritto di poter esprimere il proprio entusiasmo di cinefilo per un’opera cinematografica che con i suoi difetti ed i suoi limiti è comunque un gran lavoro! Non sempre (anzi quasi mai), è tutto bellissimo o bruttissimo!

          È la stessa cosa che feci nella mia recensione ad Endgame: il fatto che io mi sia emozionato a bestia nelle scene finali, che ho palpitato nel vedere Cap afferrare il martello di Thor, nell’ammirare tutti gli eroi che sbucavano dappertutto per attaccare lo stronzone che aveva dimezzato l’universo, tutta questa bellezza insomma non mi aveva accecato ed impedito di capire che quel film era anche invedibile senza i capitoli precedenti, per l’appunto come il capitolo finale di qualunque saga e tuttavia questo non lo sminuiva artisticamente in senso assoluto, ma lo limitava però in un genere specifico… Parliamo ovvero di una caratteristica, di una sua peculiarità, che lo limitava mentre assieme lo lanciava nel paradiso degli incassi!

          Allo stesso modo, è palese che il Joker non sia un film perfetto, ma non per i motivi etici o per una pretestuosa aderenza ad un film del passato di cui adesso è di moda attaccarlo: un film va (per lo meno da un critico cinematografico) giudicato per ciò che è, per la cura con cui è stato fatto, per la coerenza della storia dall’inizio fino alla fine, per l’efficacia delle emozioni che riesce o meno a trasmettere al pubblico, per l’interpretazione degli attori protagonisti ed infine per il comparto tecnico… Insomma, se leggo un articolo che vuole recensire un film mi aspetto tutto questo e non una stupida chiacchiera da bar, come quella che potrei fare io con i miei amici seduto al tavolo di una birreria…

          Ho letto un pezzo sul Fatto Quotidiano online in cui l’autore definisce il film una “cagata pazzesca” (giuro! Alla lettera!) e non c’era un briciolo di cinema in tutto l’articolo!

          Sulla rivista Wired è apparsa una lunga recensione in cui in pratica il Joker viene descritto come l’attualizzazione di Taxi Driver (parlando per tutto il tempo solo del soggetto, nemmeno della sceneggiatura o del decoupage) e come tale quindi (per il tizio che scriveva) un film “solo” derivativo…

          Ma scherziamo? Sembra di essere all’oratorio di Padre Antonino! Si giudica l’arte come farebbe il parroco di un paesino, che non capisce una mazza di film e parla solo dei significati in superficie….

          Il problema è davvero e solo il budget da un lato e dall’altro la tifoseria: le major hanno spinto il pubblico a tornare in massa al cinema imventandosi contest che non esistono (Marvel vs DC, Spiderman Marvel contro Spiderman Sony, etc.), perché solo spettacolarizzando le attese si poteva alzare l’incasso ed il grande pubblico ci è cascato dentro come un pollo…

          Ovviamente il problema non è il genere cinecomic in senso stretto ma questo modo di vederlo come un terreno di scontro non degli autori ma del pubblico: l’atteggiamento di Disney, Warner, Sony e compagni ricorda quello dei signorotti feudali, che facevano combattere al posto loro un popolo ebete che si metteva in marcia nel fango ed andava a morire per terre che nemmeno possedeva e per ideali di cartapesta venduti loro come verità assolute…

          Finché ci saranno persone libere, che non hanno timore a dire che è bello ciò che per loro è bello davvero, persone dotate di spirito critico, come te, come me, come Clarisse, come i blogger che stimiamo, allora questa orgogliosa ignoranza non avrà vinto!

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          • È proprio questo il punto, una stupida guerra tra poveri, c’è da dire che le major non fanno altro che alimentare qualcosa che ahimé è già instillato in una fetta di pubblico, per fare un esempio la faida Marvel/DC esiste da sempre forse e personalmente superata la pubertà la trovo inconcepibile, capisco i gusti ma non le tifoserie, di quelle che ti fanno vedere tutto con le fette di salame sugli occhi (io preferisco mangiarlo), che poi è anche una cosa sgradevole e svilente per la cosa per cui si “tifa”, se una cosa la si ama davvero bisogna anche riconoscerne gli errori e i difetti. Ti sarà capitato di leggere i miei scleri su certe cavolate che leggo sui social sui fumetti 😄
            In tutto ciò le dichiarazioni del regista di turno non aiutano, anzi alimentano ulteriormente queste faide, poi ok, rispondono a domande che gli vengono poste da giornalisti scemi che a loro volta vogliono approfittarsi di questa situazione per fare clic sui social… insomma non ne usciremo mai.

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            • Davvero, tutto deve essere per forza trasformato in una guerra tra opposte partigianerie e questo non solo nel campo cinematografico o fumettistico, ma ovunque!
              Prova ad esprimere una qualsiasi opinione su temi come adozioni a coppie omosessuali, fine vita, aborto, diritto di privacy, fiscalità, veganesimo, etc…. Parte subito il gioco di chi urla più forte e qualsiasi cosa si dica si finisce per discutere di altro…
              Mi viene in mente il classico meme con Buzz Lightyear che facendo compiere un arco al proprio braccio mostra a Woody qualcosa che noi non vediamo e che si presta da anni a mettere in bocca a Buzz qualsiasi frase…

              Buon weekend a te e consorte!

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  2. Stupenda recensione, come sempre del resto, era ora che un film si concentrasse sulla figura del Joker, sulla sua personalità e sull’anima inquietante di questo personaggio.
    Questo attore l’ha interpretato in maniera fantastica e, come hai sottolineato, il richiamo al clown e alla sua finta comicità è evidente.
    Come ha detto un amico blogger, in fondo un po’ Joker lo siamo tutti…

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    • Lietissimo che ti sia piaciuta, Silvia: non ero molto convinto di scriverla, giacché in generale non amo fare recensioni su singoli film, ma preferisco in genere con i miei amici blogger parlare di argomenti più ampi, di tendenze del cinema o della televisione e lascio ad altri il compito di recensire singole pellicole, specie se appena uscite, ma questa volta, come nel caso del film di Tarantino, stavo leggendo cose che avevano davvero superato il segno…

      Insomma, non riuscivo più a tacere, soprattutto di fronte a finti giornalisti che, pur di stupire il lettore, raccontando chissà quali grandi verità, piegano la realtà delle cose forzando i giudizi: ho letto cose terribili, specie su riviste di grande tiratura e con tantissimi lettori online, che poco avevano a che fare con la libertà di opinione, ma soprattutto che nulla avevano a che fare con il cinema in senso stretto…

      Ora mi sfogo un pochettino con te con cui ho preso confidenza…

      Non è una colpa essere ignoranti, ma essere orgogliosi della propria ignoranza quello si che è deprecabile! Insomma, io non mi vergogno se non capisco un piffero di matematica o medicina o botanica o veterinaria o astrofisica o ingenegneria, ma non mi sognerei mai di usare la mia posizione di editorialista o giornalista o semplice opinion leader per sputare sentenze su questi argomenti e così, quando leggo pseudo-critici che copiano ed incollano opinioni che palesemente non hanno altro scopo se non quello di schierarsi da una parte o l’altra di una barricata, beh, allora sento il bisogno di fare il punto, sempre pacatamente ed educatamente e soprattutto argomentando e spiegando la mia opnione, ma quella della dialettica è diventata un’arte rara, come la religione Jedi in tempi di basso impero…

      Scusa lo sfogo, ma ti so amica e me lo sono concesso.

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      • Hai assolutamente ragione, quello che rovina tutto e l’arroganza, la supponenza che erge tutti a professori, ed esperti, quando in realtà si basano solo su pareti già espressi!
        Io non ho nessuna difficoltà ad ammettere la mia ignoranza in questa, come in arte o tanti altri campi, parlo solo in base al mio gusto personale, se facessero così senza avere la pretesa di insegnare niente a nessuno sarebbe molto meglio! 😏

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  3. Non avevo fatto caso, poiché all’epoca non me ne interessavo, che Scott Silver avesse sceneggiato The fighter, uno dei film più belli che possa dire di aver visto.
    Se tanto mi dà tanto, questa corrispondenza ed il tuo post non sono capitati a caso, ed ecco perché ho fatto bene ieri a rimandare la mia uscita per Joker (che tanto è in programmazione anche la prossima settimana, e in un orario a me più favorevole).

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    • Jest! Carissima Jest… Non ti ho visto all’ulima riunone degli Ossessivi Compulsivi Anonimi (OCA per gli adepti, con un logo molto stlizzato che ricorda quello stampato sulle scatolette di foie gras d’importazione) organizzata da Padre Antonino (lo faccio sempre arrabbiare quando gli cito Sant’Agostino, che lui mal sopporta ed al quale cerca sempre di ribattermi con San Paolo!)…

      Anche oggi, quando mi sono seduto, non vedevo l’ora che si alzasse in piedi la mia vicina Claretta (cazzo, si siede sempre spostando la sedia dalla simmetria della bellissima linea ovale invisibile che traccia un semicerchio perfetto sulle piastrelle, come a forma di occhio), così le ho spostato la sedia mentre parlava e mi sono sentito meglio…

      «Salve a tutti, mi chiamo Paolo, oggi mi sono sentito ferito nell’animo per aver letto sulla rivista Wired una recensione che non diceva nulla sullo specifico filmico del Joker, tipo la regia, la messa in scena, la fotografia, le musiche… Ma pretendeva di convincere i suoi lettori che quel film non era un capolavoro perché era di fatto copiato interamente da Taxi Driver! Cioè, non una scena o due, ma proprio tutto il film!… Fatto di cui ovviamente solo lui e pochi altri adepti si sono accorti, mentre tutti i giurati del Festival del Cinema di Venezia no e così, quei giurati sono tutti caduti nell’inganno ed hanno premiato un film “copiato” con il Leone d’Oro… Davvero, non ci volevo credere… Sono stato così male, che ho cominciato a grattarmi dietro l’orecchio destro, così tanto che mi sono fatto sangue e poi con il sangue mi sono sporcato i pantaloni ed allora sono scappato via dal lavoro…»

      Poi ho pianto, tantissimo e fortunatamente tu non eri presente all’OCA così non mi hai visto…

      Penso che ora prenderò delle pillole, che dici, Jest?

      P.S. (Che poi è la parte seria della risposta) Si, ciò che sta accadendo in Italia con questo Joker è incredibile: praticamente nessuno sta parlando davvero del film, ma solo di “altro”… Pensa che non ho letto nessuno che mi parlasse delle musiche o delle scenografie e figurati se qualcuno si è accorto che il co-sceneggiatore è Scott Silver… Comunque io ho adorato The Fighter e Bale in quel film è semplicemente immenso (persino in quella magrezza ostentata, quando vedrai il Joker, troverai empatia e cortocircuiti emotivi)

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      • Per l’empatia, ti giuro, mi son bastate le foto che hai scelto. Per fortuna vado al cinema di pomeriggio, ma per l’occasione mi procurerò fazzoletti in abbondanza, una pallina antistress (un tempo ne avevo una rossissima a forma di cuore, ma un cuore umano, mica un culo rovesciato), e una felpa con cappuccio + occhiali da sole di modo da nascondere lo stravolgimento.
        (Mi spiace aver saltato la riunione, alterare la routine come sai mi scombussola. Però sentivo più urgente il bisogno di raddrizzare tutti i rametti del nuovo pino che ho messo sul balcone, ed è un lavoro lungo…
        … per di più ho appena letto e commentato Il fascismo eterno di Eco, te lo ritroverai nel Reader martedì, e a me Eco blocca la digestione, a prescindere.
        Mi calo un altro po’ di bicarbonato e vado a letto, buonanotte!).

