La cecità di chi vede i film senza vederli davvero: il caso Interstellar

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Dopo un hype cresciuta in modo esponenziale tra i fan del regista inglese e del suo fratellino sceneggiatore, dopo i tanti “dietro le quinte” ed i commenti assai ermetici del cast, il monumentale film di pura sci-fi del dinamico duo Nolan & Nolan è finalmente
approdato nelle sale di tutto il mondo, Italia compresa.

L’accoglienza è stata ottima in Europa e meno buona negli States, malgrado le intenzioni degli autori, che si erano appositamente concentrati per questo film su una trama più lineare del solito: purtroppo questo è il prezzo che oramai deve pagare qualsiasi artista e comunicatore che si aspetti un livello medio di attenzione da parte degli spettatori, oramai dopati dai ritmi dei reality, dalle sintesi approssimative dei tweet, dai messaggi vocali di whatsapp e più in generale malati di quello strano carcinoma intellettuale che impedisce ai cervelli di andare oltre una manciata di minuti (o di righe di testo in caso di lettura) di vera attenzione.

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Questo grosso film da tre ore e passa, dicevamo, è uscito nelle sale italiane ed il pubblico dei fan ha risposto prontamente, così come quello degli appassionati di fantascienza e poi di cinema in generale, perché non bisogna dimenticare che i fratelli Nolan ci hanno sempre regalato dell’ottimo cinema, quindi avevano credenziali perfette.

All’inizio è stato il momento della discussione sul formato con cui visionare il film che, per chi non lo sapesse, è stato distribuito in ben 5 formati (caso unico nella storia del cinema, al meno per quel che ne so io…): ne è nata subito una diatriba tra i fautori del più ruvido ma nativo 70 mm (IMAX e non) ed il perfetto digitale (4 e 8 scans), con ottimi motivi di discussione da ambo le parti ed elenco (un po’ frustrante ad onor del vero) delle poche sale cinematografiche italiane degne di nota.

Christopher-Nolan-and-his-big-camera

Poi, però, arrivò il momento degli “blogger-scienziati” e dei loro adepti, ossia di quelle persone che avendo bisogno (non desiderio, attenzione) di stroncare un film per sentirsi considerati, vivi ed appagati e non potendo oltretutto criticare le indubbie qualità registiche o recitative di tutto il cast, si sono attaccati ad una sorta di ortodossia scientifica un pò miope.

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Il film non è un documentario, ma un fim, anzi un grandissimo film! E’ rigorosissimo nello spiegare quanto sta accadendo e piega le leggi della fisica solo quel tanto che basta a rendere lo script eccitante, tenendo però sempre un occhio allo spettatore meno informato: come già nel suo illustre predecessore 2001: A Space Odissey, il capolavoro di Stanley Kubrick, quando l’azione si sposta nello spazio interstellare, poiché la fisica ci insegna che nello spazio senza aria il suono non si può propagare, abbiamo scene in assoluto silenzio e questo anche se i Nolan sanno benissimo che il silenzio al cinema è un rischio enorme, specie quando hai un pubblico di decerebrati.

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Sono davvero molte le spiegazioni, magari facili e veloci, di cui la sceneggiatura di Interstellar è piena, per esemplificare al grande pubblico i suoi passaggi di trama più complessi, ma il “nientista” (colui che di professione non pagata deve sul web criticare sempre un film appena uscito e colpevole di essere in primis mainstream, figurarsi se poi è campione d’incassi o se comunque è costato molto…) non vede tali spiegazioni e non si accontenta, perché, come un inquisitore al soldo di Torquemada, la sua condanna della strega ha preceduto il processo stesso e qualsiasi prova o argomentazione contraria al suo spietato giudizio è resa nulla per definizione.

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Interstellar è stato ideato, scritto e prodotto pensando ad un pubblico familiare e non ad una platea di persone esperte di astrofisica, pur tuttavia ha il raro pregio di introdurre nella trama il concetto di tempo relativo e di far diventare la gravità il vero deuteragonista della storia; dall’altra parte viene da subito introdotto come deus ex-machina una civiltà talmente evoluta da creare wormhole a comando e che ci osserva (un po’ come gli alieni che nel film di Kubrick mandavano il monolite nei momenti topici della storia dell’uomo  per farci evolvere); infine, su tutto, una realtà distopica, con inquietanti visioni di futuro in cui la scienza e le sue espressioni non sono “nemiche” aprioristiche dell’umanità ma al contempo non devono venir meno ai valori che ci rendono appunto uomini (la NaSa clandestina, le bugie degli scienziati, il cinismo del calcolo utilitaristico, tutti temi etici non banali).

