The 25th Hour: Never Forget 9/11

25th Hour Ground ZeroQuando, nel Gennaio del 2001, lo scrittore statunitense David Benioff pubblicò il romanzo “The 25th Hour”, l’attentato alle Twin Towers di New York non era ancora avvenuto: la skyline della grande mela vedeva ancora i due grattacieli ben saldi svettare sullo sfondo ed Hollywood non si stava affannando a toglierli digitalmente dai teaser trailer dei film già in post-produzione e di imminente uscita (come fece per “Spider-Man”).

Monty-BroganQuando, però, il grande regista Spike Lee (nativo di Atlanta, ma newyorchese di adozione e profondamente innamorato della metropoli, ferita al cuore dall’attentato dell’11 Settembre 2001) ha cominciato, con lo stesso Benioff, a redigere l’adattamento filmico del romanzo, l’apocalisse di morte e distruzione era già accaduta ed il film venne letteralmente coniugato attorno a quel grande lutto, come una sorte di chiave musicale su cui accordare tutti i toni dello script, i mood dei personaggi e la cadenza della narrazione.

Monty-and-Frank-SlaughterySpike Lee e Benioff cantarono in questo film epocale il senso di atterrita malinconia ed il vuoto spaventoso generato dalla voragine di Ground Zero, sorta di voce fuori campo presente per tutta la pellicola, sin dai titoli di testa, ispirati e dominati dall’installazione artistica “Tribute of Light”, puntata sulle desolanti macerie, con i fasci dei suoi 100 proiettori che ogni notte scavavano nella memoria collettiva dei cittadini newyorchesi.

Monty,-Frank-and-JacobNon voglio parlarvi in questo post del film, perché penso davvero che chiunque abbia un minimo di amore per il cinema lo abbia visto almeno una volta e ricordi bene la monumentale prova recitativa di Edward Norton (nei panni dello spacciatore Monty Brogan, condannato a sette anni di carcere ancora da scontare) o di Philip Seymour Hoffman (nelle vesti di Jacob Elinsky, un impacciato e timido insegnate, amico di Monty) o di Barry Pepper (quel Frank Slaughtery, cafone e agressivo playboy e broker di Wall Street) o anche l’elegiaca Rosario Dawson ( con la sua indimenticabile Naturelle Riviera, amante perduta e ritrovata dello stesso Monty e sua ancora di salvezza) ed infine la virile e rassicurante figura di Brian Cox (nel ruolo quasi metafisico di James Brogan, papà dello spacciatore condannato, che regala al figlio il sogno di un “what if”, di una 25° ora).

Monty-Brogan-with-his-dogNo, questo articolo non è nemmeno un omaggio ai potenti e vibranti dialoghi o alla struggente melodia del compositore Terence Blanchard, che accompagnano in modo mirabile ogni scena e riempiendo ogni silenzio del film con la pienezza del dolore e del rimpianto.

Fuck-YouQuello che voglio, invece, in un giorno come quello di oggi, è ricordare con i miei lettori quell’indimenticabile lungo e bellissimo “Fuck You”, quel monologo che il protagonista recita davanti alo specchio, una litania di rabbia  e frustrazione, sciorinato come una poesia beat di Ginsberg e commentata dalle clip di una New York fatta di gang ed etnie su cui Monty sputa incazzato.

Fuck-You-racismQuasi tutte le culture vengono derise con frasi razziste ed aggredite nel loro stesso esistere, per poi passare ai poliziotti corrrotti, i preti pedofili e poi il salto di livello, il momento in cui il film esce dalla semplice arte e diventa davvero un urlo (“Howl”) ed il Fuck You è tutto per Osama Bin Laden, a cui Monty dichiara “to kiss my royal, irish ass”, di baciargli il suo regale culo irlandese in diretta televisiva.

Monty-outside-New-YorkAncora nessuno ad Hollywood aveva fatto tanto, ancora nessuno aveva avuto in un film il coraggio e la forza di dire questo o l’orgoglio o l’adorabile incoscienza di alzare un dito medio ai mercanti di morte e neanche qualcuno lo farò dopo.

Outisde-the-window-Ground-ZeroPoi, dopo quella scena magniloquente, la pellicola ci mostra l’altra sequenza che ha reso The 25th Hour” di certo per me il film più simbolico sulla tragedia dell’11 Settembre: i tre amici d’infanzia s’incontrano nel bellissimo appartamento di Frank, in pieno centro di New York; Jacob prende una birra, offertagli da Frank e si dirigono entrambi di fronte alla finestra del salotto e la cinepresa li segue, fermandosi a mostrare l’allucinante panorama dietro il vetro e dietro i protagonisti, ossia le macerie di Ground Zero, i suoi buchi, i suoi scavi e da quel momento ogni parola, ogni frase, ogni sguardo comunicano con codice doppio il dolore dei due amici per l’ineluttabilità del fato, che sta per buttare il loro amico Monty nella fogna maledetta di un carcere ed assieme la frustrazione per l’attentato subito.