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  4. Quoto alcune cose già dette da Arcangelo come la riflessione e la paura che si potesse da una parte empatizzare troppo col personaggio e quindi banalizzarne la figura e, dall’altra che potesse essere un chiunque con un nome famoso appiccicato sopra, invece sono rimasta piacevolmente stupita dal film e mi è davvero piaciuto tantissimo, da lettrice appassionata sopratutto di questo personaggio non mi aspettavo nemmeno così tanto di lui, tante piccole cose sparse che mi hanno riportato alle tante sensazioni di quando lo leggevo e mi appassionava e lo amavo alla follia, meraviglioso Phoenix poi, è sempre stato un bravissimo attore, almeno per me ma davvero fantastico qui…, anche le differenze globali della storia su cui di solito sono più pignola (non tanto negli elementi “fumettosi” ma preferisco sempre l’origine più fedele con un Joker successivo a Batman invece del contrario), le ho trovate ben bilanciate e mi sono andate bene proprio perché vanno a braccetto con i vari messaggi del film sia sul piano sociale che personale. Complimenti per la bellissima recensione, adoro il fatto che sia sempre un bellissimo viaggio leggerti, mi permetto di congratularmi anche per quella dell’ultimo film di Tarantino, non l’ho ancora visto ed è per questo che non ho commentato, ma è stato davvero bellissimo, ogni punto lo rendi interessante e ti spieghi efficacemente.

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    • Clarisse… Mi sono innamorato della tua penna da quando discutemmo assieme di cartoni animati classici della Disney ed è stato ogni volta come trovare qualcuno con cui sorridere e continuare a ripetere «Esatto! E’ proprio così!» seduti ad un tavolo di un bar, magari in uno stand a Lucca o dietro il banco di una fumetteria…

      Tra l’altro il cinema, quello vero (che sia un cinecomics o un film autoriale, un film povero o un blockbuster miliardario non importa) è fatto di momenti e mi piacerebbe fare un post su quante scene iconiche mi ricordo con personaggi di un film seduti ad un tavolino di un bar… Magari partendo da quella in Inception, con Cobb che insegna ad Ariadne come costruire la struttura dei viaggi onironautici, seduti al tavolino di un bistrò di quella che sembra una via di Parigi… E poi via di corsa con tutta la nouvelle vague di Truffaut, di amori e tradimenti coniugali, ma anche di spionaggio, con agenti segreti e faccendieri intenti a sorseggiare tè marocchino alla menta al mercato di Marrakech, fino ai tavolini dei film di sci-fi, con cameriere futuristiche che girovagano per i tavoli come in una fiera dell’automobile di Zurigo…

      Sto divangando, ma siete voi che mi portate a divagare e vi voglio bene anche per questo… Oltre che per il fatto che hai trovato belle le mie ultime due recensioni, cosa che mi inorgoglisce non poco!

      Grazie ancora!

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  5. il film non l’ho ancora visto, ma è una delle mie prossime incursione nel mondo della celluloide digitalizzata, proprio perché tutta la serie di recensioni positive (compresa la tua) non possono che farci venite l’acquolina in bocca. Era già nell’aria, non tanto per il premio ricevuto a Venezia, ma per una rivisitazione artistica che puzzava di capolavoro, proprio per la trama e l’ambientazione che scoperchiava tutta una serie di archetipi e di sovrapposizioni di personaggi (o il personaggio) i quali, pur immersi nell’immaginario americano, si fondono con quelli del mondo antico. E in questo caso si possono scomodare un’infinità di protagonisti i quali si fondono a meraviglia con quelli del presente prossimo venturo. Tra l’altro, se maestri della graphic novel come Alan Moore o Gant Morrison hanno attinto a piene mani nel mondo delle maschere, è perché proprio “la maschera” diventa lo sdoppiamento della nostra personalità, in questo caso, in questo caso alterata, perché non c’è un mostro deforme, ma un “arlecchino” dall’apparenza divertente, racchiuso nella sua metà oscura. E qui mi fermo, altrimenti parto con un saggio a metà fra l’antropologia, la sociologia e la soria dei vampiro, o dei diversi, compreso me stesso. Un brindisi allora… e buona serata (!) o visione, che fa sempre bene: nella finzione (ma non tanto… )

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    • So che a Kasa non dispiacerà se te lo dico, perciò ecco: ma parti, parti, elabora… qui si lavora e si socializza nel mondo esterno giusto in attesa di poterci dedicare senza orari e patemi a parlare di uomini ridotti a stereotipi che a loro volta indossano maschere – che poi non sanno più come togliersi.
      Persone intrappolate dentro personae che si riflettono dentro specchi deformanti.

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    • Non hai davvero idea di quale piacere, sia emotivo che intellettuale, mi abbia scatenato il tuo commento, perché viviamo davvero in un mondo arido, caro Barman, dove giornalisti e scribacchini si arabattano a copiarsi l’un l’altro la battuta salace, buona per acchiappare qualche like in più nella loro squallida pagina social, tanto che quasi nessuno ha parlato del vero significato di questo film ovvero della maschera (non ho citato a caso il Gobbo di Notre Dame, non già per Quasimodo ma per il Giullare che si beffa del re restando impunito) di un Arlecchino triste, come un Dario Fo demoniaco, un giustiziere che impicca a testa in giù, non perché memore della fine del ventennio fascista ma perché insegue l’archetipo della carta simbolica dei Tarocchi…

      Poi arrivi tu ed è una boccata d’osssigeno per il cervello e ti ringrazio per una diversità che sembra ricchezza e valore aggiunto per l’animo…

      La tentazione a volte è quella di non bere in modo consapevole, come sarebbe giusto e doveroso per mantenere il gusto e l’equlibrio, ma di perdersi, come uno sciamano nel peyote o un poeta maledetto nell’assenzio prima maniera o un cittadino disilluso nel bourbon da litro…

      Poi ci si riprende, si ascolta buona musica (molta di quello che possiedo lo è tale anche per merito tuo), si legge di meraviglie dell’intelletto, si riscopre l’arte e poi ci si ritrova da te, già ebbri di amore per il bello, inteso kantianamente come “fatto bene”.

      Grazie di tutto, barman.

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  6. Seguo da un po’ di tempo i tuoi post e non vorrei sembrare un lurker, ma non mi sono mai permesso di commentare solo per timore e pudore. La qualità dei tuoi scritti (e quella dei tuoi “seguaci” che commentano) è di una profondità disarmante, piena di tecnicismi e citazioni da far impallidire un Mereghetti. Cinema, fumetti, letteratura (anche un po’ di videogames se non sbaglio) li hai masticati e digeriti a dovere per poter fare delle disamine così accurate. Quindi ti faccio i complimenti per questo splendido post. Semplicemente fantastico. Grazie

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    • Carissimo e gentilissimo Gianni, il tuo commento oggi mi fa più piacere che mai, perché ho appena finito di postare sulla mia pagina Facebook uno sfogo, con parole inadatte alla piattaforma WordPress, sull’imbarbarimento davvero eccessivo che ultimamente, per colpa proprio dei social network, sta letteralmente strozzando le belle discussioni che si sono sempre fatte tra appassionati su cinema, televisione, musica ed arte in generale…

      Ciò che intendo dire, Gianni, è che un vero arricchimento culturale individuale ha luogo proprio quando ci si confronta con opinioni differenti su un comune argomento, ma quando invece si deve subire la dittatura dell’ignoranza arrogante, portata come una bandiera da bifolchi che hanno solo il vantaggio di avere un discreto seguito sul web e che sono convinti di essere depositari della verità solo perché urlano la loro versione dei fatti, beh, allora la discussione non è più un arricchimento ed una diversa opinione diviene quasi un’offesa…

      Perciò grazie ancora, per i tuoi like, per il tempo che spendi nel leggermi ed infine per la generosità delle tue parole, che mi ridanno fiducia nell’umanità.

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      • Mi hai fatto venire in mente la premessa di un librino scritto nel 1999 Videogames elogio del tempo sprecato di Ciro Ascione dove, in maniera piuttosto provocatoria e sprezzante, così definiva l’acquirente del suo libro: “persone mentalmente aperte, che amano tenersi aggiornate un po’ su tutto. Sembrate proprio lo spettatore tipo al quale ama rivolgersi Irene Bignardi nelle sue recensioni cinematografiche: non veri e propri cinefili, ma persone “intelligenti”, “sensibili” e “curiose”, da coccolare e blandire anche se non sanno chi sia Samuel Filler (nemmeno la Bignardi deve saperlo troppo bene, credo)”. Ora chi segue i tuoi scritti va sicuramente oltre i tre aggettivi sopra usati e virgolettati perché capisce di aver di fronte un cinefilo. Entri nel merito della questione, la svisceri da tutti i punti di vista (storytelling, musica, scenografie, regia…) e ne restituisci al lettore una tua personale visione, pur sempre rimanendo sul filo dell’obiettività.

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  7. I miei complimenti per questo stupendo articolo così completo e pieno di informazioni interessanti. A mio giudizio Joker non è un capolavoro. Tutto il film si basa su degli stili utilizzati da film precedenti ad esso (i riferimenti a Taxi Driver si sprecano) e quindi non ha portato in scena nulla di nuovo. Ma è comunque un film ottimo girato veramente bene (sono contento che Phillips sia riuscito a “esplodere” come hai scritto tu) e una fotografia anni ’70 molto ben curata che a mio avviso meriterebbe una nomination. E tra tutti il personaggio di Arthur, la caduta di un uomo e la nascita di un prodotto malato di una società malata. Tutto reso alla perfezione. Interessante anche quello che hai detto su Thomas Wayne, scelta che io ho molto apprezzato. Tra l’altro il suo comportamento deriva dal fatto che, come ha poi detto anche Arthur, non capisce le persone come lui e non si è mai sforzato di capirle. C’è una grande differenza tra ricchi e poveri che questo film riesce incredibilmente a sottolineare e a trattare con cura. Una cosa che mi ha molto sorpreso.
    Il tuo articolo è stupendo come sempre!

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    • Che piacere leggere i commenti di qualcuno che ama il cinema, come mezzo espressivo, come arte, come voglia di comunicare: quando parli, amico mio, lo si sente in ogni parola ed ogni commento e questa è la più grande vittoria che l’arte possa segnare per sé stessa!

      Ciò che intendo è che quando tu, Butcher, parli di un film, recensendolo o commentando la recensione di un altro, come in questo, parli con la voce di chi ha dentro di sé i grandi classici, il cinema espressionista tedesco, la new Hollywood, il cinema fantastico, l’horror, il fantasy, insomma parli sapendo cosa è stato grande in passato e giudichi i film con quei metri di paragone; inoltre, tutta questa consapevolezza, paradossalmente, ti porta ad essere più umile di altri molto meno preparati di te, non avendo bisogno di sollevarti sopra gli altri perché stai già guardando un film dritto negli occhi e quindi non hai bisogno di dimostrare niente a nessuno…

      Per questo nelle tue critiche (compresi i distinguo dal giudizio altrui, come in questo film) non sei mai aggressivo o supponente: tu non hai bisogno di alzare la voce giacché il tuo pensiero si sente già benissimo!