Con questo impianto di base, è evidente per chiunque non sia un imbecille che giudicare inverosimile il mancato schiacciamento di un uomo che entra in un buco nero (sapendo oltretutto che tutti i fili della sua esistenza sono stati fino a quel punto tirati da esseri che hanno il potere di ricreare realtà pentadimensionali!) significa non aver visto il film o non essersi nemmeno sforzati un minimo di capirlo!

Jessica-Chastain

E’ davvero sbalorditivo come i due fratelli Nolan siano riusciti a creare suspence e tensione senza essere stati costretti a ricorrere a procioni che sparano con il mitra o a sanguinosi serial killer o a uomini della mafia russa che girano uccidendo con il machete ed essere perisno riusciti a parlare di amore tra padri e figli senza scivolare mai nel patetico o nel grottesco.

Tesseract-Scene

Tre ore di film che trasportano lo spettatore in alto mare, come un naufrago dentro una barca abbandonata e con le acque che diventano via via sempre più minacciose, fino a trasformarsi nel secondo tempo in una vera burrasca, che spinge il pubblico fin dentro il più profondo dei gorghi possibili, per andare a caccia di leviatani che non possiamo distinguere e che nemmeno il cinema fantastico può mostrarci perché i nostri sensi umani sarebbero limitati, ma che Nolan riesce, anche solo per un flebile istante, a farci intuire.

Se non è cinema di fantascienza questo, allora cosa può esserlo?

20 pensieri su “La cecità di chi vede i film senza vederli davvero: il caso Interstellar

  1. Mi fa piacere rilevare che non sono il solo che, guardando Interstellar, si è ricordato che si tratta di un film di FANTAscienza e non di un documentario di Stephen Hawking.
    Mi trovi d’accordo anche sulla tua riflessione circa il NIENTISTA (bel neologismo). A questa categoria io aggiungerei anche quelli che – intimamente convinti di capire di cinema – vogliono a tutti i costi criticare il regista mainstream per distinguersi e pavoneggiarsi al motto di “io mica sono un ignorante come voi, io NE CAPISCO”.
    Bella recensione, complimenti. Probabilmente troverai non pochi punti in comune con la mia: http://lapinsu.wordpress.com/2014/11/25/interstellar/

    PS: leggo nelle note che sei di Filottrano, quindi siamo anche conterranei visto che io abito a MC 🙂

    ciao e complimenti ancora per questo bel pezzo

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    • Grazie molto per il tuo gradimento alla mia recensione! Ho letto subito anche la tua e mi è sembrata assolutamente sulle stesse corde, quelle dell’emotività non cieca. È evidente che nessuno di noi due è un fan-boy che accetterebbe da Nolan anche le porcherie ma non siamo nemmeno dei rosiconi che criticano un film per darsi un tono e stroncano perché è più cool…

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  2. Recupero questo tuo vecchio post perchè ho bisogno del tuo supporto.

    Te lo dico subito, però: visto che sono solo le 22.30, sto da 2 giorni chiuso in casa con la febbre (mi è tornato il mal di gola, porcaccia…..), finalmente in casa è sceso il silenzio e non ho sonno, SARO’ PROLISSO!!!

    La clausura forzata ha i suoi vantaggi: ti dà il tempo di fare alcune cose che rimandi da tempo. Una di queste era il rewatch di Interstellar. La lunghezza del film mi aveva fatto procrastinare per settimane poi oggi ho finalmente trovato il tempo di farlo.

