Le avventure di Emma Mancini

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Il mio mentore, il compianto professor Ezio Raimondi, indimenticabile docente di Letteratura Italiana, soleva ripetere ad ogni corso “I momenti di crisi di ogni grande romanzo o racconto sono sempre l’inizio e la fine, mentre in mezzo lo scrittore si diverte e per questo spesso il lettore gli perdona molto”.
Nel caso del libro di cui vi parlarerò, il primo dedicato alle avventure dello straordinario personaggio di Emma Mancini, lo scrittore Gianni Gregoroni ha scelto di usare come incipit del racconto d’apertura, “La Creatura della Casa Nera”, un cinematograficissimo landscape, con la ripresa a distanza di un’auto che s’inerpica agilmente per la strada a tornanti che conduce al Lago Maggiore e mentre l’attenzione del giovane lettore viene coinvolta subito, senza perdersi in leziose descrizioni paesaggistiche, quella dell’adulto può viaggiare nel suo immaginario visivo, senza nemmeno accorgersene consciamente.

Volendo continuare a restare in ambito cinematografico, diciamo inoltre che il primo riferimento visivo potente riecheggiato dalla scena non è rivolto all’inquietante viaggio compiuto dalla famiglia di Jack Torrance verso il suo nuovo luogo di lavoro ovvero lo spiritico Overlook Hotel fotografato da Kubrick all’inizio del suo Shining (come invece il titolo gotico potrebbe far pensare), ma ad un altro metafisico e simbolico viaggio in macchina, quello della sequenza d’apertura del capolavoro miyazakiano “Sen to Chihiro no kamikakushi – la sparizione di Sen e Chihiro causata dai kami” (liberamente distribuito in Italia con il titolo de “La Città Incantata”), nel quale un altro padre di famiglia guida sua moglie e sua figlia nel loro trasloco abitativo.

Sen-to-Chihiro-no-kamikakushi-Opening

I riferimenti che ho fatto non sono affatto casuali o citati per ridondanza, ma assolutamente pertinenti all’identificazione di quel milieu, fatto di tradizione fantasy, horror e fantascienza (più nerd che otaku), in cui letteratura popolare e cinema, anche animati, si mescolano in un unicum leggendario e parabolistico, a cui senza dubbio alcuno appartiene il nostro autore (certamente per formazione ed aspirazione), il quale però, elegantemente, ci risparmia le ruffiane strizzate d’occhio di altri suoi colleghi e questo già da solo, vi assicuro, non è poco!

Il cinema di Miyazaki, inoltre, sarà una cifra stilistica che tornerà prepotentemente ad ogni pagina sia del primo, come del secondo racconto di questo volume (l’altrettanto splendido “I Cani delle Tempeste“), proprio per la serena e pacifica accettazione della straordinarietà magica, mescolata alla quotidianità familiare e di quel patto sorridente, tra giovane lettore e narratore, in onore al quale entrambi condividono le paure ed i brividi dei racconti bisbigliati sotto le coperte: nel modo, sicuro ed incosciente (quindi magnifico), che hanno Emma e le sue amiche di procedere verso creature e paure nascoste nell’ombra,  ritroviamo con gioia la felice e lunare diversità con cui le sorelline Satsuki e Mei (protagoniste del “Tonari no Totoro – Il mio vicino Totoro”) scoprono un mondo nascosto di magia, in mezzo alla natura della loro nuova casa nel piccolo villaggio rurale di Tokorozawa.

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Tornando ora all’inizio de “La creatura della casa nera”, vediamo il narratore spostarsi subito ad osservare la piccola Emma, seduta in auto sul sedile posteriore, dietro Tommaso e Luca, i suoi due genitori, mentre tutti e tre si recano verso la loro nuova dimora: è un’immagine semplice, comune, con quel porsi sul palcoscenico in modo educatamente borghese, con in più quel punto di vista infantile, di chi guarda gli adulti di spalle, connotando anche ontologicamente tutta la scala di valori del proprio micro-mondo da quel particolare punto di vista, fatto di tutele ed orizzonti limitati.