Outisde-the-window-Ground-Zero-2Jacob, guarda fuori e dice a Frank “You gonna move (hai pensato di andare via da qui)?” e l’altro gli risponde aggressivamente “Fuck that man, as much good money as I pay for this place? Bin Laden can drop another one right next door, I ain’t moving (Che cazzo, con tutti i soldi che pago per questo posto? Bin Laden può buttarne già un altro proprio qui accanto a me che non mi muoverò)”.

Questo è quello che hanno davvero fatto i newyorchesi, ricostruendo laddove tutto era stato distrutto.

Never forget


In questo post abbiamo parlato di

Logo-WikiPedia25th Hour (La 25° Ora)“, USA, 2002
scritto da David Benioff dal suo romanzo omonimo
diretto da Spike Lee


27 pensieri su “The 25th Hour: Never Forget 9/11

  1. Questo post è meraviglioso! Dispiace essere eccitati per un articolo che tratta di una tale tragedia, ma hai affrontato l’argomento in maniera sublime, spostando l’attenzione su un film, o meglio un cineasta con i controcazzi (Lee), che ha rappresentato lo stato d’animo post 9-11 suo, di tutta New York, di tutti gli Stati Uniti e, volendo essere gentili, di tutto il mondo, con una potenza straordinaria.
    Io l’ho visto The 25th Hour, ma non me lo ricordo proprio (anche se ricordo di averlo adorato) e mi sento in colpissima! Forse l’ho visto troppi anni fa e probabilmente parliamo di uno di quei film che fa bene vedere e rivedere più e più volte. Però ricordo bene le atmosfere, il senso di sconfitta dell’umanità intera e ovviamente il monologo finale. Daaaamn! Devo rivedermelo.
    Gigantesco Kasa.

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    • Lo sai qual’è davvero la cosa meravigliosa, Zack?
      E’ che non vengo mai frainteso da te e che riesci a cogliere sempre i miei sottotesti e soprattutto le mie intenzioni più profonde.

      L’argomento 11 Settembre, infatti, è una ferita ancora troppo aperta, con tanti protagonisti ancora in vita, tra vittime, carnefici, complottisti, strateghi, in un guazzabuglio di orrore, verità nascoste, altre solo supposte, ipocrisia pelosa, convenienza, calcolo di opportunità, eroismo reale e concreto, senso di revanscismo, utopia di giustizia cosmica, ma soprattutto tanto, tantissimo dolore.
      Ho davvero sperato di poter in qualche modo fare le mie condoglianze alla città di New York ed ai suoi abitanti, spostando il focus sullo specifico filmico di una pellicola che già esprimeva questi sentimenti con la potenza dell’arte della verità di chi ha vissuto e vive davvero a New York (anzi ci insegna cinema in una scuola) come Spike Lee.

      “The 25th hour” è un film che ho scolpito nella memoria e nel cuore, distinto in parti come le cantiche di un grande poema e dopo la prima parte urbana, più filmica e dopo il monologo teatrale dentro il bagno e davanti allo specchio, inizia il viaggio fuori città e da lì il bivio, la premonizione, un percorso quasi spirituale, tutto con voce fuori campo… magnifico.

      Lietissimo e orgoglioso che tu abbia apprezzato, really!

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  2. Tra tutti i film che hanno trattato l’11 Settembre, quello di Spike Lee è sicuramente il più “arrabbiato”. Non ho nulla contro le pellicole che hanno preferito ricordare e/o celebrare l’accaduto, ma sono convinto che nella vita ogni tanto l’unica cosa da fare [specialmente quando ci si sente impotenti di fronte agli eventi come può essere un poliziotto corrotto, il mafiosetto sotto casa o un attentato terroristico] sia lasciarsi andare ad un sonoro e arrabbiato [per non dire disperato] “FUCK YOU”.

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  3. Probabilmente hai scritto l’articolo commemorativo per la tragedia del 9/11 più bello che un appassionato di cinema come te potesse scrivere. Perché hai scelto il film che, con un sonoro FUCK, con rabbia, rappresenta tutto l’orrore, ma anche la forza e la voglia di ricominciare, di ricostruire, degli abitanti di New York, nonostante tutto. Fanculo il terrorismo, fanculo gli orrori che l’uomo è in grado di compiere.

    Grandissimo Kasa!

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  4. Siamo usciti in te stasera: io, un mio carissimo amico e una bottiglia di limoncino, ma siam tornati solo in 2 (io e l’amico). Va da sé che nn sia in grado di commentare come su deve un post magniloquente come questo. Domani lo faró da par mio, promesso.
    Per intanto ti dicio solo che proprio stamane ho spostato la 25 ora dal mio PC alla hdd esterno per un gustosissimo rewatch e tu tre ne vieni fuori con questo post. La meraviglia e la telepatia su confondono.
    Ora vo a dormì che é meglio

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  5. Credo che per ricordare questa terribile tragedia nn ciò siano parole migliori di quelle usate dal Boss nella canzone the rising (tra l’altro l’album omonimo é interamente dedicato al 9/11, te ne consiglio per lo meno la lettura delle liriche(

    Sky of blackness and sorrow
    Sky of love, sky of tears
    Sky of glory and sadness
    Sky of mercy, sky of fear
    Sky of memory and shadow
    Your burnin’ wind fills my arms tonight
    Sky of longing and emptiness
    Sky of fullness, sky of blessed life

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    • Ho saltato tutti i fan video realizzati come tribute al 9/11 ed ho selezionato da guardarmi ed ascoltarmi con calma questi due…

      Il video ufficiale

      …ed il video con le lyrics…

      Parole ancor più belle della musica, ma questo è il giudizio di uno come me che non ascolta delle nefandezze (di cui neanche ti racconto), ma che ama la poesia…

      Grazie Lapinsù!

