Gara di Falsità tra Blogger e Giornalisti

se-hacen-las-uvas-pasas

Il più grande problema della libertà è senza dubbio l’uso sconsiderato o malevole che se ne può fare, così come le limitazioni che di fatto la negano ontologicamente.
Tuttavia una misura va trovata, foss’altro perché tra le tante libertà c’è anche quella di essere informati correttamente: a suo tempo il giornalismo anglosassone trovò la mediazione nella distinzione (certamente non esente da imperfezioni) tra fatti e commenti e tale distinzione ha influenzato tutte le testate giornalistiche del secolo precedente ed attuale; per questo ancora oggi sui grandi quotidiani possiamo leggere un editoriale a commento di un fatto e tale editoriale per definizione contiene un opinione, più o meno condivisibile, ma senza pretese di essere una verità indiscutibile.

Le moderne tecniche di analisi del linguaggio dei media ci insegnano, però, che la verità può essere manipolata, enfatizzando o sminuendo degli aspetti anche quando ci si sta limitando a riferire solo dei fatti, ma la menzogna sappiamo tutti essere ben altra cosa.
Io ritengo che la menzogna in quanto tale debba essere individuata ed impedita, sia che si propaghi in Tv, sulla carta stampata o sul web ed è necessario che ciò avvenga in modo chiaro prima che il web 2.0 diventi 3.0 e che la notizia sia di fatto creata in continuo sharing.

Diversa la situazione dell’opinione, che come tale va difesa ad oltranza, anche quando è oltraggiosa, scandalosa, indecente e persino istigante alla violenza: se l’opinione di un singolo o di un gruppo viene censurata nei suoi casi estremi (e magari deprecabili) finirà per essere monitorata e censurata sempre e finirà per morire.

Così come il passaggio da web 2.0 al web 3.0 avverrà davvero non solo con la trasformazione in data web e web semantico ma prima e soprattutto dalla piena partecipazione degli utenti, allo stesso modo nell’acquisire una notizia il modo migliore per coniugare le due istanze è senza dubbio la propria capacità di mettere in dubbio ciò che si legge e la conseguente volontà di cercare conferme.

Prendiamo ad esempio la bufala dei collegamenti tra IOR e Industria delle Armi: ancora oggi, ad un anno dalla smentita, c’è chi nel web (commentando magari la condanna della guerra fatta in questi giorni da papa Francesco) cita alcuni blog o pseudo testate giornalistiche come fonti per affermare che lo IOR sarebbe il secondo più grande azionista del gruppo Beretta e questo noncurante che la notizia sia stata smentita sia dal gruppo Beretta, sia dallo IOR, ma soprattutto dai primi blog che l’avevano fatta circolare.

Ora, il punto in democrazia sta tutto qui: una vera testata giornalistica non può pubblicare una notizia falsa perché la legge punirebbe il suo direttore responsabile ma quando tutte le news in futuro scorreranno come un flusso liquido di informazioni condivise e corrette dagli utenti del web (abbiamo già oggi un primissimo sentore con l’uso di twitter fatto dai politici e dai finanzieri) l’unico modo per difendersi dalla menzogna propagata ad arte è la verifica di quanto si sta leggendo.

In conclusione, non ci sarà mai alcuno strumento legale veramente efficace che possa tenere il passo dell’evoluzione dello sharing dell’informazione e l’unico vero baluardo è la nostra capacità critica.

Sarà per questo che scuola ed università sono tanto messe in crisi dai governi totalitari o dalle democrazie corrotte come la nostra.

Lascia un commento