Si osservi poi che la borghesia, intesa come classe sociale, con i suoi riti ed i suoi tempi, sarà la cifra ambientale in cui ogni passo dello storytelling verrà mosso, quasi in una versione distopica della società italiana del dopoguerra, sulla quale successivamente, con il progredire della storia (incalzante e senza un attimo di noia, si sappia), s’innesterà prepotente la quotidianità, fatta anche di smartphone e servizi di messaggistica istantanea, perché non si deve dimenticare che il resto della produzione di Gregoroni (artista forse più geek che nerd), ha un taglio più adulto, oscillando tra fantascienza crepuscolare ed horror esistenzialistico.

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Dopo la sintassi miyazakiana e la borghesia, ecco dunque il terzo elemento distintivo di questi due racconti, che permette loro di ricavarsi uno spazio assai autorevole (per me da primato, ma poi è anche questioni di gusti) nello sconfinato mondo della Letteratura per Ragazzi: l’evoluzione.
Anche la stessa Emma ci appare all’inizio come una bambina dai tratti adulti, più introversa che enigmatica (che potrebbe ricordare la dodicenne Paloma Josse del romanzo L’Élégance du hérisson, se non fosse che qui, fortunatamente, è completamente assente il tono professorale e radical chic da Terrazza Martini che contraddistingueva l’opera di Muriel Barbery e di tanti suoi noiosi amici), ma questo è davvero solo la prima impressione, perché tutto in questo libro, si modifica in modo soavemente creativo e liberatorio: la nostra eroina non è infatti una bambina come le altre, ma una bambina speciale.

Caratteristica questa, si dirà, tipica di tutti i piccoli protagonisti di ogni libro di avventure che sia stato editato per essere letto da bambini e pre-adolescenti ed acquistati da svogliati genitori, ma mentre gli altri libri italiani di questo sottobosco dell’editoria sono in genere attraversati e persino sostenuti dalla pedante eredità moralistica di Edmondo De Amicis e dei suoi infiniti seguaci, quello di Gregoroni appare sin dall’inizio come un fiero appartenente alla luminosa tradizione anglosassone della letteratura fantastica e creativa dei Roald Dahl, dei Philip Pullman e delle Joanne Rowling, la grandezza delle cui opere si presenta sempre con un comune elemento distintivo: non voler insegnare mai alcuna verità, non sottintendere alcuna morale e soprattutto non fornire alcuna visione del mondo preconfezionata, ma piuttosto scatenare la libertà di pensare verso orizzonti senza limiti.
Si potrebbe sperare di meglio per un ragazzo che volesse avvicinarsi al mondo dei libri?

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Non chiedetemi adesso di riassumere le trame delle due storie narrate, ve ne prego, perché mi sono sempre riservato questa piccola variante dal modo tradizionale di procedere (presentazione dell’autore, sinossi e critica estetica) in tutte le mie recensioni, sia letterarie che cinematografiche e persino fumettistiche, preferendo parlare delle emozioni e dei collegamenti e soprattutto del lavoro che si cela dietro un testo.

In Emma Mancini, in particolare, troverete quella che io amo chiamare immediatezza studiata in ogni dialogo (uno dei punti di forza della letteratura di Gregoroni, che condivide, ancora una volta, con i migliori autori stranieri), una particolare abilità di comunicare le notizie e gli accadimenti per enunciazioni, senza descrizioni in terza persona del narratore, ma con il punto di vista del personaggio che le ha vissute e poi intervallate senza soluzione di continuità con le reazioni degli interlocutori e questo meccanismo, si sa, è quello delle moderne fiction televisive, action e drammatiche, in cui viene creata una specie di ritmica pop nel montaggio delle scene e del parlato: ad esempio, l’intero secondo capoverso de Il Lago (quinto capitoletto del primo racconto) è una prodigiosa suite, dove sono orchestrate assieme le onomatopee di un pallone sbattuto durante un gioco, le battute di un dialogo serrato, le riflessioni fulminee dei personaggi e le descrizioni, infine il tutto è comprensibilissimo e lineare, come una sequenza filmica action montata da Lee Smith (l’artista dell’editing di tutti i capolavori di Christopher Nolan), dove “sincopato” non è mai sinonimo di “confuso”.
Quando, però, sarete arrivati a notare anche questo, allora come lettori sarete già stati da tempo soggiogati dalla suspense per l’andamento dei fatti narrati ed in ansia per le scoperte da fare!