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      • Magari non ti interessa, però te lo racconto lo stesso.
        Quando uscì The Rising (luglio 2002) in Italia fu distribuito con un doppio libretto di accompagnamento: uno era quello standard con i testi, i credits, etc; l’altro invece conteneva tutti i testi delle canzoni tradotti.
        Non so se fosse stata una peculiarità italiana o se il management dell’artista avesse deciso di abbinare le traduzioni in tutti i paesi non anglofoni, comunque sia fu un esperimento innovativo e che sarebbe stato bello se fosse ripetuto.

        Se puoi recupera anche i testi delle altre canzoni del disco: ce ne sono alcune veramente toccanti.

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        • Interessantissima, invece, questa cosa che mi hai raccontato e che non conoscevo…
          Intanto ho trovato svariati siti che contengono tutte le lyrics del Boss e sappi che appartieni ad un nutrito gruppo di fan agguerriti… tra l’altro quelli che conosco sono tutte persone che stimo moltissimo, come te!

          Adesso ti faccio anch’io una grossa confidenza…
          Ai tempi dell’Università, frequentavo assiduamente il dipartimento di Italianistica, insieme ad un gruppettino di amici, colleghi di corso ed altri provenienti da altri corsi: la biblioteca di italianistica era la più bella e la più fornita, merito del professore di riferimento, il grande Ezio Raimondi, uomo di cultura vastissima.
          In questo gruppetto (allegro e divertito ma non di scansafatiche) eravamo tutti appassionati di cinema e letteratura ed anche, ovviamente, di musica: qui iniziavano le differenze più forti, soprattutto tra me, che all’epoca amavo la musica pop inglese ed un collega di studi, oggi anchorman di Canale 5, Luca Rigoni, che invece amava alla follia il rock di Springsteen.
          Ogni volta era motivo di sfottò reciproci, ma c’era sempre un grande rispetto di fondo dietro agli scherzi, come facciamo anche noi de su WP.

          Da allora, ho sempre mantenuto del Boss l’idea di un grande poeta americano, un duro dal cuore lirico, un cantore delle strade e della provincia, di quell’America che non si riconosce nella House of Cards o nelle Multinazionali, in quella America che viene cantata, ad esempio, nella bellissima scena del film di Cimino (che sai essere uno dei Top Directors) che mi piacerebbe tanto condividere con te, se hai un paio di minuto di tempo.
          Tra l’altro, guardare questo manipolo di attori mostruosi, allora ancora così giovani ma già bravissimi, è un piacere… ma ciò che emerge, sia dalla scena, sia dal film in generale, è proprio quell’America che trovi nelle parole del boss, fatta di etnie diverse che ad un certo punto hanno scelto consapevolmente di aderire ad un’unica bandiera ed un unico inno.
          Comunque fammi sapere cosa pensi della scena e buon Week-End, amico!

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          • Visto che siamo in vena di confessioni te ne faccio una anche io: non ho mai visto IL CACCIATORE.
            Lo dico arrosendo, lo ammetto. E’ uno di quei classiconi che dico sempre “prima o poi lo vedo” ma il poi hai sempre la meglio.
            Questa tua citazione del film di Cimino ha avuto quindi due meriti: primo spingermi alla confessione, secondo darmi lo stimolo per colmare la lacuna…

            Per chiudere il discorso sul Boss non posso che complimentarmi con te per la perfetta descrizione del suo personaggio.
            Sai qual’è il punto? Che poi è anche uno dei suoi più grandi pregi come personaggio? Che è rimasto vicino alla provincia da cui proviene, ai bassifondi in cui è cresciuto, alle persone umili e semplici che lo hanno accompagnato in gioventù. La genesi di Darkness on the edge of town (il primo album che incise dopo aver raggiunto il successo) ne è un esempio lampante (la trovi descritta nel post che ho dedicato a Darkness nel mio blog). E questo gli permette di raccontare quell’america con voce sincera, perchè è anche la sua america.

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  6. C’è sempre piu bisogno di articoli e persone così, che analizzino con intelligenza e traggano le giuste conclusioni da quello che il cinema vuole comunicarci, mettendo da parte quella superficialità che purtoppo va divagando.
    Gran film e grande articolo. Never Forget.

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  7. Copincollo doppia w, davvero c’e’ bisogno del kasa e di post come questo… Che potevi farlo solo te!!!! E’ un argomento di cui odio parlare, e non lo dico per fare il moralista…. Davvero faccio fatica…. Hai parlato tu per tutti, insieme a spike lee

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