Carrie Fisher: The Show Must Go On

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La notizia della morte di Carrie Fisher mi è giunta, come spesso accade oramai, tramite un post di qualcuno su FaceBook, penso fosse una rivista online statunitense, ma sarebbe potuto essere anche di un tizio qualsiasi che l’aveva a sua volta condivisa.

Di lì a poco, il web venne letteralmente invaso dai post più o meno commemorativi, per lo più realmente appassionati (qui quello di Graham Fuller, uno dei più belli), sinceramente nerd e solo pochissimi palesemente ipocriti: una dimostrazione di affetto di tutto il fandom sia cinematografico che fantascientifico, in generale a suo modo molto commovente, che mi ha fatto anche riflettere.

Come rimanere, infatti, indifferenti al ricordo, non solo della Fisher interprete leggendaria della principessa Leila Organa di Star Wars, ma anche di quello della promessa sposa, abbandonata sull’altare da Jake “Joliet” Blues, nel fantasmagorico ed iconico film di John Landis?

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In queste ore, i ricordi più belli dell’attrice scomparsa si dividono continuamente sui social network tra la riproposizione dei più significativi tweet delle personalità del cinema che conobbero Carrie personalmente (tra tutti, doveroso leggere quelli di Spielberg e di Harrison Ford) ed i tantissimi contributi video su YouTube, estratti dai film che hanno resa celebre l’attrice.

Questo ennesimo lutto, ultimo in ordine di arrivo tra i troppi che hanno falcidiato questo disgraziatissimo 2016 (perfetta la definizione di “big steaming pile of shit“, grossa pila fumante di merda, data dalla mitica Helen Mirren pochi giorni or sono, in una puntata “The Graham Norton Show“), è giunto inoltre mentre ancora nel web aleggiavano le note facilissime ed incredibilmente melodiche di “Careless Whisper” e di “Last Christmas“, dell’appena anch’egli defunto George Michael, quasi in un’orrida gara di scomparsa di celebrità del mondo dello spettacolo.

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Avevo pensato, dunque, in un primo momento, di scrivere un mio pezzo proprio su quest’aspetto sociale ed etico della tante personalità scomparse in quest’anno bisestile ovvero l’altra faccia della medaglia del The Show Must Go On, frase che fu titolo di una canzone di due decenni or sono, cantata da Freddie Mercury, ma che negli anni è divenuto un motto ed anche una regola, con cui lo show-business ha sempre giustificato il cinismo con cui continuare lo spettacolo, malgrado le tante tragedie.

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Avrei voluto pertanto parlare proprio di come la fioca Lux Perpetua (così viene definito il servizio con cui i comuni tengono elettricamente accesi i lumini affissi alle lapidi dei defunti nei nostri cimiteri) viene regolarmente trasformata in un riflettore, puntato su un palcoscenico, a volte persino virtuale, dove divi del passato rivivono all’infinito, reincarnati in simulacri riciclati e mossi artificialmente, in base alle spietate leggi commerciali dei revival, dei sequel, dei reboot, delle riscritture, delle campionature musicali di refrain leggendari e di quell’eterna rimasticazione della finzione fatta raramente come omaggio, ma per lo più come scorciatoia creativa.

Avrei voluto, ma non l’ho fatto, perché, parafrasando il sorcio, mentore e compagno dell’elefantino Dumbo nell’omonimo lungometraggio animato Disney, quando rimbrotta i corvi che schernivano il suo amico dicendo “La misura è colma“, anch’io mi sono bloccato, perché troppe parole non avrebbero potuto trovare ora la giusta accoglienza.

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Preciso, inoltre, che io sono tra l’altro sempre stato uno dei detrattori della stessa Carrie Fisher, domandomi per quale motivo fosse stata a suo tempo scelta per il ruolo di protagonista della vecchia trilogia di Star Wars, giacché, lo confesso, avevo personalmente trovato persino errata ed insulsa la sua fisicità e non ho mai perso occasione di deridere anche quella sua orrenda e ridicola acconciatura di scena, caratterizzata da una sorta di doppia maniglia ai lati della testa.