Nello storytelling delle due storie non ci sono mai gli echi dello standardizzato ed un po’ troppo abusato schema kinghiano di spezzare l’hype con stacchi regolari su altre vicende (una sorta di cliffhanger pianificato per capitoli) e nemmeno noiosi e cerebrali flashback e forward, poiché il lettore viene tenuto da Gregoroni con i suoi occhi ben puntati su Emma, paragrafo dopo paragrafo ed anche se questo modo di procedere è ad onor del vero caratteristico di quasi tutta la cosiddetta Letteratura per Ragazzi, non possiamo ugualmente ritenerlo un limite, ma una scelta di campo, non solo stilistica, che il nostro scrittore ha fatto per rendere più agevole e semplice la fruizione da parte dei lettori più giovani ed inesperti e come tale, non potrei essere più d’accordo con lui.

Non mi sembra vero di scrivere ciò che sto per fare, perché in genere considero mortificante per un blogger dare consigli per gli acquisti, ma per me non sarebbe nemmeno la prima volta (già lo feci nel 2005 con “Le intermittenze della morte” di José Saramago e nel 2014 con “S. La Nave di Teseo” di J. J. Abrams e Doug Dorst), giacché quando dei libri mi colpiscono davvero (non solo per il loro valore artistico intrinseco, ma anche per cosa rappresentano nel panorama editoriale) sento l’impulso irrefrenabile di condividerli con i miei amici!

Perciò, visto anche l’appropinquarsi del Natale e considerando che un libro cartaceo fa ancora la sua porca figura impacchettato sotto l’albero (cosa che certo rende patetico l’omaggio di un file e-book, anche se nettamente più evoluto, tecnologicamente avanzato e più comodo), due sono tassativamente gli acquisti che vi spingo a fare per omaggiare degnamente i vostri amici: la nuova edizione speciale a tiratura limitata, cartonata e con sovraccoperta (uscita agli inizi di questo mese) del classico “Ready Player One” di Ernest Cline, per quei cani dei vostri amici che ancora non l’avessero letto e l’edizione cartacea del libro “Le avventure di Emma Mancini“, assolutamente perfetto per i figli degli stessi amici di cui sopra e che di certo verrà letto con gioia anche dai grandi!
Per entrambe le opere vi ringrazieranno negli anni, fidatevi.


Gianni Gregoroni – Le avventure di Emma Mancini: La creatura della casa nera – I cani delle tempeste
Ipazia Books (Collana Brightest Kids Volume 3)
ASIN: B075FZZTRQ
Edizione cartacea: 192 pagine, € 21.86
Edizione Kindle: 1321 KB, € 7.97
(N.B.: il prezzo è indicativo, giacché Amazon sta facendo variazioni settimanali per entrambe le edizioni)


36 pensieri su “Le avventure di Emma Mancini

  1. Le tue parole sono bellissime e, caspita, mi sento veramente non so come dire… confrontato con i grandi. Come sempre scrivo di me io credo di avere tanta strada da percorrere per diventare (se mai lo diventerò) uno scrittore propriamente detto, soprattutto uno scrittore bravo. Forse non ce la farò mai, ma di certo non mi pentirò mai di avere intrapreso questa strada, che mi ha permesso di crescere, di migliorare e di trovare tanti lettori, tante persone appassionate e appassionanti con cui confrontarsi. Una di queste sei tu che mi confondi, ma che apprezzo per la cultura e le conoscenze che dimostri di avere in qualunque campo.
    Grazie ancora anche perché ogni tuo post apre sempre mondi paralleli incredibili e grezie ancora perché un tuo apprezzamento vale doppio.