    Come per TUTTI i film di Nolan, la seconda visione è ancora più bella della prima. Poco importa sapere la trama, poco importa aver scoperto il “prestigio”, poco importa se le emozioni sono già state sperimentate la prima volta. Ogni film di Nolan sa reiterare se stesso e rinnovarsi. I classici sono quelle opere che non smettono mai di dire qualcosa di nuovo. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

    Come ti dicevo, quindi, ho rivisto il film con immenso piacere, gustandomelo di più e cogliendone tanti particolari che durante la prima visione avevo sottovalutato o, più banalmente, ignorato. Ad esempio il pippone sull’amore che fa la Hathaway quando Cooper rivela al compagno che lei è innamorata del tizio andato in un pianeta e che vuole andare lì per ritrovarsi con lei e poi finiscono per andare sul pianeta di Matt Damon. Ecco, lì Cooper sbeffeggia anche un po’ sta cosa dell’amore, ma le parole della Hathaway suonano molto diversamente conoscendo il finale: sembrano quasi un elemento precursore che Nolan ha voluto metterci lì per prenderci un po’ in giro: visto? te l’avevo detto a metà film come sarebbe andata a finire, ma tu non l’hai capito…

    Tutto perfetto quindi, tranne una cosa che poi è quella che mi ha portato qui a scrivere sto commento.

    Premetto che sono sempre stato intrigatissimo dai film in cui passato e futuro si intrecciano creando un vincolo quasi di ciclica inevitabilità. Il primo esempio che mi viene in mente è L’esercito delle 12 scimmie. E quindi ho molto apprezzato il fatto che in Interstellar ci sia un po’ questo aspetto, con Murph che dal futuro può condizionare il passato del padre e “guidarlo” prima nel warmhole e poi nel tesseratto. Ed è qui che c’è una cosa che non mi torna: avendo lei potuto risolvere l’equazione di Michael Caine e quindi governa la gravità e il tempo solo sulla scorta delle informazioni quantistiche reperite da TARS nel buco nero e poi trasmesse da Cooper nell’orologio, come ha potuto innescare questo evento? come è potuto Cooper finire nel tesseratto organizzato per lui dalla figlia del futuro se lei ancora non aveva le informazioni per crearlo????

    Stimando Nolan, non posso credere che abbia cannato una cosa così banale. Più probabile che la febbe ottenebri i miei pensieri e che io, molto banalmente, mi arrovelli nel cercare l’ago senza vedere l’elefante.

    Quindi chiedo il tuo supporto… aiutami a sciogliere questo dubbio please…..

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    • Grandissimo Lapinsù!
      Mi inviti a nozze, perché ho adorato “Interstellar” e penso potrei scriverci una tesi sopra…

      Chiariamo subito una cosa: tutto quello che Murph riesce a fare è “solo” modificare la gravità quel tanto che basta a portare in salvo la stazione spaziale, mentre tutto il resto, compreso il salvataggio di Cooper e TARS non è merito suo.
      Detto questo, andiamo avanti.

      Ci sono più livelli di lettura che i fratellini Nolan offrono allo spettatore, ma dopo il primo livello (quello enunciato) gli altri sono solo fascinazioni, non indispensabili alla trama.

      Andiamo per ordine e chiariamo un po’ di punti: l’umanità è in crisi e viene mandata una spedizione spaziale con 2 piani di salvataggio: il Piano A, quello che prevede la salvezza dell’umanità attuale ed il Piano B che prevede la salvezza “solo” dell’eredità dell’umanità attraverso i suoi geni.
      La spedizione viene resa possibile dalla comparsa di un wormhole, la cui costruzione è attribuita ad una specie molto più evoluta della nostra, ossia ad essere polidimensionali e che come tali possono muoversi anche nel tempo (la quarta dimensione) oltre che nello spazio (le prime tre).
      Questi esseri molto evoluti quindi ci vogliono aiutare.
      La missione fallisce con il piano A ed allora si prova a ripiegare sul piano B, usando il Black Hole (non il wormhole, quindi, ma il buco nero diciamo “naturale”) per lanciare con effetto fionda gravitazionale l’astronave verso il pianeta di Edmunds e “piantare” là i semi della nuova umanità.
      Il lancio riesce ma solo perché Amelia resta sola nell’astronave, poiché TARS e Cooper si sono buttati fuori, cadendo nel buco nero (ripeto, non nel wormhole).

      Adesso arriva il bello.