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Non ho mai apprezzato nemmeno la sua recitazione, che a mio giudizio non riuscìva, nei film della saga stellare di Lucas, ad emergere dalla zuccherosa piattezza di uno mood comunicativo infantile e disneyano, anche se ante-litteram (disprezzai in particolar modo lo stile con cui la nostra diva affrontò scene complesse sulla carta, come ad esempio l’agnizione della parentela di sangue tra il suo personaggio e quello di Luke).

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Quando poi seppi che il guru dei reboot JJ Abramas l’aveva inserita nel cast dell’Episodio VII, inevitabilmente tremai di paura, pensando a quel piccolo distaccamento di geriatria attoriale che si sarebbe inevitabilmente messo in ridicolo e quando infine andai al cinema a vedermi “Star Wars: The Force Awakens” (pellicola che apprezzai moltissimo e che tutt’ora apprezzo), riuscii ugualmente a salvare dalla mia spietata critica Harrison Ford e Mark Hamill, ma non la Fisher, che mi apparve ad ogni visione del film come incartapecorita e tenuta in piedi, non già dalla sua vera forza (che ella aveva , nel profondo della sua anima e che io stupidamente non vidi), ma da un ottimo contratto preparatole dal suo bravissimo agente e da un tripudio di make-up al limite della maschera di scena.

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Insomma, io non mi accorsi mai della Carrie di “Postcards from the Edge“, perché non vidi la vera forza ribelle di questa donna e fatico tutt’ora a vederla e questo mi rende la persona peggiore per celebrare il ricordo dell’attrice e persino di questa donna di cinema, che recitò in film entrati nel mito e che scrisse anche sceneggiature in prima persona o che collaborò a quelle di altri in modo ispirato (tra tutti, senza dubbio va ricordato il suo prezioso contributo per lo script di “Hook” del già citato Spielberg).

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Per questo, alla fine, non ho scritto quel post, ma solo questo guazzabuglio di confidenze, scritte di getto, senza troppe correzioni e per questo rivolgo a voi l’invito a leggere quello che invece penso ad oggi sia il post più bello scritto su Carrie Fisher che troverete qui su WP ed in generale in giro per i social: “CARRIE FISHER – A FORCE OF NATURE, A HOPE FOR ALL“, meraviglioso articolo del potente PizzaDog, al quale m’inchino in segno di rispetto.

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39 pensieri su “Carrie Fisher: The Show Must Go On

  1. Ho già commentato il mio apprezzamento per pizza già nel suo blog. Qui posso solo sottolineare la tua coerenza e la tua grazia: non ti sei abbassato a facili elogi (di cui ahimè il web è pieno) che sarebbero suonati vuoti, tuttavia non sei scaduto nello sciacallaggio (sono ahimè in tanti coloro che sfruttano la scomparsa di personaggi famosi per “farsi grossi” e strappare qualche like o qualche visita sfruttando critiche insulse o fuori luogo).
    E’ veramente delizioso come hai saputo omaggiore senza elogiare, un colpo di retorica eccezionale
    (ovviamente quando io uso il termine “retorico” non lo faccio mai con l’accezione negativa che la parola ha assunto nel giorno d’oggi, bensì ricordando quando tale disciplina è diventate un’arte, l’ars oratoria appunto, spiegando come sia possibile dipingere non solo col pennello ma anche con le parole).

    PS: ieri ho visto Rogue One con sommo godimento. Dopo un primo tempo scialbo e preparatorio, esplode un secondo tempo potente e vibrante. Spero di non venire tacciato di eresia se affermo se, escludendo gli insuperabili episodi IV e V, questo sia il più bello dell’intera saga.

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  2. Grazie kasa per la sincerità e la tua (ma non vi era dubbio) onestà intellettuale! Carrie Fisher non la conoscevo abbastanza come attrice per esprimere un giudizio. Ho però un ricordo di lei molto positivo su quella straordinaria commedia “When Harry Met Sally..” poiché aveva saputo ben cogliere l’essenza del personaggio che doveva interpretare e lo ha fatto in quel caso all’unisono con il suo partner, nel film Bruno Kirby, anche lui (molto) prematuramente scomparso.
    Riguardo il genocidio di star, da una parte c’è senz’altro un anno bisesto che di sicuro non aiuta, ma dall’altra, potrei iniziare davvero a credere alla Quaid Conspiracy, che ha indotto il buon Randy e sua moglie a fuggire in Canada onde evitare un’altra prematura dipartita!