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    • Quella di essere sincero nell’applaudire qualcuno è una regola che mi sono dato in generale, ma se in particolare consiglio una lettura o una visione sul mio blog personale, beh, allora metto in gioco anche la stessa onorabilità del sito: le persone deluse, da una mia eventuale esagerazione, perderebbero automaticamente la stima in tutto il resto che dico e scrivo e questo mi porta a selezionare molto ciò su cui poi pongo il mio appointment!
      Ecco perché, se il tuo libro mi fosse piaciuto ma in modo tiepido, ne avrei magari, per cortesia ed amicizia, scritto direttamente e solo su Amazon, facendone una recensione breve e senza sbilanciarmi troppo, ma dopo averlo letto nella sua nuova veste la cosa ha subito assunto dimensioni diverse: io frequento per diletto la libreria Giannino Stoppani, in Piazza Maggiore a Bologna, vero tempio di letteratura per ragazzi (ha solo quel genere!) e ti dico che il tuo libro farebbe un figurone nella loro vetrina, non deludendo nessuno di coloro che lo comprerebbero, te lo garantisco!
      Non solo, ma come ho già fatto nel post, ne consiglierò davvero l’acquisto a tutti coloro che mi chiederanno consiglio su cosa regalare ad un giovane lettore e grazie a te farò un figurone!

      Infine, ti dico che l’accostamento con Miyazaki è talmente obbligatorio per chi abbia davvero letto il libro e non fatto finta che mi sembra incredibile non averlo trovato scritto altrove, ma questa è poi forse, una mia paranoia…
      Sul paragone con i grandi ed i grandissimi, poi, non mi sognerei mai di dire che scrivi con la stessa perizia ed esperienza di scrittori oggi di fama mondiale, perché sarei oltre modo falso, ma perbacco, anche loro hanno dovuto iniziare da qualche parte, no? E poi il tuo stile e le tue scelte di campo (credo molto nelle parole che ho scritto sulla questione etica) ti fanno comunque sedere allo stesso salotto!

      Insomma, quello dello scrittore è un percorso, una evoluzione, che subisce un’impennata pazzesca non appena ci si mette nelle mani di un editor e questo tu lo sai bene, perché non si cambia solo il testo, ma anche le prospettive!

      Spero, poi, che tu abbia apprezzato anche gli accostamenti visivi, perché per me quella dell’immagine è una pagina da lasciare sempre aperta, come nel caso della copertina del tuo libro di Emma, per me troppo infantile, anche se nella direzione giusta: per farti un esempio, ho sempre trovato le illustrazioni di copertina che Paolo Barbieri ha realizzato per anni (prima di essere sostituito da Corrado Vanelli) per i libri della Licia Troisi infinitamente più belle dei romanzi stessi, al contrario delle illustrazioni, a suo tempo realizzate per le prime edizioni della saga di Harry Potter della Salani, che toccavano vertici di bruttezza impensabili!

      Aspetto il seguito di Emma, sempre Ipazia Books!

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      • Lasciami dire che tutte le immagini che hai dato per esemplificare le parole in questo tuo post mi hanno aperto un mondo. Sì perché ho visto e letto tutto ciò che hai citato, e sappi anche che adesso mi toccherà riguardare tutto quanto. Te l’ho detto… hai aperto un mondo con una dovizia di particolari riferimenti e relazioni con il mio racconto splendido.
        La macchina dei genitori di Emma che vanno presso una nuova città, La città incantata, un mondo visibile solo a chi vuole vederlo… Il padre di Emma che non sovrasta ma spiega e non nega l’esistenza di altro, di qualcosa di magico, sì, c’è un po’ di Miyazaki.
        Come ben sai Miyazaki ha influito molto nel mio modo di guardare la fantasia e in generale il mondo, specie quello delle fiabe. Non nascondo che sono un suo fan… Per quanto riguarda i contenuti hai colto ciò che volevo realizzare: gli occhi della protagonista sono i nostri di noi che leggiamo e anche quando avvengono cose parallele alla storia della protagonista, Emma le conosce solo se e quando ne viene a conoscenza.
        Quando ho cominciato a scrivere questa avventura, avevo in mente un’idea: niente mondi paralleli propriamente detti ma un mondo che i ragazzini possono vedere e altri no. I nerini del fumo così come i folletti, li possono vedere soltanto Mei e Satsuki. Avevo anche in mente una storia che non avesse a che fare con regole fatte ad-hoc per i protagonisti, anzi, questi se le infrangono ne pagano le conseguenze e volevo che la protagonista si muovesse da bambina, per quanto possibile, credibile.
        Potrei dirti che c’è la scoperta che anche i “grandi” non hanno sempre ragione, che ci sono situazioni dove devi cavartela da te, altre invece dove non puoi fare a meno di aiuto e una dose di follia che spero traspaia.