      Sulla Terra Murph è diventata grande e sta per morire insieme alla Terra, Cooper e TARS sono in caduta libera verso morte certa (Nolan e Nolan sanno che non ci si può salvare da un buco nero… questo lo dico alla faccia di quei coglioni che sostengono fosse una stronzata che Cooper sopravvivesse a tanta forza di gravità…) ed Amelia è arrivata sul pianeta di Edmunds, da sola, per seppellire Edmund e far ricominciare la vita dell’umanità su una specie di nuova Terra.
      Cooper e TARS, che non sono mai stati persi di vista dagli esseri polidimensionali, vengono salvati dal buco nero e trasportati in un tesseratto (come il cubo in geometria è l’equivalente tridimensionale di un quadrato, così un tesseratto in fisica quantistica è l’equivalente in quattro dimensioni di un cubo, dove la quarta dimensione è il tempo).

      Quindi, che sia chiaro, Cooper e TARS non si salvano da soli o per culo, ma sono letteralmente teletrasportati fuori dal frantoio gravitazionale da questi esseri superiori a cinque dimensioni.
      Nel tesseratto Cooper usa le informazioni raccolte da TARS (che è con lui nel tesseratto) per comunicare con Murph (comunica con tutte le Murph di quel luogo, la stanza con i libri, la Murph giovane e la Murph vecchia, perché mentre per Murph il tempo scorre in modo lineare dal passato al futuro, per Cooper che è nel tesseratto no, lui vede tutti i tempi contemporaneamente, tutte le configurazioni della stessa stanza come se fossero immagini sovrapposte).
      Quindi Cooper invia a Murph (tutte le Murph) le informazioni e solo la Murph grande, con le capacità da fisica teorica quantistica, riesce a capirle e le usa per salvare la Terra.
      Poi gli esseri pentadimensionali (non Murph) ritrasportano fuori dal tesseratto Cooper e TARS e li lasciano laddove tutto è cominciato all’imboccatura del wormhole (che intanto si sta sgretolando e comparendo perché ha esaurito il suo scopo) appena fuori degli anelli di Saturno, dove si è “parcheggiata” la base spaziale con quel che resta della vecchia umanità.
      Questo viaggetto ulteriore è costato altri 51 anni a Cooper e TARS che infatti troveranno Murph vecchissima.

      Quindi chi ha fatto tutto il lavoro sono stati questi esseri pentadimensionali: hanno creato il wormhole, hanno portato la nave vicino al buco nero, hanno infine salvato Cooper e TARS affinchè a loro volta salvassero l’umanità.

      Finito?
      Alieni che aiutano l’uomo come i creatori del monolite in 2001 che ci facevano fare i salti evolutivi?

      No, perché i due Nolan ed il fisico teorico Kip Thorne (autore del libro “La scienza di Interstellar” e consulente scientifico del film) sono molto chiari in proposito: quegli esseri pentadimensionali non aiutano gli umani così per generosità ma per la loro stessa salvezza… sono infatti gli umani del futuro che, per un paradosso ontologico (previsto tuttavia dalla fisica quantistica), sono vivi grazie a Cooper e Cooper è vivo grazie a loro… sono una gallina che è nata da un uovo che è stato mandato nel passato dalla gallina stessa… come in Terminator dove John Connor manda nel passato Reese per proteggere sua madre ed è paradossale perché Reese è il padre di John Connor…

      Questo paradosso è estremo ma è un valore aggiunto: la trama scorre lineare anche solo se fossero alieni molto generosi ed affezionati all’umanità (come in 2001).
      Thorne avanza anche la teoria che gli umani evolutisi in esseri pentadimensionali siano gli umani nati dagli impianti di Amelia sul pianeta di Edmund, perché là l’umanità è comunque proseguita per la sua storia, senza l’aiuto di Murph, di Cooper e di TARS.

      Quindi è una grande storia d’amore, che è poi l’unico vero messaggio del film.
      Un capolavoro.

      Spero di esserti stato d’aiuto ed un po’ mi vergogno di aver tanto pontificato.
      Auguri di cuore per una pronta guarigione dalla maledetta febbre!!

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      • Come sospettavo: cercavo l’ago e non vedevo l’elefante.
        Avevo creduto che gli essere pentadimensionali fossero Murph e l’umanità di quel tempo, invece no, sono altri essere umani, ancora più lontani nel futuro e quindi ancora più evoluti.
        Che roba!
        Spiegata come hai fatto tu prende tutto il giusto significato e i pezzi si incastrano alla perfezione :-Dù
        Che dire: ancora una volta, umilmente, ti ringrazio!!!!!!!