      Per me i confronti con Taxi Driver ed i generale con il cinema nordamericano anni ’70 sono un valore aggiunto a questo film, ma comprendo che possano anche essere viste come una mancata originalità, ma in ogni caso, anche al netto di queste considerazioni, è indubbio per entrambi che Phillips abbia tirato fuori una regia davvero sopraffina, che sono certo gli varrà una nomination nella specifica categoria, che potrebbe anche vincere (invece, non importa chi saranno i candidati, ma anche venisse inserito nella rosa dei migliori film, Joker non vincerebbe mai quella statuetta).

      Le musiche ti sono piaciute? Sarà che io amo da impazzire lo stile di questa compositrice, ma lo dico a tutti!!!

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      • Intendi Hildur Guðnadóttir? Anche a me piace molto il suo stile e apprezzo molto il violincello. E ti giuro è stata una bella sorpresa sentire un tipo di musica differente dagli altri film sui fumetti. Tra l’altro c’è una discussione se questo film sia un cinecomics o no. Ormai i cinecomics hanno delle regole ben precise che in molti rispettano, ma Joker non segue questo tipo di regole. Joker è più un thriller psicologico con tratti noir e non mi pare che abbia adottato certi stilemmi dei cinecomics.

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        • Personalmente penso di essere stato chiarissimo nel mio post, visto che proprio sulla definizione del film apro il mio pezzo…
          Il cinecomic come genere non è semplicemente un film il cui soggetto si basa sull’elaborazione di una storia trattata per prima in un fumetto, altrimenti ci sarebbero tantissimi cinecomics in giro di cui la gente non sa nemmeno dell’appartenza a tale categoria (come il film di Sam Mendes da me citato), ma è un trattamento in cui il dramma e la spettacolarizzazione dell’action debbono seguire regole di avanzamento della storia molto mainstream e molto popolari (nella tradizione dei vecchi kolossal biblici hollywoodiani o dei film a sfondo mitologico): in pratica cinecomic è diventato sinonimo di storia con soggetto supereroistico e già questa limitazione dice tutto su quanto il genere nel suo complesso sia costruito a tavolino…

          Nessuno ha mai parlato di cinecomics con film tipo Ghost World di Terry Zwigoff E questo perché in essi mancava l’elemento Fantasy considerato dalle majors l’ingrediente per per vendere una storia al pubblico teen o tardo tale.

          Per per me non c’è alcun dubbio e l’ho scritto: Joker non è un cinecomic e non casualmente io e te, che di cinema ne capiamo davvero (basta troppa modestia di fronte ai barbari, porca boia!), siamo perfettamente d’accordo.

          P.S. Martin Scorsese è dono dell’umanità all’arte e ringrazio ogni giorno per il fatto che esista, che abbia lavorato e che continui a farlo.

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  8. Finalmente posso leggere la tua recensione! Mi sono tenuto (a fatica) lontano dalla tua disamina prima di sedermi in sala e godermi questo “filmone”. Ho dovuto elaborarlo bene nella mia mente qualche giorno prima di recensirlo una buona volta perché è una di quelle pellicole viscerali, che ti rimane in testa anche dopo diverso tempo.
    Sono uno di quelli illusi che pensano che questo Joker possa essere usato per il reboot batmaniano degli anni 2020, che ci posso fare? Trovo che sarebbe un grosso peccato non rivedere un Phoenix di questo calibro nei panni del Joker oltre al fatto che non c’è clown senza la sua nemesi: il cavaliere oscuro. Il dualismo quasi manicheo (caos vs ordine, imprevedibilità vs pianificazione, divertimento vs dovere) dei due è qualcosa che merita di tornare sul grande schermo, con buona pace di altri villain belli quanto vogliamo ma mai così “potenti” come il Joker. Spero che la Warner non abbia la malsana idea di fare una sequela di film dedicati ai villain perché, a parer mio, sarebbe una grandissima idiozia. Ben venga un tono realista, ben venga l’indagine psicologica di chi veste i panni del criminale cattivone (vero, Marvel? Salvata con Thanos ma quanti cattivi trasparenti ci siamo sorbiti in 10 anni?) ma non si può lasciare in panchina Batman mentre il suo universo viene sfruttato. Se vogliamo trovare dei limiti al film, per me risiedono in una sceneggiatura che fa il suo ma non stupisce più di tanto (tranne nel caso di una pseudo-rivelazione che, in tutta onestà, mi aveva fatto accapponare la pelle per il ribrezzo. Spero che decada e non venga tirata fuori mai più, per carità) che vede un Arthur re dei disgraziati, vessato ogni secondo della pellicola (sino all’atto finale), mentre tutto il resto rimane sfuocato sullo sfondo (Gotham e personaggi secondari). Pur con tali limiti (che però finiscono per regalarci ancora più minutaggio di un Phoenix sontuoso, non male direi), la scrittura riesce nell’intento di descrivere la sua metamorfosi senza mai portare lo spettatore a parteggiare per quello che diventa un folle assassino. La pietà trova spazio nel primo atto, poi le distanze vengono prese e lo spettatore è affascinato quanto schifato dal male che emerge, subdolo, in una psiche che alza bandiera bianca.

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  9. Pingback: Joker, morte e rinascita di uno stand-up comedian — kasabake – Alka Traz shop

    • E pensa che mi sono trattenuto in confronto a quello che ho scritto su Facebook!

      PizzaDog? Oramai passa di rado qui su WordPress, ma quando lo fa lascia il segno: mi ha lasciato dei commenti tempo fa, ma ora è un po’ che non lo sento, nemmeno per questa circostanza del Joker…

      Sul sequel ho timori anch’io e questo malgrado lo stesso Phoenix, intervistato al riguardo avrebbe risposto “Un sequel, perché no? Non mi dispiacerebbe…” Mah! Di certo la Warner sta da settimane contando i verdoni, per cui un pensiero bello grosso lo hanno fatto di sicuro!

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      • Ahahah ho paura, avrai sparato a zero.

        Mannaggia pensavo PizzaDog si palesasse con un post su questo film, perché ero curiosa di sapere cosa ne pensava invece sono andata a vedere e c’era come ultimo post Endgame (di cui io giuro non ho mai trovato un modo costruttivo di parlarne perché è davvero monumentale).

        Ma Joaquin sta bene??? cosa gli è successo, cosa parla di sequel oddio, Rooney Mara me l’ha rovinato 😀 (No scherzo, sono bellissimi, ma mi fa strano una cosa simile detta da lui)

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      • Ma a proposito di Phoenix (oh, qui si sta andando troppo in topic, tocca ri-squilibrare l’andazzo), leggendo l’n-esima recensione di Joker ho beccato chi si lamentava – anche questo discorso non ci è nuovo, e giustamente! – del fatto che si parli ora, alla buon’ora, di Oscar per Gioacchino ma se lo siano filato assai poco in precedenza. E menzionava Vizio di forma di Anderson: voi che me ne potete dire?
        M’ha fatto venire una certa voglia.

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  10. La tua definizione di cinecomic è davvero perfetta: è un film d’azione condito con elementi fantastici. E proprio perché costituisce in pratica una loro evoluzione, ha praticamente mandato in pensione gli action movies tradizionali, quelli in cui l’eroe del film andava avanti con la sola forza dei propri muscoli, dei propri pistoloni e del proprio cervello (non necessariamente in quest’ordine).
    Va detto comunque che la crisi di quel genere dipende anche dal fatto che non è stato trovato un vero erede della mitica triade Stallone – Schwarzenegger – Bruce Willis: l’unico attore della generazione successiva che può reggere il confronto è Jason Statham. Dwayne Johnson neanche lo cito, perché non vale un’unghia di Jason Statham, che a sua volta non vale un’unghia di Stallone, Schwarzenegger e Bruce Willis. Se il futuro degli action movies è in mano a lui, stiamo freschi.
    Riguardo al Joker, avrei dovuto dedicargli il mio post di Ottobre, e quindi la recensione letteraria che hai commentato all’inizio del mese avrebbe dovuto essere il mio post di Novembre. Poi però il film del Joker non mi è piaciuto (ha dei buoni momenti, ma nel complesso è un film troppo triste per i miei gusti), e quindi ho deciso di anticipare la pubblicazione del mio post letterario. Avrei potuto tranquillamente far finta che il Joker mi fosse piaciuto, e se avessi scritto una recensione positiva su un film così di tendenza quel post avrebbe guadagnato 1.000 clic in tutta facilità, ma non potrei mai ingannare il mio pubblico.
    Una precisazione: del Joker mi ha dato noia non la tristezza in sé, ma il fatto che in molti casi si tratti di una tristezza assolutamente gratuita. Va bene indugiare sugli elementi depressivi del film se sono essenziali per lo sviluppo della trama, ma se invece se ne può fare a meno direi che non è il caso di calcarci troppo la mano. Todd Phillips invece ci ha calcato entrambe le mani ed entrambi i piedi, e quindi ha a mio giudizio esagerato.
    Hai ragionissima quando dici che il Joker, oltre ad essere un dramma individuale, è anche una riflessione sulla società moderna, sempre più rabbiosa nei confronti delle élites e dei privilegiati. Questa rabbia è andata così tanto fuori controllo che ha finito per assumere degli aspetti grotteschi e pericolosi: cito ad esempio il movimento dei novax, arcignamente convinti senza alcuna prova scientifica che i vaccini siano dannosi e facciano parte di un grande complotto per far arricchire le case farmaceutiche.
    Meno pericoloso, ma comunque insopportabile è il disprezzo nei confronti degli intellettuali, anch’essi visti come un’élite perché fanno un lavoro che non comporta alcuna fatica fisica, e perché c’è la convinzione (sbagliatissima) per cui soltanto i ricconi possono permettersi di andare avanti negli studi fino alla laurea. Un’altra convinzione ridicola che sta prendendo piede riguardo agli intellettuali è che le loro competenze non siano molto diverse da quelle della gente poco istruita, perché anche chi ha la terza media come titolo di studio può acquisire delle buone competenze consultando qualche sito su Internet. Da lì la pretesa di molti ignoranti (novax compresi) di mettersi a discutere alla pari con persone che invece li sovrastano dal punto di vista culturale, anzi neanche alla pari, ma perfino con la presunzione di saperne più di loro.
    Tutto questo era stato anticipato addirittura con 60 anni di anticipo da uno splendido romanzo di fantascienza del 1956, “Futuro al rogo” di James Gunn. In questo libro si immagina una società in cui il popolo comincia a guardare con estremo sospetto le persone istruite, perché ritiene che usino la loro cultura per ordire dei complotti ai suoi danni: un politico (il senatore Bartlett) si accorge di questo clima ostile nei confronti degli intellettuali, e lo cavalca proponendo una legge che dichiari nemici del popolo tutti i laureati. La legge passa: a quel punto il protagonista del romanzo (il professore universitario John Wilson) prima inizia a girare per gli Stati Uniti sotto falsa identità, poi comincia a progettare una difficile fuga verso il Brasile, uno dei pochi stati al mondo ancora tolleranti nei confronti degli intellettuali. Non voglio dirti altro, altrimenti non lo leggi più.
    Passo a commentare i punti del tuo post che mi hanno colpito di più, nell’ordine in cui li hai presentati.
    Riguardo a Thomas Wayne, a mio giudizio non è una figura negativa, ma semplicemente una persona talmente tanto calata nel proprio mondo dorato da aver perso totalmente il contatto con la gente comune. Per questo motivo non è in grado di capire che il movimento fondato involontariamente dal Joker meriterebbe di essere preso sul serio e analizzato, non liquidato con 2 parole gonfie di disprezzo e di scherno. E’ lo stesso errore che commisero i nostri politici quando Grillo fondò il Movimento 5 Stelle.
    Non sapevo che il film fosse stato scritto dallo stesso sceneggiatore di The Fighter. La cosa non mi stupisce comunque, perché entrambi i film si basano sul riscatto sociale di un appartenente alla classe proletaria, anche se nel caso del Joker questo riscatto avviene in modo infinitamente più violento.
    E’ verissimo che Joaquin Phoenix ci regala l’ennesima interpretazione perfetta della sua carriera, e infatti Joker è palesemente il film che gli farà vincere l’Oscar. A mio giudizio l’unico che potrebbe contenderglielo (partendo comunque largamente sfavorito) è Mark Ruffalo, perché ho letto che ha recitato benissimo in Dark Waters.
    Ci hai visto giusto anche quando hai scritto che la Warner sta già cercando un modo di cavalcare l’onda del successo del Joker, inaugurando un vero e proprio filone di cinecomics dedicati ai nemici di Batman: il prossimo dovrebbe essere Due Facce. Il Cavaliere oscuro ha un ottimo parterre di antagonisti, ma nessuno di loro ha l’appeal del Joker, e soprattutto nessuno di loro troverà mai un interprete perfetto come è avvenuto con Joaquin Phoenix: di conseguenza ritengo che quest’idea, oltre ad essere una becerissima operazione commerciale, non porterà neanche chissà quali benefici dal punto di vista economico.
    Riguardo a Frank Miller, leggere il suo nome è stata una gioia e un dolore allo stesso tempo. Una gioia perché ci ha regalato i fumetti più belli che siano mai stati scritti, un dolore perché ha perso totalmente la brocca ormai da diversi anni, e da allora ci ha propinato dei fumetti in cui si fatica a trovare non ti dico della bellezza, ma anche soltanto un filo logico. Nonostante questo ho ordinato in lingua originale la sua ultima opera (Superman: Year One), e ho già ricevuto i primi 2 numeri: da una rapida sfogliata mi sembra che potrebbe essere tornato su livelli quantomeno decenti, ma non posso dirtelo con certezza, perché leggerò la miniserie in questione soltanto quando avrò in mano tutti i numeri.
    La mia casella di posta elettronica era quasi piena, e per evitare che si esaurisse lo spazio disponibile ho dovuto fare in modo di ricevere meno mail possibile. A questo scopo ho disattivato tutte le mail di notifica che mi arrivavano da WordPress, comprese quelle che mi annunciavano i tuoi post. E’ questo il motivo per cui ho commentato la tua recensione con così grave ritardo, e probabilmente succederà anche in futuro. Ma in fondo è stato un bene che io abbia scoperto soltanto stamattina l’esistenza di questo post, perché nei giorni precedenti non avrei mai avuto il tempo di soffermarmici così attentamente, e quindi mi sarebbe sicuramente sfuggito qualcuno degli spunti sopra elencati.
    Chiudo con un consiglio: vai a vedere Brave ragazze. Erano anni che un film non mi faceva ridere così tanto, ed è anche una storia piena di umanità.