        Riguardo la copertina, nasce dalla mancanza di tempo forse e dall’idea di posizionare il libro in un segmento ben preciso, forse, boh, si poteva fare meglio? Sì io credo di sì, come anche nello scritto… Ho tempo per rifarmi e come sai Emma avrà un seguito, spero a breve, spero sempre con un lavoro di editing accurato, come quello fatto con Ipazia, che mi ha fatto crescere (e mi ha anche bacchettato sulle dita!).

        Ti dico però che nel prossimo ci sarà anche una vena triste, un po’ alla Labirinto del fauno, perché nella magia e nel mondo dei ragazzi ci sono pericoli e altro che ora non dirò.
        Di nuovo un sentito grazie, di cuore.

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        • La tua mente, come il tuo cuore, sono realmente un continuo turbinio di idee, un ribollire perpetuo di possibilità, perché so bene, avendo sfiorato appena questo mondo, che uno scrittore creativo (ed oltretutto con tutta la sua carriera futura ancora si fronte a sé) quale sei tu è come un navigatore della gilda spaziale di Dune, che usa ogni stimolo come fosse la spezia per avvicinare il tempo e lo spazio e navigare in esso senza muoversi.
          Sentirti parlare dei significati poetici delle due pellicole miyazakiane è stato splendido sappi che ti sono dietro, incollato ai tuoi ragionamenti.

          Tra l’altro non vedo l’ora si seguire lo sviluppo del personaggio e scoprire se intraprenderai la strada impegnativa, ma anche rassicurante, di continuare a raccontare le storie di Emma come fosse cristalizzata nella stessa età e nello stesso ambiente oppure se oserai rischiare, come fece la Rowling, di raccontarne i cambiamenti di età, anno dopo anno: specifico che non saprei cosa fare al tuo posto, perché il successo o il fallimento sono presenti in modo equanime in entrambe le soluzioni scelte!

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  2. Mi fai sentire in colpa ed ignorante, amico mio.
    Non ti crucciare però, anzi, siine fiero!!!!!

    Ho sempre trovato meraviglioso quando qualcuno mi fa notare delle mie mancanze, delle mie carenze, delle zone buie nelle quali il mio sguardo non aveva mai cercato la luce. Conoscere, scoprire ed imparare sono i principi che dovrebbero guidare qualunque intelletto e, spero il più possibile, anche il mio.

    Scopro quindi oggi che il romanzo di Gregoroni già in mio possesso e per il quale avevo già preventivato una finestra di lettura tra qualche settimana (poichè ora sono ancora impelagato con una serie di romanzi cui non posso e non voglio rinunciare o tardarne la lettura) merita molto: che meritasse già lo sapevo e sarei stato sciocco diversamente poichè chiunque legga il suo blog non può non riconoscere il suo brillante talento, ma che meritasse così tanto e che avesse così tante (e belle) chiavi di lettura non me l’aspettavo.
    Pertanto, mi sa che questo romanzo scalerà qualche posizione nella mia readlist!
    (si dice readlist? oppure ho coniato un orrendo neologismo anglofono? Comunque sai che ti dico: chissenefrega… in fondo siamo ermenauti, un minimo di licenza verbale possiamo pure averla…)