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        • No, sono io che ringrazio, per avermi dato la possibilità di discettare e di pontificare…
          Ogni volta che corrispondo con te (sia via mail, sia via commento) provo sempre un profondo senso di rispetto e di ammirazione, per la tua arguzia e per la tua umiltà di metterti in discussione, che non scalfiscono nemmeno per un momento, fortunatamente, la solidità delle tue convinzioni.
          Ammirazione ed affetto.

          Bando ai sentimentalismi, passiamo a Nolan…

          Io penso che anche al cinema (così come nelle altre arti) ogni tanto escano delle opere che non fanno della loro complicatezza la loro ragione d’essere, ma che affrontando temi complessi e storie complesse (che è diverso da “intricate”, aggettivo che riservo a quelle storie che potrebbero essere narrate in modo lineare ma che vengono appositamente raccontate in modo complesso) presentano necessariamente un certo livello di complicatezza.
          La grandiosità di registi come Kubrick, Spielberg e Nolan (anche se non sembra sempre, io penso che ci sia un filo che li unisce e questo filo è la ricerca di una perfezione formale nella trasmissione del concetto di fondo dei loro film) è quella di parlare sempre a tutti: i loro film sono sempre incassi miliardari e sono dei blockbuster conosciuti da tutti, ma presentano sempre vari livelli di conoscenza e coscienza che lo spettatore può decidere o meno di sforzarsi di penetrare.

          Quando uscì “2001“, le domande ed i dubbi degli spettatori furono tantissimi, molti di più di quelli creati da ogni altro film uscito negli ultimi 10 anni e questo per un opera filmica rivoluzionaria nel linguaggio, creata (non a caso) in tandem da uno scienziato (Arthur Clarke) ed un poeta della settima arte, così come oggi per “Interstellar“.
          Per mesi ed anni si discettò su cosa volesse davvero comunicare Kubrick e solo oggi, dopo che si è detto tutto e di più su questo film mastodontico, sembra quasi ovvio il suo messaggio, ma non è sempre stato così: gli alieni, il monolite e soprattutto il finale con la stanza in stile vittoriano, l’uomo che invecchia quasi in time-lapse e poi l’ultimo salto e la nuova vita o la nuova specie.
          Tuttavia la grandiosità delle scene (come quella della conquista della manualità degli strumenti mista ad aggressività delle scimmie antropomorfe che hai giustamente messo nella tua Top List, concetto incredibilmente di attualità, viste le recenti teorie antropologiche che danno l’homo sapiens coevo del neanderthal e sopravvissuto ad esso perché lo avrebbe direttamente decimato, così come il Neanderthal avrebbe a sua volta decimato il cro magnon) raggiungeva sempre il pubblico, che finiva per accettare concetti ostici sullo schermo, come il silenzio nello spazio privo di aria che propaghi le onde sonore.

          Allo stesso modo, in “Interstellar” il grande pubblico ha digerito il primo dei due temi portanti ed ossia la relatività del tempo, usata dai Nolan per costruire la storia superficiale (i viaggi e le missioni) ed ha sofferto insieme ai protagonisti con il secondo tema portante, ossia l’amore; il terzo tema, il paradosso ntologico resta sotteso, semi-nascosto, come in “Inception”, percepibile se si svuole affrontare il viaggio relativistico e quantistico dentro il tesseratto (la vera arena del film, dove il sentimento dell’amore di Cooper per Murph e di Murph per Cooper diventa la sopravvivenza di un intera specie ed ild estino (unod ei destini) della razza si gioca intorno ad un uomo (un cavaliere) che sfida le leggi della fisica (le piega letteralmente) per salvare il suo amore, per tornare (stay, resta) e salva tutti, anche il futuro, i cui corrodoi sono mutevole e co essi il passato che viene cambiato dagli uomini del futuro pentadimensionali (aggettivo che ritroviamo anche nella definizione che viene data da Etan “Tropic Thunder” Cohen quando scrive la sceenggiatura di “Men in Black 3” per descrivere Griffin, l’arcaniano).

          Insomma, per farla breve (frase che detta da me suona davvero ipocrita), se un film trasmette emozioni dirette ed una trama lineare riconoscibile percepibile con poco sforzo dal grande pubblico (come in “2001” ed “Interstellar”) ed in più trasmette anche livelli più complessi, allora il risultato del capolavoro è secondo me raggiunto in pieno, altrimenti è solo un gran bel film.