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    • Come capita molto più spesso di quanto non si pensi, aldilà dei distinguo del gradimento finale di un film, legato ai gusti personali, ci troviamo ancora una volta d’accordissimo sulle valenze culturali dell’operazione in sé, ovvero su quello che io e te pensiamo del genere cinecomic e di come abbia di fatto fagocitato e sostituito il classico action, di come ancora non ci sia (a mio avviso direi più per conseguenza del primo fattore che per incapacità attoriali) un reale degno sostituto della triade di divi da te citata e che ha regnato incontrastata per almeno due decenni, di come nel film del Joker si evidenzi la cecità dei potenti di turno a sottovalutare i populismi (laddove generati da paure reali e lasciati crescere fino a trasformarsi), infine di ciò che pensiamo/temiamo possa accadere per l’ottusità della Warner che, appiattendo tutto, vorrà banalmente solo clonare un successo commerciale innegabile.

      È sempre bello leggere i tuoi commenti Wwayne e non importa un fico secco quando arrivano: ad un amico si apre la porta sempre, anche dopo che gli altri se ne sono andati e si resta con lui a brindare, ridere o piangere fino a tarda notte.

      P.S. Visto il racconto che hai fatto delle tue mail, spero che tu abbia comunque letto la risposta che avevo mandato alla tua mail di commento delle foto dal set di Diabolik!

      Un abbraccio, John.

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      • L’avevo letta e volevo anche risponderti a mia volta, per ringraziarti delle parole così affettuose che mi avevi rivolto. Purtroppo però me ne sono scordato, perché come ti dicevo prima questo è un periodo davvero impegnatissimo per me, e quindi su 1.000 cose che devo fare ce n’è sempre qualcuna che mi scappa di mente.
        Questo tour de force durerà fino al 25 Ottobre incluso, poi una breve pausa fino al Lucca Comics, che di tutti gli impegni di questo periodo è ovviamente quello al quale penso con più piacere.
        Il più spiacevole invece è quello di domani sera: il mio bar di fiducia sta per chiudere, e dalle 19 a mezzanotte ci sarà un aperitivo d’addio. Ci andrò ovviamente, ma con la morte nel cuore.
        Il bar in questione deve chiudere perché i suoi gestori erano in affitto, il proprietario del fondo ha trovato qualcuno che glielo comprava e quindi li ha praticamente sbattuti fuori. Il lato positivo è che anche il nuovo proprietario del fondo vuole farci un bar, ma non sarà mai come prima.
        Ti confido tutto questo perché so che anche tu ami i locali dall’atmosfera familiare, quelli i cui proprietari ti fanno sentire a casa anche se è la prima volta che ci entri, e quindi sei uno dei pochi in grado di capire quanto sia drammatica la chiusura di un bar di questo tipo.
        Spero che quantomeno non si interrompa il rapporto di amicizia che ho con i suoi gestori (un marito, una moglie e la sorella di lei): sarebbe davvero un peccato se ci perdessimo di vista dopo oltre 2 anni di frequentazione quotidiana. Anzi, anche più che quotidiana, perché spesso oltre alla colazione ci facevo anche il pranzo. E a proposito di pranzo, vado a scongelare una pizza: un abbraccio anche a te, amico mio! 🙂

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    • Ma che bello, amo i commentoni ❤ 🙂
      Statham non è né Schwarzy né Sly, ma penso che si sia ritagliato non solo uno spazio, ma un ruolo diverso e adatto a lui, più spesso che no pieno di comicità anche trash, che funziona bene. Ma tu non darmi retta, sei sicuramente più obbiettivo di me che sono una fan col cuore in mano (con tanto di aorta divelta ancora penzolante) 😍

      Joker triste: ti confesso, io temevo di trovarlo ancor più triste e patirne.
      Invece m'è parso equilibrato (ahahah), non moderato cioè frenato, eh, ma comunque nemmeno spinto quanto mi aspetterei – che non sarebbe un male: mi farebbe soffrire, ma non sarebbe un male.
      Noto che più d'una persona, non solo tu, l'hanno trovato in questo senso "calcato" – come si suol dire: "ci marcia". Io dissento, perché mi pare che abbia toccato parecchi punti vitali della questione malessere sociale / disagio psichico senza, tuttavia, approfondirli granché (e questo per la verità è il vero difetto che ci ho visto). E senza esagerarli (vabbeh, morti ammazzati a parte, chiaro, ma nemmeno troppo…).

      Sono curiosa (sono curiosa come una scimmia di natura) ma come te perplessa e diffidente sul risultato, rispetto alle possibili nuove uscite stand-alone di altri antagonisti batmaniani – è verissimo che ne ha molti e di livello, ma proprio per questo l'eventualità che ci peschino dentro senza riguardo mi preoccupa 🧐

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      • Statham è stato più sfortunato rispetto a Stallone e Schwarzenegger non solo perché Madre Natura gli ha donato meno carisma, ma anche perché a differenza loro non ha mai fatto un film che fosse qualcosa di più di un semplice action movie da 3 stelle. Forse l’unica volta che ci è andato vicino è stato con Joker – Wild Card, ma anche quel film sfigura in confronto al Cobra di Stallone o all’Eliminatore di Schwarzenegger. Grazie per la risposta! 🙂

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  11. Pingback: Joker, o della commedia (minima) della vita – Le cose minime

  12. Ho visto il film domenica e sono ancora in stato catatonico.
    Era dai tempi di Logan che non uscivo dalla sala così sconvolto e anche se il film di Mangold mi ha lasciato qualcosina in più sul piano emotivo, la bellezza del Joker di Philips è francamente ineluttabile.
    Come ben sai mi tengo sempre distante dalla critica professionista, un manipolo di falliti e prezzolati talmente incapaci di realizzare qualcosa che si limitano a denigrare il lavoro altrui (se cercano facile visibilità) o a beatificarlo (se cercano soldi facili).
    Puttane, praticamente.
    Qualche tempo fa mi è capitato di parlare con un tizio che per mestiere scrive recensioni di libri e quando mi ha candidamente rivelato che lui i libri non li legge tutti, ma solo una prima parte, mi sono cascate le palle, hanno attraversato la crosta terreste, il mantello e il nucleo per poi sbucare agli antipodi, vicino all’Australia.

    Vabbè, lasciamo perdere, si parla d’altro, Joker appunto.
    Io però del film non voglio parlare, perchè sei più bravo tu e qui l’hai fatto meravilgiosamente. Sono talmente deciso a non parlare del film che nei prossimi giorni pubblicherò una recensione di JOKER in cui non parlerò mai del film. Mai. Non che sia una novità per me, però stavolta è stata una cosa proprio voluta, perchè non potrei mai inquinare con le mie parole la bellezza del film di Philips e la magnificenza dell’interpretazione di Phonix perchè sono entrambe espressioni del Cinema con C maiuscola.
    Perchè si possono fare anche cinecomic d’autore quando si ha il coraggio di scrivere una storia complessa e di metterla in scena tenendo saldo il principio che l’unico lavoro che merita di essere fatto è un lavoro fatto bene.