    Inoltre ho scoperto anche di essere uno di quei cani che non solo non ha letto Ready Player One, ma neppure ne conosceva l’esistenza (il che forse mi fa essere doppiamente canide, o forse una forma animale ancora più ancerstrale e paurosa…). E siccome non piace nè la prospettiva di essere un cane nè l’idea di lasciarmi sfuggire la lettura di un racconto la cui tua tranciante sentenza mi fa già presagire come leggendario, mi tocca rimpinguare ancor di più la mia readlist (ormai lo userà ad libitum, sappilo).

    in tutto questo quindi, non posso che ringraziare Kasa per i suoi consigli e soprattutto Gianni per avermi fatto a suo tempo dono del suo romanzo. Mi prodigherò per entrambi!!!!!

    PS: da circa una settimana ogni volta che accedo a IMDB, tra le serie tv consigliate, c’è FARGO. per caso hai scritto due righe a Colin Needham e vi siete coalizzati contro di me?????

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    • Ragazzi così mi commuovo! No dico sul serio!! Stasera sono ingrassato di 20 kg! Se già il post sul blog di Cuoreruotante mi aveva fatto impazzire di gioia ora sto volando (anche se più grasso) a un metro da terra.
      Vi ringrazio perché mi ripagate per l’impegno (e le diotrie) speso su queste pagine.

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      • E quasi dimentico di citare Nadia, cioè Evaporata, caspita anche le sue parole, i suoi ricordi da bambina… wow. Vabbè ok, mi sono lasciato prendere la mano. Ribloggerò questo articolo con un post degno di questo nome, perché è un valore aggiunto, perché dà tanti riferimenti e incastona il racconto in un contesto come sempre dettagliato e preciso. Ok, mi fermo ho detto. Qui si deve uscire in punta di piedi.

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    • Cavolo, amico, mi sa che questa volta ho esagerato in supponenza e non perché ho tessuto le lodi del libro di Gregoroni (che ribadisco essere una delle migliori pubblicazioni in commercio nello specifico settore dei libri per ragazzi, genere che tuttavia mi sembra di ricordare non essere tra i tuoi più congeniali e quindi comprensibilmente accantonato per una lettura rimandata), ma nell’apostrofare come “cane” chi non ha mai letto il libro di Cline!
      Non potevo e non dovevo permettermelo perché il mondo non ruota intorno ai miei gusti e ci sono tonnellate di cose che tu hai letto che io non ho nemmeno mai preso in considerazione… penso a tutti i libri di storia e di cultura storica!
      Comunque il libro è diventato un po’ un manifesto della cultura nerd e sarebbe bello se tu riuscissi a leggerlo prima che il film realizzato da Spielberg ed in uscita il prossimo anno appiattisca, con l’enorme potenza visiva di cui è capace, tutte le altre interpretazioni al di fuori della sua.
      Scusa la mia ingiustificata prosopopea: avrei potuto dare i miei consigli senza fingere di aver trovato il tesoro nascosto dei templari!
      P.S. la seconda e la terza stagione di Fargo sono il tesoro dei templari ed IMDB lo sa.

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      • Non devi affatto scusarti per il tuo tono enfatico perchè, contestualizzato al tema al momento e al personaggio, non solo è logico e comprensibile, ma addirittura quasi inevitabile.
        Figurati, che io ho sempre definito “coglioni senza speranza” quelli che non hanno mai visto nessuno dei film di Star Wars. Il che non sarebbe un problema in sè, basta sostenere la tesi nel giusto ambiente. Se però la propugna (quella tesi) durante una cena con i colleghi della moglie tra cui si annoverano diversi medici che per film d’azione intendono qualche lungometraggio surrealista belga-francese, ebbene il problema si pone.
        (ovviamente non fui io a commettere una tale imperdonabile gaffe, ma il fratello del cugino di un mio amico che guardacaso è sposato con un’infermiera…)

        Vabbè… hai capito. Non ti devi scusare, anzi, ti devi pavoneggiare per avermi dato un consiglio di lettura che, data la sua natura, assume i connotati dell’imprescindibilità immediata

        PS: su Fargo ancora resisto, ma mi sento sempre più come Cadorna a Caporetto….