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  3. La polivocità delle opere artistiche è sempre il quid che fa la differena, per me.
    Ad esempio il mio libro preferito è Il nome della rosa proprio perchè è tanti libro in uno: giallo, filosofico, saggio medievale, saggio storico, teologico.C’è tutto lì dentro. Come nei film di Nolan, in effetti.
    Già che hai tirato in ballo Kubrik e il suo 2001 ti stuzzico ancora un po’: io il finale non son mai riuscito a interprarlo logicamente. La stanza vittoriana, l’astronauta che invecchia, il neonato che guarda il mondo…. Ho letto tante interpretazioni in rete (ne ricordo una delirante dove si sosteneva che quella fosse la rappresentazione della nascita del superuomo e quindi un’apologia del nazismo) ma non sono mai riuscito a dare un interpretazione mia o almeno a trovarne una che mi convincesse.
    Tu come la vedi?

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    • Eh, eh, sai come stuzzicarmi, eh?
      Su “2001” secondo me il discorso è abbastanza lineare: il monolite è un portale, toccando il quale l’uomo si è evoluto (questo apre la porta al concetto presente in tanta fantascienza vecchia e nuova, secondo il quale la vita intelligente sulla terra è una coltivazione voluta da esseri esogeni, vedi anche “Prometueus”…); il monolite sulla luna spinge l’uomo ad arrivare su Giove, attorno alla cui orbita c’è un wormhole (le coincidenze con il film di Nolan ovviamente non sono casuali, solo che Kubrick aveva come consulente Arthur C.Clarke, uno scienziato che aveva abbandonato l’accademia per dedicarsi alla letteratura, mentre Nolan ha avuto Kip Thorne, che insegna fisica e poteva attingere a conoscenze più avanzate sulla natura e la meccanica dei buchi neri e dei wormhole); malgrado i tentativi di HAL (un TARS “cattivo” e dominante, come l’androide di “Alien” e “Prometeus”) di boicottare la missione, l’astronauta Dave Bowman entra nel wormhole e parte il viaggio psicadelico, non più naturale ma artificiale; come nel film di Nolan, alla fine del wormhole Bowman giunge in un tesseratto, come Cooper nel film di Nolan e le differenze sono legate non solo alla sensibilità estetica dei due registi, ma anche alla diversa conoscenza della meccanica dei tesseratti, inoltre nel film di Nolan gli “alieni” devono spingere Cooper a contattare Murph, mentre in quello di Kubrick gli alieni (che sono davvero tali) vogliono osservare e registrare l’essere umano Bowman, accellerando i momenti della sua vita (ci sono delle similitudini impressionanti con A.I. ma le vediamo dopo) fino alla morte fisica, la coscienza di Bowman viene presa e trapiantata in una nuova forma di vita, fatta di pura energia (percorso che hanno fatto anche gli stessi alieni, ci racconta lo stesso Clarke nel romanzo che ha scritto dopo l’uscita del film e che di fatto ne è la sinossi ampliata) e viene spedito indietro dal wormhole (come Cooper) e rimandato sulla terra per far fare all’uomo l’ultimo passo dell’evoluzione ossia l’abbandono della forma corporea e la trasformazione in pura energia.

      Kubrick ha tratto il film da un racconto di Clarke, chiamato “The Sentinel”, dove gli alieni seguivano di nascosto (nell’orbita di Giove), la nostra evoluzione, ma ha voluto modificare la storia aggiungendo quella sorta di “divine interventation”, di deus ex-machina alieno che modificava la storia dell’umanità.

      Ora un particolare affascinante e certamente foriero di congetture per una persona intelligente come te: nel libro di Clarke, gli alieni, prima di trasformarsi in esseri di pura energia, trasferivano la loro essenza nei robot… diventando simili agli androidi che si vedono nel finale di “A.I.” di Spielberg, praticamente delle macchine senzienti, qualcosa in cui sperano di trasformare anche l’A.I. dalle sembianze di bambino e gli organizzano un’ultima giornata “perfetta” insieme alla mamma… poi l’androide si addormenterà per sempre… o nascerà in una nuova coscienza? Beh, la risposta è ovvia, trattandosi di un robot…
      Ora, se pensiamo che il film “A.I.” è stato costruito da Spielberg su un progetto in stadio molto avanzato di Kubrick e consideriamo la casa delle scene finali del film di Spielberg come una sorta di laboratorio/incubatrice, ci mettiamo vicino il non-luogo del tesseratto prima maniera in stile vittoriano di “2001” ed infine le infinite prospettive della biblioteca nel tesseratto quantistico del film di Nolan, vengono fuori delle riflessioni mica di ridere, eh?