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    • Scusa anzitutto per questa risposta un po’ frettolosa, ma ho letto il tuo gentilissimo commento in autobus e non ho resistito a risponderti subito, pur con gli esigui mezzi tecnologici di uno smartphone già cadutomi svariate volte (ti ho mai detto che sono un ombrellicida e telefonicida, nonché smarritore seriale di sciarpe, zaini e cose varie con manici?)…
      Sono abbarbicato con il braccio destro ad uno dei pali del bus, mentre intanto digito il testo, correggendolo ad ogni buca presa dal mezzo e resistendo stoicamente alle gomitate altezza zebedei delle vecchie armate di sporte della spesa…
      Ovviamente non detterei mai un messaggio, perché questo mi obbligherebbe a parlare ad alta voce ed io già non sopporto gli arroganti che in un mezzo pubblico, con alle orecchie le cuffiette più o meno bluetooth, obbligano il loro prossimo ad ascoltare le loro minchiate di lavoro o di famiglia… Che la voce li possa abbandonare e che siano costretti ad imparare il linguaggio dei segni, facendo poi videochiamate con loro simili…
      Perciò eccomi qui, in attesa di una tua non-recensione, con una mia non-risposta al tuo commento, perché alla fine, l’unica cosa che conta in questa valle di lacrime è l’affetto e la stima che ci lega… Poi che si sia entrambi gradito un film oggettivamente splendido (mi dicono che sia proibito per il Joker usare il termine capolavoro), è solo un motivo in più per sorriderne e goderne.
      Come hai giustamente detto tu, di questo film hanno parlato tutti, ma davvero tutti, anche coloro che avrebbero fatto meglio a tacere, mettendo a nudo la pochezza di troppi…
      Probabilmente avrai letto il mio sfogo che inizia alla fine del mio post e che continua in modo molto più aggressivo sulla mia pagina Facebook…
      Per una disamina invece delle teorie complottiste di una parte del web, ti consiglio di dare un’occhiata sia al post tripartito di Celia, sia a quello di Amulius ed a quello di Blackgrrrl, giacché nello spazio commenti di tutti e tre si sono dette tante cose interessanti…
      Per ora ti saluto, ma questo è ovviamente un arrivederci a quando pubblicherai la tua non-recensione sul tuo blog!

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      • Il tuo essere smarritore seriale di cose con manici sembra quasi il soggetto di un film d’essai prodotto in Francia e trasmesso in qualche sfigatissimo cinema parrocchiale i martedi sera, ma soprattutto denota una sfaccettatura della tua personalità totalmente in contrasto con la precisione scrupolosa che contraddistingue ogni intervento (commento o articolo) fatto qui su WordPress.
        Ma d’altronde l’essere umano è il parossismo della complessità, nonché della eterogeneità delle qualità. Non è quindi raro un fenomeno come il tuo.
        Per altro, se fossi più erudito, potrei fare una qualche digressione freudiana sulla questione, oppure avrei gioco facile a completare qualche battuta di cattivo gusto sulle “cose col manico” e sull’uso che se ne può fare… Ma siccome è solo mercoledi (non c’entra niente, ma mi andava di dirlo) mi asterrò.
        Avrai già capito che sono partito per la tangente, da un lato perché – onestamente – parlare di Joker è per me inopportuno (per le ragioni che ho espresso nel primo commento), dall’altro lato perché quando impreziosisci i tuoi commenti con lo spaccato della tua vita quotidiana mi trovo sempre trasportato lontano dal PC o dallo Smartphone e catapultato nella tua città che, tra tutte quelle che ho visitato nella mia vita è sicuramente quella che più amo. Innanzitutto perché proprio a Bologna (nella Feltrinelli sotto le torri) comprai uno dei miei primi libri-raccolta di Conan Doyle (era un’edizione molto preziosa della Mondadori, con copertina rigida rossa e conteneva tutti i racconti del Canone, suddivisi ovviamente nei 5 libri in cui furono pubblicati anni dopo la prima uscita sul quotidiano Strand, per cui Doyle scriveva). In secondo luogo (e soprattutto) perché Bologna è l’unica grande città in cui sono stato nella quale l’essenza metropolitana non impedisce di mantenere la città “a misura d’uomo”. Questo connubio è rarissimo e quindi prezioso, non dovrebbe quindi stupirti se ti confesso candidamente che, se mai dovessi lasciare la mia città per una più grande, Bologna sarebbe la primissima scelta.
        C’è poi tutto un altro discorso che potrei fare sui tuoi commenti scritti sul bus (credo sia il luogo da cui hai più scritto più commenti rispondendomi), che tra le altre cose mi suscita non poca invidia perché in un autobus non potrei mai scrivere una frase più lunga di 4 parole prima di farmi prendere dalla frustrazione e scagliare il telefono verso una delle vecchie spacca zebedei (da intendersi sia nell’accezione figurata sia in quella letterale, perché effettivamente le loro borsette hanno una mira da cecchino nel cogliere i coglioni altrui).
        Ok, ho sproloquiato abbastanza.
        Concludo rapidamente informandoti (ammesso e non concesso che la cosa ti interessi) che:
        a. Ho iniziato (senza un preciso motivo) l’ennesima rilettura dei racconti di Sherlock Holmes
        b. Ho terminato alcune serie tv di notevole fattura.
        DARK: di cui ti dissi che ho amato massimamente. Un prodotto sci-fi di livello atomico, scritto in maniera divina e prodotto con una meticolosità veramente impressionante (solo per il casting avranno impiegato secoli perché trovare 3 attori per ogni personaggio nelle varie età che si assomigliano veramente è proprio un lavoraccio)
        MODERN LOVE: gustata in una sera, mielosa come immaginavo e, questo va sottolineato, meglio interpretata che scritta (nel senso che gli attori sono più bravi degli sceneggiatori)
        FLEABAG: irriverente, sfacciata, divertente, troppo femminile ma gradevole

        Ora ho finito sul serio!!!!

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        • Anzitutto, se mai fosse un film (appena ho letto il tuo delizioso gioco culturale, il pensiero mi è subito corso al periodo universitario, quando insieme agli studenti di cinema, ironizzavo proprio sui titoli dei film d’essai europei, con quel loro essere minimalisti e descrittivi assieme, comunque squallidi, tanto che un giorno uno dei miei coinquilini proveniente da Chiaravalle, uscendo dal bagno in accappatoio e dopo averlo occupato per un tempo interminabile, accompagnato da una nube di vapore acqueo, avendo riflettuto sulle sue recentissime scelte in fatto di igiene, se ne uscì con «Dal regista messicano di “Come l’acqua per il cioccolato“, il suo nuovo capolavoro, nomination Miglior Film Straniero e Selezione per la Qunizaine di Cannes, “La cacca prima della doccia“… In tutti i cinema»), quello de Lo Smarritore di Ombrelli sarebbe un capolavoro bulgaro ambientato nel subito dopo guerra oltre cortina, che probabilmente verrebbe disprezzato da Wwayne perché troppo triste, rivalutato da me per la follia di alcune scelte di sceneggiatura ed alle fine profondamente schifato da te, che però lo vedresti comunque e gli daresti anche un voto passabile su IMDb perché la protagonista femminile sarebbe una bellissima Rachel Weisz, nella parte di una venditrice di ombrelli che fa cose innominabili con i manici…

          Sulle serie TV che sto seguendo io ti aggiornerò a breve, ma intanto sulle 3 che hai citato, ti dico che la seconda e la terza le ho evitate appositamente, mentre la prima è una delle cose più belle uscite in TV in questo decennio, nonché momento di eccellenza sui racconti relativi ai viaggi nel tempo (la conobbi Grazia un post appassionato è davvero erudito di Amulius e poi fu subito amore a prima vista!).

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          • La cacca prima della doccia scalzerebbe District 9 a primo posto della mia classifica dei film più brutti di sempre, giacchè ho sempre trovato la mescolanza di odori così diversi e contrastanti peggio perfino di un piatto di sushi.
            Neppure la divina Rachel potrebbe ingraziarmi tale pellicola, che comunque guarderei con perversa attenzione, come molti altri pessimi film di cui mi nutro come un vampiro affamato di feccia cinematografica.

            Passando ai discorsi seri, invece.
            Corro subito a cercare la rece di Amulius cui fai riferimento, Perché Dark è una serie TV che mi ha veramente stupito.
            Al di là del rigore scientifico con cui è costruito (rigore, ovviamente nell’accezione di un contesto in cui si sta pur sempre parlando di sci-fi: lungi da me accostarmi a quella variante mutata in peggio del genere umano che criticava Interstellar per lo scarso rigore scientifico….), è il modo adulto, maturo e consapevole con cui viene narrato il viaggio nel tempo ad avermi conquistato. Non vedevo un approccio così sensato dai tempi de L’esercito delle 12 scimmie (il film, ovviamente, anche se pure l’omonima serie tv si sforzava in questo direzione pur con risultati meno scintillanti).
            Che poi il paradosso (SPOILER ALERT) presentato nel finale della seconda stagione in cui la ragazzina muta è allo stesso tempo sia figlia che madre della propria madre naturale è una delle genialate più assurde ed ermenaute che abbia mai visto in tv.
            Alleluja. Alleluja e Meraviglia.
            Rigaurdo le altre due serie, metto qualche parola in più.
            MODERN LOVE mi è piaciuta, ma su questo terreno come ben sai io non faccio testo. Mi pascio di questo romanticismo smielato e divertente come un porco che si rotola nel fango e quindi il mio voto positivo è senz’altro da prendere con le molle.
            Riguardo FLEABAG invece, devo ammettere che non riesco proprio a condividere né il clamore che ha ricevuto né l’incetta di premi ricevuti agli ultimi Emmys. E’ talmente intrisa del femminismo cinico e vittimista tipico del XXI secolo (lo stesso che ha reso A Handsmaid Tale una serie a mio avviso disgustosa) da adombrare una scrittura senz’altro brillante e un’interpretazione discreta. Alla fine resta godibile essenzialmente per due motivi: 1) perché son poche puntate e tutte molto brevi 2) perché nella seconda stagione c’è un Andrew (fu Moriarty) Scott semplicemente strepitoso.

            Ah, dimenticavo. Proprio oggi ho iniziato Doom Patrol, altro pianeta orbitante nel Berlantiverse. Ho visto solo il Pilot quindi è presto per dare giudizi, comunque è già palese come questa serie sia ancora più ardita di Titans, che già era una serie tv molto più adulta rispetto ai canoni dell’Arrowverse. Mi riservo di vedere i prossimi episodi per un giudizio più compiuto, comunque.

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            • In realtà La Cacca prima della Doccia era frutto di una di quelle disquisizioni inutilmente sofistiche su cui si basa molta della storica goliardia universitaria bolognese, mescolando scurrilità, coprologia e linguaggio dotto ovvero uno sfottò messo in pratica da giovani menti che si divertono a scendere nelle bettole.

              Quella della goliardia è una tradizione davvero secolare, anche un po’ snob ed elitaria ad onor del vero, tanto che andò in crisi durante i moti studenteschi di fine anni ’70 ed inizio anni ’80 (i famigerati anni di piombo), ma è sempre rimasta sottesa alla vita studentesca dell’Alma Mater bolognese…

              Nello specifico, quel titolo proferito dal coinquilino chiaravallese riassumeva i termini di una discussione (sofistica ed inutile) su cosa fosse più corretto e comodo fare nelle abluzioni mattutine: perché se da un lato la tua osservazione sugli odori è correttissima, dall’altro lato è altresì innegabile che, al termine dell’evacuazione, un lavaggio completo ed approfondito del proprio corpo, quale è quello portato da una doccia (che tutti noi ci facevamo ogni mattina prima di andare a lezione), avrebbe fatto guadagnare tempo, durante il medesimo turno di uso del bagno comune.

              Tieni infine conto, amico mio, che la Rachel sarebbe stata interprete non del film messicano La Cacca prima della doccia ma del bulgaro Lo Smarritore di Ombrelli… Eh!