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        • Ti ringrazio, ma in ogni caso insisto per fare ammenda: so benissimo che hai compreso lo spirito anche un po’ goliardico e massimalista con cui ho fatto la sparata ed effettivamente è più l’orgoglio di chi come me spesso pontifica contro chi sputa sentenze a bruciare… per aver commesso lo stesso peccato, ma andiamo avanti!

          Permettendomi un piccolo inciso sul libro in questione, sia Ready Player One, sia Le Avventure di Emma Mancini sono due ottimi libri in assoluto, ma sono anche dei campioni nei loro rispettivi generi, ma resta il problema dei gusti personali, come per ogni cosa: il libro di Cline è meta-nerd (perché effettua in libro ciò che la Disney ha fatto in animazione con “Wreck-It Ralph – Ralph Spaccatutto”, la Warner con il primo “The LEGO Movie” e Netflix in tv con le due stagioni di “Stranger Things”), giocando e riflettendo, mentre il libro di Gregoroni gioca magnificamente con la metafisica e la spiritualità usando una prosa ed una sintassi usum delfini, come tante favole europee contemporanee.

          Quindi il gradimento è legato alla personale simpatia per entrambi i generi (mia moglie, ad esempio legge molti romanzi italiani di ambientazione post-neo-realistica, come quelli della Margaret Mazzantini o quelli di Antonio Pennacchi e ride di cuore con i libri di Marco Malvaldi, tre autori di cui riconosco il valore ma che non acquisterei nemmeno sotto tortura).

          Detto questo, le forze le forze austro-ungariche e tedesche stanno premendo sempre di più contro il tuo regio esercito ed il generale Diaz si sta riscaldando in panchina, pronto ad entrare in campo…

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          • In letteratura, come nel cinema d’altronde, la questione “genere” e “stile” sono fondamentali.
            Ad esempio, non mi accosto quasi mai ai film di Wes Anderson pur sapendo che sono film bellissimi, tuttavia lo il ritmo narrativo, la trasparenza empatica e perfino le scelte cromatiche di Anderson mi sono ostili quindi non li vedo mai. Parimenti snobbo sempre i film horror poichè non ho la capacità di astrazione emotiva per poter guardare sbudellamenti e scotennamenti vari senza svenire. Forse ciò è un limite (lo è se inquadriamo la questione dal punto vista di chi invece vede anche questi film e si arricchisce più di me) e un tempo me ne crucciavo, ma invecchiando il dispiacere è affievolito fin quasi a scomparire.
            Esattamente come ho imparato ad accettare che non sarei mai diventato un campione di calcio (avevo su per giù 11 anni) penso di poter accettare anche quisti limiti intellettuali.

            Detto ciò, ti confesso che invece ho una inguaribile curiosità per ciò che non conosco, ma non tutto ovviamente, solo quello per cui penso di avere qualche utilità o interesse intellettuale.

            Ad esempio, sono quasi totalmente digiuno del genere Young Adult, tuttavia da qualche tempo ho deciso di istruirmi un po’ sul tema. Il motivo può essere futile o nobile, a seconda della prospettive: considero un punto d’onore nella mia vita di genitore trasmettere a mia figlia la passione che sia che sua madre nutriamo per le realizzazioni artistiche, siano essere film, serie tv o letterarie (non so se te l’ho mai detto, ma anche mia moglie è molto appassionata di lettura, anche se legge robe che io non toccherei nemmeno con i guanti). Ebbene, in questa missione educativa, mi sono posto l’obiettivo di poter consigliare a mia figlia delle letture interessanti per ogni periodo della sua vita. E siccome il tempo passa in fretta e per imparare a conoscere un genere letterario non bastano 2-3 letture frettolose ma dedizione e pazienza, ho deciso di immergermi un po’ nel genere young adult di modo che, quando la mia bambina farà le medie e si sarà stufata di leggere Jules Verne, allora saprò indirizzarla correttamente.