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      • E io che ciclicamente mi son ritrovato per anni a cazzeggiare sul web leggendo le interpretazioni più disparate quando c’era un libro di Clarke che spiegava tutto per filo e per segno… Maledetta ignoranza…
        Al di là di tutto sta cosa della Pura Energia è veramente interessante, direi pesantemente innovativa considerando che il film è del 1968.

        Se posso fare una considerazione a margine ma in totale schiettezza, a me sta storia che la vita intelligente sulla terra è stata portata dagli alieni mi ha fatto sempre storcere il naso. Non inficia ovviamente la bellezza dell’opera di Kubrick o di quelle successive, tuttavia si basa su un’idea che svilisce l’Essere Umano in quanto essere senziente. Sarà che mi piace credere all’intelligenza umana come una caratteristica genetica che migliora di generazione in generazione, di era in era. E’ un patrimonio condiviso che al contempo ci trasmettiamo di padre in figlio e, talvolta, nella trasmissione avviene anche l’evoluzione. Una sorta di Darwinismo, se me lo concedi.

        Ma vabbè, ora sto divagando. Sarà che oggi mi son sparato filati filati filati i 3 dark-knight di Nolan: sto mezzo acciaccato, c’ho ancora qualche linea di febbre, vado avanti a minestrina da 3 giorni eppure sto gasato a bestia!!!! Potere del Cavaliere Oscuro!!!!!!!

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        • Perché Batman è l’eroe che Gotham merita, ma non quello di cui ha bisogno adesso.
          E quindi gli daremo la caccia.
          Perché lui può sopportarlo.
          Perché lui non è un eroe.
          È un guardiano silenzioso che vigila su Gotham.
          Un Cavaliere Oscuro

          Ma porca puttana che roba… mi viene la pelle d’oca ogni volta che ci penso…

          P.S. Su Clarke non è ignoranza la tua, anzi: io lo conoscevo solo perché ho sempre amato il sottogenere sci-fi e quindi mi sono letto le sue opere così come quelle di Asimov, Bradbury, Heinlein, Dick… mentre, ad esempio, ignoravo l’esistenza ed il valore di un autrice di romanzi storici come la Colleen McCullough o gli autori Breem, Gazo e Viotto che ti citava Wwayne… in quell’occasione mi sono sentito un pesce fuor d’acqua e si, davvero ignorante…
          Sai cosa Lapi? Che ad essere lettore di fumetti e sci-fi ci si ritrova avantaggiati quando parli di cinema statunitense ed inglese perché sono due sotto generi sfruttatissimi!!

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          • Pelle d’oca????
            Io mi son ritrovato con gli occhi lucidi alla fine di tutti e 3… son così semplicemente perfetti…
            hanno il potere mistico dell’arcobaleno e tu li guardi e li riguardi e li riguardi ancora sperando infine di riuscire a trovare la pentola d’oro da cui tutto è generato

            Non li ho cancellati dal mio hdd come faccio di solito con i film che ho già visto, perchè tanto lo so che tra qualche tempo avrò di nuovo voglia di vederli. No, anzi no: non sarà una voglia, sarà un bisogno.

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            • Come HDD?
              Eretico! Non li hai in Blu-Ray?
              Io se potessi li vorrei in Red-Ray o in qualche altro supporto ancora più violentemente definito…
              Ho pianto per non aver visto “Interstellar” in un cinema degno di tale nome (almeno 4k puro, se non 70 mm nativo…), ma il terzo del DK l’ho visto ad Oltremare, in Imax… sono andato con mia moglie e mio figlio (il culo di averlo già grande, aiuta!) dopo averlo prenotato e pagato (poco) con la PostePay…
              Fighissimo, schermo alto 22 metri…
              Adesso la sala di Oltremare ha chiuso (sob!) e bisogna arrivare fino a Pioltello o a Sesto San Giovanni (figurarsi, neanche morto tutti quei chilometri…) per trovare una sala Imax… ma la trilogia devi averla in Blu-Ray, dai! Bisogna!!