              La fiction Dark da mesi attende di essere da me trattata dentro un post a tre puntate dedicato ai viaggi nel tempo ed in particolare come campione di una delle 3 interpretazioni più usate al cinema ed in TV come meccanica di svolgimento dei paradossi temporali, ma la gestione del post è da me continuamente rimandata ed interrotta…

              Malgrado sia uno spin-off di Titans (ricorderai infatti benissimo tutta la squadra presentata in una delle puntate), la fiction Doom Patrol si pone, come target di pubblico e conseguentemente come sintassi narrativa, più vicina a The Umbrella Academy, pur non raggiungendone mai le vette: io me la guardai tutta in originale, con i sottotitoli in italiano, come ti dissi a suo tempo in un commento, ma in una qualità troppo scarsa e quindi, grazie all’acquisizione di prime video, me la sono riguardato tutta insieme a mio figlio in italiano e devo dire che è stato fatto un lavoro di doppiaggio davvero eccellente…

              Anche se continuo a storcere il naso di fronte ad alcuni eccessi di bizzarria, a volte troppo smaccatamente fine a sé stessi, è una fiction che mi ha letteralmente conquistato (tra l’altro il tema musicale dei titoli di testa e di coda composto dal grandissimo Clint Mansell è nella mia playlist di canzoni che ascolto quotidianamente!).

              Tuttavia, tutte queste serie da noi citate nei rispettivi commenti, devono a mio avviso fare un passo indietro di rispetto nei confronti delle recenti produzioni HBO: se già Chernobyl era impeccabile e splendida, così come la travolgente e spregiudicata Euphoria (oggetto del mio imminente prossimo post), con la neonata Watchmen sto accarezzando lo stato dell’arte della serialità televisiva…

              Ma probabilmente è solo una questione di gusti personali.

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              • Chernobyl non l’ho vista per ripicca contro mia moglie, che voleva a tutti i costi farmela vedere perchè è una storia vera (genere che repello) e poi ha tentato di spoilerarmela: ma che cazzo vuoi spoilerare, lo sanno tutti com’è finita!!!!!
                Il tuo giudizio lusinghiero mi spinge a guardarla, ma lo farò di nascosto, per non dargliela vinta.

                Di EUPHORIA avevo letto in fretta il plot e visto il cast e l’avevo classificato come teen drama tascurabilissimo e prevedibilissimo, pertanto i tuo commento mi stupisce davvero! Dove si becca? Sull’on demand di sky la trovo?

                WATCHMEN: ne avevo sentito parlare ed ero curioso, anche se immagino che il paragone con il film di Zack possa essere impietoso… Ma è già uscita anche in Italia?

                Riguardo Doom Patrol ti farò sapere a breve. Basta che mi prometti che pubblicherai presto i post su DARK: sono troppo in fibrillazione già solo all’idea di leggere te che parli di viaggi nel tempo 😀

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                • Prima di scappare, scrivo…

                  Euphoria – La trovi tutta su Sky On Demand: guarda i primi 10 minuti (che linkerò anch’io nel post) e capisci immediatamente se ti piacerà o no, così non perdi tempo, giuro. Un Trainspotting versione adolescenziale, narrato in modo crudo e poetico, con un assortimento di organi genitali maschili davvero mai visti in TV, una fantastica Zendaya (l’unica a cui è permesso dagli autori essere ironica e meta-televisiva) ed una storia esile ma funzionale, narrata come un film indie un po’ mainstream, stile Lady Bird.

                  Chernobyl – Immensa, storica mai solo documentaristica, appassionata, straziante ed interpretata da attori tutti assolutamente al loro meglio.

                  Watchmen – Usciti 6 episodi negli Usa, non ancora completata. Il primo episodio in lingua originale sottotitolato è su Sky da qualche giorno, mentre la versione Italiana esce la prossima settimana… È un sequel del fumetto (quindi, mutatis mutandis, anche del film)… La narrazione è tripartita e si trovano riferimenti alla situazione politica e statunitense di questo futuro distopico (Redford è il presidente!) nel sito internet ufficiale della serie (Peteypedia), ma la cosa importante da sapere è che ad ogni puntata l’autore della serie, Lindelof, aggiunge dettagli e notizie per spiegare cosa accade: lo spettatore è sbattuto in medias res e quindi vede ed ascolta cose inizialmente incomprensibili ma che non sono mai assurdità ma solo cose che si comprendono quando si comincia a d avere informazioni sul contesto…

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                  • Chernobyl già ce l’ho sul mysky perchè l’aveva scaricata la moglie.
                    Euphoria la metterò subito in download sull’ondemand di sky stasera (con la mia linea a 3 mb forse finirò a scaricarla per la settimana prossima…)

                    Watchmen però aspetterò che ci siano tutte le puntate, come sai preferisco il binge watching.
                    Toglimi però una curiosità.
                    Premesso che a) ricordo poco il film di Zack b)avevo già messo in conto un rewatch dell’opera, ritieni necessario rivedere il film prima di guardare la serie?
                    Sia chiaro, non mi spaventa lo stille narrativo di Lindelof (spesso assurdo, ma mai banale e sempre stimolante) bensì proprio il fatto che ho un buco tremenso su molti fatti narrati nel film e non vorrei che questo mi pregiudicasse la visione della serie.

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                    • Ho riflettuto sulla tua domanda, perché il tempo è tiranno, ma perdersi dei pezzi utili alla visione è peggio… Perciò la mia risposta è SI: la visione non è indispensabile, ma decisamente preferibile.

                      La cosa purtroppo è un po’ più complessa: le vicende della serie televisiva sono ambientate in una realtà distopica creata dai fatti narrati nel fumetto e nel film e quindi conoscere cosa è accaduto prima aiuta a capire il perché di molte scelte legislative e politiche dell’America in cui Lindelof ha costruito la nuova narrazione; tuttavia, le caratteristiche dei nuovi personaggi sono assolutamente originali e le loro micro-biografie hanno tutte sede nella mitologia interna alla serie Tv…

                      Ogni tanto spunta un personaggio che si era già visto nel film e nel fumetto e riconoscerlo aiuta: si parla tantissimo ad esempio dell’effetto che ha avuto Rorschach su una fetta della popolazione e della sua eredità spirituale, per non parlare di Ozymandias, di cui si dà per scontato che si ricordi l’arguzia, la ricchezza, la capacità strategica ed il potere…

                      Ciò che invece DEVI assolutamente sapere è che questa serie televisiva, ambientata nello stesso universo narrativo del fumetto ma molti anni più tardi, si rifà molto più spesso al fumetto che non al film: quando Zack snyder trasportò Watchmen dalla carta stampata al film si concesse infatti alcune libertà nel trattamento di certi personaggi ed anche se la trama base è rimasta la stessa, lo spettatore può rimanere perplesso nel vedere oggi in tvvivo e vegeto un personaggio minore che nel film è dato per morto, mentre nel fumetto originale no.

                      Quello che accade ai personaggi principali, soprattutto a Rorschach (ed ai suoi preziosi diari!!!) resta più o meno identico tra film e fumetto.

                      Scusa il pippone.

                      Su Euphoria, davvero segui il mio consiglio fraterno: scaricati la prima puntata, guardati con calma il lungo incipit fino alla sigla e qualche minuto dopo fino all’incontro con lo spacciatore e poi decidi: tutto il resto non si discosterá più da quello stile (cosa bellissima per alcuni, terribile per altri).

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                    • Non scusarti per il pippone, perchè speravo proprio che tu lo scrivessi!!!! Altrimenti non avrei posto nemmeno la domanda 😉
                      Inoltre ti ringrazio per il consiglio, perchè mi permetterà di approcciare in maniera più completa la visione della serie tv (che comunque era già in watchlist).

                      Ma quello che mi preme scrivere stamattina è:

                      GRAZIE
                      GRAZIE
                      GRAZIE
                      G R A Z I E
                      G
                      R
                      A
                      Z
                      I
                      E

                      Percho ho visto i primi due episodi di Chernobil e, cazzo, che m’ero perso!!!!!
                      Una meraviglia assoluta, totale, quasi destabilizzante.
                      Il finale del secondo episodio ha una potenza narrativa ed emotiva difficilmente rintracciabile in una serie tv.
                      Divorerò gli altri 3 episodi, maledicendomi per averli recuperati così tardi….

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                    • Ero certo che ti sarebbe piaciuto… Ha una leggera flessione narrativa nel quarto episodio, come un tiratey il fiato e fare il riepilogo prima dell’episodio finale, il capolavoro assoluto, in cui tutti gli eroi ed i burocrati sfilano per la Storia.
                      Comunque Stellan Skarsgard e Jared Harris sono immensi…

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      • Dài! Mi aggiorno sulle conversazioni, come al solito passo a leggere e likare, e mi ritrovo in un commento… come direbbe il coniglione rosa di Drive-In, che non ricordo come si chiamasse, Emozioneeee! 😀
        A proposito di serial forgetter o come potremmo chiamarli (chiamarci), io l’ultimo ombrello anziché perderlo l’ho proprio liberato. Ne ho troppi, quello era funzionante ma vecchiotto e con le stecche dalla micidiale punta di ferro ormai sguainata, così quando son scesa dal treno e ho visto che non pioveva ce l’ho lasciato, a disposizione di chi invece dovesse perderlo davvero e averne bisogno.
        Son cose.

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  13. “E finalmente eccolo…o forse dovrei dire, eccomi!”
    Non ché la mia presenza sia ineluttabile o minimamente epica come quella di Thanos, ma perché nel mondo o comunque di sicuro nell’internet, ero rimasto l’ultimo senza aver ancora visto questo benedetto film! E quindi “eccomi”, finalmente XD
    Come ben sai tante cose si sono frapposte tra me e il film di Todd Phillips e il sentimento di sconforto misto sollievo quando finalmente mi sono potuto sedere in sala e godermi l’ultima fatica del Todd da me tanto amato è stato particolarmente segnante. Non che sia una scusa, è solo che il mood con cui ho affrontato questo film è stato mooolto diverso rispetto al solito.
    Tutto questo per dire cosa? Che il film mi è piaciuto! Mi è piaciuto tanto! Ma forse non abbastanza.

    Mi spiego.

    Il film è innegabilmente una perla, solo uno stolto o un bastian contrario rompi cazzo potrebbe dire diversamente (e ce ne sono nel web). E non c’è nulla che io possa aggiungere alla tua recensione, completa in ogni punto, dalla storia, alla prova attoriale, alla fotografia, i colori, il fumetto, gli altri Joker, il blogger canide che ne ha azzeccata una per una volta nella vita XD ecc, ecc
    Però ci sono un paio di cose che non mi hanno convinto per niente, dei piccoli grandi difetti che mi hanno lasciato perplesso. 