            Qualcuno li può considerare vaneggiamenti da padre maniato, ma non tu e per questo ti ho raccontato l’aneddoto.
            E sempre per questo, quando il gentilissimo Gregoroni mi fece omaggio del suo libro, ne fui doppiamente felice: per il pensiero di amico e per la possibilità di entrare in un mondo a me ignoto tenendo per mano una persona fidata.

            Passando invece al romanzo Ready Player One, il genere mi si confà e il fatto che non lo conoscessi già è solo mia ignoranza, che però verrà ben presto colmata (sto leggendo “La sfera del buio”, quarto romanzo della saga Torre Nera di King a cui avrei voluto far seguire il nuovo romanzo di Paula Hawkins [“La ragazza del treno” mi aveva entusiasmato] oppure “Il Cartello” di Winslow, tuttavia non nego che il tuo commento mi ha incuriosito a tal punto da far scalare posizione a Ready Player One.

            Vabbè, ora basta però, sennò è questo commento a diventare un romanzo….

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            • Alt! Ci sono degli assoluti che scavalcano qualsiasi relativismo!! Se è vero che de gustibus non disputandum est (per altro avendolo detto Cesare, tutti si sono inchinati alla saggezza, ma quando lo diceva un altro… vabbé…), è anche vero che la tua intenzione di avvicinarti a stili e generi, che in qualche modo (e concordo) potrebbero renderti più semplice interfacciarti con tua figlia durante la sua crescita, è assolutamente giusta ed encomiabile!

              Tra l’altro lo young adult è un genere che, una volta compresi i suoi limiti, riserva gradevoli sorprese, come tutti i generi per altro. Quindi per te solo applausi!

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  6. Un like del buon Gianni mi ha ricordato questo post tuo che, tra gli innumerevoli meriti, ha quello di avermi fatto scoprire l’esistenza del romanzo di Cline “Player One”.
    E’ stato l’ultimo libro letto nel 2017, uno dei più belli letti nell’ultimo lustro.
    Ho letteralmente divorato la seconda parte, dopo essermi fatto corteggiare dagli ammiccamenti della prima parte.
    Una lettura fulminante, come non mi capitava da tempo, e non ti sarò mai grato abbastanza per questo prezioso consiglio.

    Tra l’altro, avevo anche deciso di metterlo nella calza della befana di alcuni miei amici con i quali condivido passioni ludiche e cinematografiche, tuttavia sono entrato nello sconforto più assoluto quando ho scoperto che tutte (proprio TUTTE) le librerie di Macerata non solo ne erano sprovviste ma addirittura ne ignoravano l’esistenza. Lo stesso Amazon lo rendeva disponibile all’acquisto solo da oggi 8 gennaio, quindi non in tempo utile per i regali.
    Vabbè, mi consola il solo pensiero che con l’uscita del film il romanzo verrà ristampato
    (a proposito di ristampe, sono inorridito quando ho visto all’interno di una libreria facente parte della nota catena che ha sede proprio nella tua città d’adizione, esporre nello scaffale delle “Nuove uscite” la ristampa di IT (ovviamente con la locandina del film come copertina).
    Vabbè, ma questa è un’altra storia.

    Buon inizio d’anno, amico mio, e ancora grazie per il consiglio!!!

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    • Scusa il mio silenzio, davvero ingeneroso nei confronti tuoi e della cortesia con cui mi tratti sempre… Ma sono giorni che stavo cercando di portare a compimento un mega-articolo a consuntivo dell’anno cinematografico appena trascorso, oltretutto di argomento similissimo al tuo stesso ultimo post!
      Perciò ti ringrazio ancora per la citazione, ma soprattutto mi rallegro che un altro libro ora ci unisce ed è bello immaginare che le stesse pagine le abbiamo lette assieme!!
      Speriamo che il film di Spielberg renda loro il giusto omaggio!

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