              Comunque ‘sta cosa della Trilogia del DK sta diventando un mantra tra noi blogger più amici… dicevo con Zack, tempo fa, che la frase “and yes, Mr. Wayne, it does come in black” pensavo di usarla come pay-off del blog, ma sono troppo affezionato al mio “slogan”..

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  4. Allora prepara il rogo, la pece e il fuoco perchè io non possiedo nemmeno un dvd o bd di film…
    Diciamo che reperisco tutto “per altre vie” che, ci tengo a precisarlo nel caso ci fossero forze dell’ordine all’ascolto, sono ASSOLUTAMENTE LEGALI.
    Assolutamente.
    Assolutamente proprio…

    Non so dirti il perchè di questa cosa, non è solo un fatto economico – che comunque incide – ma anche un fatto pratico.
    Con tutti i film che vedo, dovrei avere una stanza adibita solo a magazzino di dvd e, te l’ assicuro, la signora Lapinsù non gradirebbe.
    Poi mettici il fatto di dover star sempre a inserire il disco nel lettore… io invece accendo l’hdd e mi capita di stare anche mezz’ora scorrere tutti i titoli prima di decidere quale guardare…
    Sono pigro, lo so…

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    • No, a parte gli scherzi, è una cosa che probabilmente deriva dal tuo lavoro… quella dell’HDD è una cosa dal taglio molto “tecnico”… io scherzavo, ovviamente… comunque io, tolto Sky, non vedo una sola fiction che non abbia scaricato dalla rete… legalmente. chiaro… sempre… molto legalmente…

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      • Si, probabilmente è tutta una conseguenza del mio lavoro e della mia tendenza cronica a tecnologizzarmi… Pensa te che sto meditando l’acquiesto di un dispositivo che mi permetterebbe di non usare più l’hdd esterno, collegando direttamente il televisore al pc via wifi… Vabbè, robaccia da nerd.

        Che si scarica, per carità, ma “sontuttecopiedioriginalilegalmenteacquistati” come recitano i payoff dei siti di filesharing eheheheh

        Ma arriverà il giorno in cui…

        Come potete vedere dalla quantità di carte, vi tenevamo d’occhio da diverso tempo, signor Kasabake e signor Lapinsù. A quanto pare state vivendo due vite distinte. In una di queste siete Kasabake e Lapinsù , programmatori per una rispettabile società informatica, iscritti alla previdenza sociale, pagate regolarmente le tasse e… aiutate le vecchiette gettando per loro l’immondizia. L’altra vita la passate al computer farneticando sul cinema e, cosa più grave, siete delle celebrità tra gli hacker e di fatto avete commesso ogni crimine informatico concepibile e attualmente perseguito. Una di queste vite ha un futuro, l’altra invece no.

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        • Ok.
          Mi hai fatto felice, come quando dai un regalo ad un bambino che non se lo aspetta…
          Mi hai citato Agent Smith: ora posso andare a dormire tranquillo, che oggi mi sono svegliato prestissimo e le palpebre pesano e sto correggendo più parole del solito (in stile “tanti slauti” per “tanti saluti”).
          Quindi, hyvää yötä, che fa figo dire Buona Notte in finnico… oltre che stupido…

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  5. hola kasablake,
    sto curiosando un po’ qui un po’ la… complimenti per come la tua “penna” armonizza il tuo modo di scrivere, e per il blog, ovvio. Come ho già commentato da lapinsu, di film/cinema ne capisco ben poco, ma quando capita di beccarne uno con le giuste frequenze etc. lo vivo quasi in prima persona… Coinvolgente la tua descrizione d’ interstellar 😎 ; mi ha fatto “riviaggiare” nel film… bello sape scrivere, eh !! ( vi invidio, in senso buono ovvio, ma vi invidio ). Non si può avere tutto nella vita, verdad ? 🙄
    Di sicuro ci si rivede… Saluti Kasa y como siempre, portate bien

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  6. Non è la prima volta che esprimi apprezzamento per il mio blog o anche solo per i miei commenti e questo mi rende davvero orgoglioso! Sono una persona semplice e quindi arrossisco quando mi si fanno i complimenti!!

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  7. Pingback: 10 Anni di bel Cinema | kasabake

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