    — Mi permetto di fare SPOILER giacché se l’ho visto io il film a sto punto l’ha visto chiunque XD —

    1) Io sono d’accordo che questo film NON sia sul Joker ma su un uomo che un giorno (non per forza a fine film, per me poteva anche non diventare subito il pagliaccio del crimine) diventerà il Joker. Il percorso evolutivo di Arthur è incredibile e scritto in modo sublime…ma è un continuo tira e molla.
    Per ogni passo avanti ne fa uno indietro, per ogni gradino in discesa verso la follia ne rifà uno in salita. E questo lo si vede benissimo nel finale del Murray Show. Il discorso finale è bellissimo ma non è un discorso che doveva fare un personaggio arrivato a quel punto della propria storia. Arthur doveva parlare a nome di tutti i reietti di Gotham, quelli che lo amano, quelli che si erano accorti che “lui esiste”, invece la sua prima apparizione in pubblico non fa che lamentarsi dei PROPRI problemi, di quelli che lo hanno trattato male, di quanto è triste la sua vita ecc, come se fossimo ancora all’inizio del film. È una lagna più che un discorso. Come scena, ripeto, è bellissima e perfettamente interpretata, ma fa a botte con la storia in background della Gotham in rivolta che è una delle cose più riuscite del film (Gotham e i suoi abitanti);

    2) Il secondo finale (questo film ha tre finali…una cosa che detesto, una scelta che non supporto per niente) è potentissimo. Quando Arthur si erge in mezzo alla strada tra i suoi sudditi pagliacci, con il sangue in volto, le fiamme a fare da sfondo e il caos a dare il ritmo, una delle scene che più mi hanno fatto impazzire del film. Solo che 1) per me il film doveva finire lì e non proseguire, ma soprattutto 2) si intervalla con la morte dei coniugi Wayne.
    Ora.
    Premetto che questo potrebbe essere solo un problema mio e non un problema del film in se, ma per me mostrare la nascita di Batman è la cosa più sbagliata che potessero fare. Non so se era uno sfizio di Phillips (credo che qualunque fan del fumetto sogni di poter mostrare la propria versione di certi momenti iconici) o se volevano semplicemente dare una strizzatona d’occhio ai fans, ma secondo me quella scena non era necessaria. Anzi, dà proprio fastidio.
    Non c’entra con la storia di Arthur (NOI sappiamo che un giorno i due saranno arcinemici, ma non è questa la storia a cui stavamo assistendo), non c’entra niente con la storia di Thomas o della madre di Arthur (il fatto che papà Wayne muoia non risolve ne dà nessuna svolta al “mistero” della paternità di Arthur), non aggiunge nulla alla rivola di Gotham (avessero mostrati altri crimini ancora ancora, ma così).
    In soldoni ci mostrano un momento importante di un universo più grande di cui al momento non ci frega niente! E questo scazza con tutto quanto detto da regista, produttori, ecc ovvero fare un film a se, scollegato dal resto. Se avessero voluto fare un film “staccato” ma con dei rimandi ad altri personaggi potevano farlo. Logan lo fa, la trilogia di Nolan lo fa, questo film invece viene venduto come qualcosa di unico e poi mi mostrano il momento più iconico e canonico e abusato dell’intero mondo del fumetto? No, io non sono d’accordo, sarò un rompi palle ma è la cosa che più mi ha dato fastidio del film;

    3) E arriviamo al terzo finale, quello in manicomio dove Arthur corre tra i bianchi corridoi lasciando orme di sangue ovunque. Una scena bella, potente, pregna di significato e comprensibile su più livelli. La cosa che non mi è piaciuta? Che il film è pieno di queste scene.
    Il film è sicuramente ben curato, “impegnato”, “diverso” e altri aggettivi che regista e produttore ci ricordavano ogni 2 minuti nelle varie interviste. E lo è, al 100% ed è bello anche per questo. Il problema è che cercano di ricordarcelo proprio ogni 2 minuti!
    Il film è pieno di momenti che cercano di farti dire “wow, che sceneggiatura, che regia, che interpretazione”. È come se avessero voluto usare a tutti i costi tutti i trucchi da film “psicologico”, da Fight Club a Shutter Island, da Requiem For a Dream a A Cure for Wellness.
    Non so, magari sono io, ma l’ho visto troppo carico a livello artistico. Ci mancavano solo le digressioni National Geographic a la Malick e le avevano usate tutte XD

    Rileggendo quello che ho scritto sembra quasi che il film non mi sia piaciuto. Invece mi è piaciuto eh, sia chiaro 😀 
    Sembra di no perché ho riportato solo i punti che non mi hanno convinto. Ma le cose che mi sono piaciute superano di gran lunga questi tre punti (ma non li riporto perché, come dicevo all’inizio, le hai già riportati tutti tu egregiamente).
    Per concludere: il film è sublime, andrà sicuramente e meritatamente agli Oscar ma, più importante, nella storia del cinema. Già l’immagine del pagliaccio sulla scalinata è diventata iconica. Idioti che cercano di replicarla a parte, è un’immagine che è entrata immediatamente nell’immaginario collettivo e non è una cosa da tutti i giorni. Se è arrivato a questo punto è perché film aveva qualcosa da dire e l’ha detto a gran voce e questa voce è arrivata al pubblico. Qualsiasi regista sognerebbe una cosa del genere e sono contento che sia successa a Todd Phillips e che si stia prendendo finalmente il successo che merita.

    Saluti caro Kasa
    🙂

    PS: ci sta che la gente non conoscesse Phillips, i suoi film e la sua “visione” e ci sta che se ne stiano accorgendo tutti ora…..ma Phoenix? Cazzo, Phoenix non sta emergendo ora come bravo attore, Phoenix è SEMPRE STATO un mostro di attore! Com’è che la gente sembra essersi svegliata ora?!
    Cioè, finché è mia madre a dirlo lo posso capire, ma tutti i siti, bloggers, nerds, cinefili del web (e di stocazzo) che se ne stanno uscendo con parole di elogio verso Phoenix come se avessero scoperto un nuovo talento…ma porca di quella bagascia, ma dove sono stati negli ultimi 20 anni? Cioè non stiamo parlando di Sally Hawkins o Oliva Colman o che so io di attori che hanno fatto film di nicchia finché non l’hanno più fatto, Phoenix di film ne ha fatti un fottio, anche pop(olari). Non sai quanto mi fa girare le palle questa cosa credimi XD
    Lo so che è una cosa che succede tutti i giorni per qualsiasi prodotto che ha un minimo di successo (cioè persone che non sanno e che parlano come se sapessero) però cazzo, a sto giro non riesco a mandarla giù XD
    Starò diventando meno tollerante chissà…
    Scusa per lo sfogo ma è una cosa che avevo bisogno di condividere con qualcuno che in vita sua avesse visto altri film oltre a Il Cavaliere Oscuro e Una Notte da Leoni…ancora saluti caro Kasa 😀

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    • Più di qualsiasi altro film che ho visto recentemente, questo Joker ha reso la mia vita di cinefilo davvero complicata, amico mio!

      Tranne rarissime eccezioni, che si contano sulle dita di due mani (forse persino una sola), è quasi impossibile trovare qualcuno con cui poter affrontare l’argomento in maniera serena, senza per forza schierarsi da una barricata o dall’altra e per questo il rispondere al tuo commento (come sempre gentilissimo ed azzeccatissimo!) è un grande piacere.

      Aldilà del vecchio adagio che vede i gusti personali come qualcosa di insindacabile, è comunque un fatto innegabile che questo sia un grandissimo film, anche se imperfetto ed un po’ paraculo, ma purtroppo questa definizione (che ci vede per altro assolutamente concordi io e te) non dice praticamente nulla: si è costretti per forza ad entrare nello specifico, a costo di essere noiosi ed a fare spoiler a tutto spiano discutendo sulle singole scelte, nemmeno fossimo tutti registi e sceneggiatori, un po’ come quando tra appassionati di calcio si discute delle scelte di un’allenatore.

      Tra coloro che discutono mi ci metto anch’io nel modo più categorico, sia molto chiaro, perché ci tengo! Ti dirò di più ed ossia che ho notato come persino blogger esperti di cinema e veri critici, normalmente molto distaccati e pacati in modo quasi snob, sono stati costretti invece, nel caso del Joker di Phillips, per spiegare bene il loro giudizio, ad entrare nel merito delle singole scelte degli autori…

      Chiariamo adesso un po’ di punti e sgombriamo il campo da inutili equivoci: il film ha una grandissima regia, una messa in scena perfetta, una sinergia tra il cast tecnico e l’attore protagonista quasi miracolosa, una fotografia splendida, un montaggio impeccabile, delle cesure musicali e degli stacchi ottimi, una colonna sonora magnifica, un’interpretazione di Phoenix assolutamente da Oscar e chi non vede tutto questo è cieco o in malafede o peggio ancora non capisce un cazzo di cinema.

      Chiarito questo punto in modo pacato (sic!) passiamo a quello che per me è il peccato originale del film, nonché la mamma di tutti gli equivoci, dei problemi di ricezione critica e fonte di discussione e momento di crisi che impedisce al Joker di essere un capolavoro: questo è un film drammatico sull’alienazione di un individuo malato in una società disumanizzante e non inclusiva, che per esistere ha scelto di usare il veicolo pubblicitario e produttivo del cinecomic. Fatto il trucco, trovato l’inganno. Da lì va tutto per caduta.

      Todd Phillips e gli altri membri del cast tecnico hanno iniziato (e mai smesso!), subito dopo la vittoria a Venezia, a rilasciare interviste e fare dichiarazioni in cui hanno detto di tutto ed il contrario di tutto, nemmeno fossero candidati alle presidenziali USA (la campagna pro-Oscar era iniziata), finendo per togliere anche troppe ombre dai quesiti morali e narrativi che un film complesso pone sempre ed in più cercando di arrampicarsi sugli specchi senza ammettere una cosa semplicissima ed ovvero che quando in Warner (quella che ha messo i dollari e le sale e la distribuzione e la pubblicità) si tocca il franchise della famiglia Batman non tutto può essere davvero libero.

      Questa è la risposta a quasi tutti i dubbi, il resto è fuffa.

      Come tu ben sai, perché ne abbiamo parlato tante volte qui su WordPress, io ho dato sempre un giudizio (cinematograficamente parlando) estremamente positivo della trilogia di Nolan, mentre tu, ad esempio, hai sempre fatto alcuni distinguo e dico questo perché anche in quel caso non parlavamo mai di sceneggiature completamente libere dalla mitologia presistente: se chiami il tuo film Batman o Joker vai per forza a sbattere non solo contro i fan duri e puri (che saranno sempre scontenti) ma contro i detentori dei diritti dei singoli characters (che non vogliono vederli morire o rovinare in modo irreparabile) e contro le aspettative di un pubblico generalista mainstream a cui non puoi parlare per 120 minuti come se questo fosse davvero adulto!

      Succede così che devi scendere a compromessi: succede che Scott Silver scrive una storia in cui fa uccidere al Joker la vicina di casa e la figlia e poi deve riscrivere quella scena giocando sulle ellissi narrative (così che ci sia una cesura quasi invisibile e tutta la violenza avvenga fuori campo) e succede poi che non basta, perché il grosso del pubblico ha empatizzato troppo con il Joker ed allora gli autori, che fino a quel momento erano stati zitti sulla questione, sì precipitano a dire che no, Joker in realtà non ha davvero ucciso nessuno di innocente e che sembra solo ma non è così…

      La sceneggiatura del film non è granitica e non doveva nemmeno esserlo, perché gioca tra il suo volere essere libera come quella di Birdman e la necessità di essere comunque un elseworld di uno dei villain supereroistici più famosi di tutti i tempi, raccontata in un momento in cui alla Warner sono graditi gli stand-alone, come Wonder Woman o Shazam e paga lo scotto dell’ambiguità: poco sopra parlavo di una cesura quasi invisibile tra Arthur Fleck ed il Joker, tra il suo essere un malato a cui lo stato non paga più gli psicofarmaci ed un assassino che non ha mai voluto diventare un moderno Guy Fawkes e così la morte di Wayne è squallida e non epica, ucciso da un coglione qualsiasi di passaggio, uno di quei rivoltosi da lui stesso definiti pagliacci… Un ricco plutocrate senza scrupoli vittima di quelle diseguaglianze che ha contribuito a creare.

      Il Joker resta uno stand-up comedian che non riesce a fare ridere perché dice la verità, ma a differenza di Charlot ha pattinato oltre l’abisso, cadendoci dentro.

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      • […] questo è un film drammatico sull’alienazione di un individuo malato in una società disumanizzante e non inclusiva, che per esistere ha scelto di usare il veicolo pubblicitario e produttivo del cinecomic. Fatto il trucco, trovato l’inganno. Da lì va tutto per caduta.
        Mi verrebbe da dire: hai ragione, esatto, perfetto; ma sarebbe già un commento di troppo. Personalmente credo di aver messo il punto a tutte le mie riflessioni sul film rispondendo in rima (ma non per le rime) ad un blogger che seguo, qui: https://wordpress.com/read/blogs/20457266/posts/5237
        So che puoi apprezzarlo.

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        • I gusti sono gusti e di certo non c’è alcun merito nel cercare di “evangelizzare” al bel cinema chi non ne capisce davvero nulla, specie quando ne fa vanto, ancorandosi a vecchi registi e facendo “tesoretto” (il riferimento, alle cifre finanziarie che ad ogni manovra chi gestisce il dicastero dell’economia si ritrova dalle gestioni precedenti, è voluto) di quelle conoscenze snocciolate come un curriculum (citazioni senza dubbio grandi, come su Fellini, maestro immenso della messa in scena, sul quale ho chiosato spesso anch’io, tanto da dedicare un intero post al suo La Dolce Vita, senza per questo ritenere che il cinema non sia passato oltre), non sforzandosi di uscire dalla comfort zone delle conoscenze acquisite, in un giro di vite autoreferenziante.
          Tu, cara Celia, sei stata ammirevole nell’aver risposto a tono, usando persino quella neo-lingua che gioca con i fonemi in modo onanistico, ma ahimè la fuffa non aumenta lo spessore di chi, dopo aver millantato conoscenza sulla gnoseologia dei concetti di bello e di brutto, cade nel patetico accusando il film di Todd Phillips senza addurne reali motivi ed anzi perculando coloro che per spiegare i motivi invece del loro apprezzamento scendono in necessarie disamine tecniche.
          Ho apprezzato il tuo intervento e la tua sincerità, ma ho altamente disprezzato l’arroganza e la prosopopea (senza titoli) che il blogger dascola da te seguito ha usato nel suo pezzo: ho letto due volte il suo post (esercizio che non ripeterò mai più nella mia vita su tale sito), non solo per rispetto a te, ma per essere certo di non aver equivocato ed è stato un esercizio esecrando (in quella sorta di Finnegans Wake for Dummies con cui è “soffritto”), per me pieno di dolore, come sempre mi capita di fronte non già all’ignoranza ma all’orgoglio di posizioni talmente conservatrici da sfiorare dell’ignoranza il sapore ed il colore ovvero l’ottusità.
          Di cinema bisogna saperne per permettersi simili giudizi e simili assolutismi, altrimenti, più umilmente ci si astiene da pontificazioni, come io mai mi permetterei, ad esempio, di giudicare l’allestimento di un’opera alla Scala di Milano.
          Cerco di allontanarmi dal peccato di vanità nel voler insegnare ancora qualcosa su un film su cui già è stato detto tanto forse troppo, ma lascio volentieri la parola a persone come il neuro-criminologo Adrian Raine (professore di Criminologia e Psichiatria presso l’Università della Pennsylvania) che, in una lunga intervista fattagli sull’edizione statunitemse di Vanity Fair, a proposito della sceneggiatura del Joker dice: «È una predizione sorprendentemente accurata del tipo di background e delle circostanze che, se combinate insieme, danno vita ad un assassino. Per 42 anni ho studiato le cause del crimine e della violenza. Mentre guardavo questo film, ho pensato ‘Wow, è una rivelazione! Ho bisogno di acquistare questo film ed estrapolarne delle clip illustrative […]. È un ottimo strumento educativo sulla nascita di un assassino. […] Il disturbo schizotipico della personalità è come una versione annacquata della schizofrenia. E penso che Arthur ce l’abbia. […] Il Joker non è un personaggio reale, ma la rappresentazione della nascita di un’omicida data da Todd Phillips lo è di sicuro».
          Quando parlo di “titoli” da possedere quando si parla di certi argomenti, intendevo questo.
          Sul discorso regia (e quindi su ciò che determina l’essere un buon film o un film eccellente), valgano non le mie, ma le parole di Nazareno Barone, giovane studente di sociologia e lavoratore presso il Teatro Galleria Toledo Napoli – Materiali Contemporanei, che in un banalissimo post su FaceBook, nel rispondere a tono alla folla inferocita di stolti trinariciuti che lodavano la stroncatura ad effetto del coglionauata di turno, scrive queste parole, che mi permetto di copiare ed incollare in modo integrale: «Vi dirò ció che la regia di Todd Phillips fa, cioè un lavoro eccezionale di sintesi ed estetica, un lavoro che é soprattutto di chi ha una Idea di cinema.
          Io trovo la regia di Philipps perfetta e come tendenza perfettamente funzionale al piano di lettura che preferisco di “Joker” (quello psicologico e psicoanalitico). Ma é innanzitutto con le immagini, con il film “puro” che si manifesta al meglio “Joker”. Un film, in fondo, é fatto anzitutto da inquadrature, sequenze, scene.
          La scelta della camera fissa con leggere panoramiche e carrelli impercettibili ripercorrono coerentemente l’evoluzione del personaggio Arthur nella prima parte del film, quella di un uomo in stasi, pronto al cambiamento nella misura in cui gli eventi si susseguono. Le semiplongé dell’inizio, e dunque Arthur ripreso dall’alto e schiacciato “come un mollusco” (da dialogo) evidenziano a mio avviso la sua condizione psicologica di “quel tempo” narrativo, una condizione psicologica che é quella di un uomo sottomesso ad un mondo che “Non lo ascolta”, non lo vuole.
          Successivamente i Primi Piani e i Mezzi Busti si regolarizzano, fino a determinare dei piani dal basso (alla Orosn Welles, per intenderci). La Mdp (Macchina da presa) comincia a muoversi e a fluttuare anche lontano da un asse e/o carrello ed é quì che Arthur/Phoenix e Phillips cambiano rotta, ci mostrano un personaggio che si assume delle responsabilità importanti, nonostante il suo delirio. La scena dell’assassinio della madre é in questo senso, ma soprattutto dal punto di vista di ottiche e fotografia, formidabile, con un Arthur controluce nell’atto di uccidere e appena dopo con un Arthur che guarda oltre la finestra, il suo volto finalmente illuminato (e quì la fotografia, come detto, gioca un ruolo fondamentale). La 65 Alexa utilizzata durante le riprese riesce a dare il meglio grazie alle scelte giuste nei momenti giusti e quì parlo di ottiche. Se i teleobiettivi schiacciano Phoenix fino a farlo rimbalzare talvolta sulla nostra fronte/psiche, fanno in modo anche di trascinarci nel suo mondo e i grandangoli a questo punto assumono la funzione di spettro narrativo, nonostante esaltino ed esasperino alcune scene in prospettiva kafkiana.
          E se Phillips tallona qualche volta di troppo il suo attore, non lo fa mai in modo gratuito e banale, ma (fortunatamente) per non proteggerci dal potere visivo e visionario del cinema.
          I raccordi sull’asse sono registrati al cesello e non marcano mai troppo la funzione simbolica che c’é alla base, mentre i raccordi di posizione ci lasciano magnificamente marcire nella nostra sospensione dell’incredulità, ci rendono Arthur umano, così come le numerose quinte allo specchio, lo splendido finale finalmente “dentro lo specchio”»
          Oramai accetto solo le opnioni di coloro che dicono chiaramente di non aver apprezzato il film o che ammettono di essersi annoiati o persino arrabbiati per alcune scelte di trama o che fanno capire che quello non è il genere di film che amano, che capiscono e che li entusiasma… Ma non riesco più a leggere tutti coloro che in modo arrogante definiscono questo film brutto solo per darsi un tono: per costoro invoco l’Angelo Sterminatore e spero che le persone di buon senso ed i cinefili veri abbiano marchiato gli stipiti delle loro porte con un metaforico mazzetto di isoppo intriso di sangue di agnello e capretto, affinché al passaggio dell’angelo non abbiano a crucciarsi.

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        • Ma do ve l’hai trovato questo “dascola”?
          Non può essere un personaggio reale… deve esser qualche algoritmo di WP che scrive post a caso…
          Leggo anche che parla di Macerata, LA MIA CITTA’! CIoè, questo magari me lo ritrovo per strada, magari ci ho parlato al bar senza sapere chi fosse.
          Ho letto la risposta di Kasa, dove ammette di aver dovuto leggere 2 volte il suo post per capire cosa volesse dire. Beh, ti confesso che io non sono finito nemmeno a finire la prima lettura…
          Mea culpa, ovviamente 😦

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          • Gah, mein Gott, e chi se l’immaginava che avrei… scatenato l’inferno! 😂
            E’ tranchant e spesso nemmeno lo condivido (!), ma qualcosa mi passa 😉
            L’ho pescato sul blog di un amico che stimo molto, e che per altro ha uno stile diametralmente opposto (a questo punto…: https://wordpress.com/read/feeds/51822041 )
            Ma la cosa divertente per me era semplicemente lo scambio in rima 😀
            Che sembra una difesa a spada tratta del nostro amato “Jocherello”, in vece è nata perché l’identificazione tra bellezza formale e bellezza sostanziale – senza distinguo, perché la forma è già mezza bellezza, ma non sarà mai TUTTA la bellezza – mi fa alzare la naziemìa.
            (Ed ecco che tra ermenauti, coglionauti e naziemie il vocabolario dello slang della cricca, qui, s’espande 🙂 )

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  14. Cantami, O Musa, dell’italico Kasa l’ira funesta…! 🙂
    Ohibò cos’ho sollevato – io che pensavo solo all’andante poetico e bizzarro tanto del post quanto delle risposte – e del resto anche questa onda anomala manda riflessi preziosi. E il naufragar m’è dolce, eccetera.
    Ed è giusto che l’onda rimanga in porto, non tutti i lettori o i letti (blog e materassi) son condivisibili.
    Raine mi ha fatto rilasciare un sospiro di sollievo (il fatto che mi stia tenendo lontana da ulteriori approfondimenti jokeriani non significa che li disprezzi, cerco solo di non tunnelizzare: poi finisce che ci sogno sopra, è già successo), di gaudio, insomma di consolazione.
    Sto serena al passaggio dell’angelo, io la porta l’ho proprio tolta 😉
    Baci.

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  15. Pingback: 10 Anni di bel Cinema | kasabake

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