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  3. Ognuno percepisce le figure che costellano la cultura popolare a suo modo e non per questo te ne devi fare una colpa, tu Carrie Fisher l’hai sempre considerata in questi termini e va benissimo così. Preferisco mille volte un tributo come il tuo a qualcosa di non sentito. Io lei l’ho imparata ad apprezzare tardi, ma al di là di Leila per quello che ho visto ho sempre pensato fosse un personaggio singolare fuori dal set nel bene e nel male. Mi è dispiaciuto davvero molto sapere della sua scomparsa anche perché non dico che ci avesse dato una speranza nello sconfiggere “la maledizione del 2016”, ma insomma… BASTA! è morta anche fin troppa gente per un anno.

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  4. Carissimo Kasa grazie per la tua menzione, come hai detto tu questa perdita ha raccolto numerosi elogi e memorial, ma contrariamente ad altre dipartite [eventi che non scoraggiano i soliti haters e flammers del web a voler litigare e rompere il cazzo a tutti i costi] questa volta c’è un alone di sincero amore e rispetto. In parole povere chi non aveva nulla da dire si è preso la briga di stare zitto.

    Mi piace molto il tuo post, conferma non solo la tua coerenza ma anche il silente retaggio che ha lasciato Carrie Fisher, un’attrice che non ha mai brillato per fama o popolarità [o nel tuo caso simpatia] ma che in qualche modo è riuscita a farsi sentire ed amare [ho trovato magnifiche le parole di Kevin Smith, il modo in cui la descrive fa rimpiangere chiunque di non avercela avuta come amica o compagna di “scorribande”].

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  5. Sono come sempre a corto di tempo… Sempre più ahimé… quindi dico solo: coerenza. Seguo fedele questo blog come un apostolo seguirebbe la sua guida perché qui trovo coerenza.
    Sia lieve la terra a Carrie Fisher, perché la sua guerra stellare l’ha combattuta fuori dal set.

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  6. Ognuno di noi ha avuto la propria percezione…su Carrie che amai ancora di piu’ dopo che si espose nuda e cruda con la verita’ su’ se’ stessa.
    Grazie per la coerenza e il rispetto mostrato amico mio.

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  7. Per me Carrie Fish era “Leia”. Non la conosco al di fuori di Star Wars. Ricordo che quando ero bambina tutti dicevano fosse brutta, per qualche ragione di recente è stata messa su un piedistallo e considerata bellissima. Per me, e molti altri (molte altre), era la principessa che combatteva con la pistola e sgridava l’eroe venuto a salvarla perché combinava disastri, il tutto senza mai abbassare lo sguardo. Perché la scena in cui sfida Vader all’inizio è una delle scene più belle che io ricordi. In un film di uomini, lei manteneva femminilità e contegno. Era donna ma combattiva, al punto che Han Solo si innamora di lei, in quella che è che LA coppia (e a me il fatto che non stessero assieme nel VII mi ha parecchio irritata). All’epoca non avevo la cognizione per giudicarla come attrice (non ce l’ho neanche ora a dirla tutta), ma era speciale. E sapere che non ce l’ha fatta a passare questo 2016 mi rattrista.

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  8. io qui casco male perché, pur essendo un appassionato di fantascienza, la fantasy non mi ha mai preso del tutto, e rispetto alla saga di Star Wars sono sempre rimasto ai margini, di conseguenza non posso commentare i pregi e i difetti di Carrie Fisher. Personalmente penso che tu abbia ragione in riguardo alla sua presenza, e lo dico istintivamente, perché all’uscita del primo film percepii la sua presenza come qualcosa di retrò, dentro a una favole moderna e nulla più. Poi il tempo me l’ha fatta dimenticare completamente e mi ritrovo a leggerti ora prima dei cenoni, quasi a ribadire che la casualità dei alcuni protagonisti dei tempi moderni è come lo scintillio di un fuoco d’artificio: troppo breve per gustarne la parabola che vive in un solo brevissimo momento. Le stelle vere sono altre, e in questo cielo infinito non abbiamo che da scegliere…

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    • Parole sante e come al solito vergate con grande stile, il tuo.
      Colgo dunque l’occasione per farti tantissimi Auguri, affinché egoisticamente il prossimo anno, così come i successivi ancora, tu possa continuare a deliziarci con le tue note alcoliche e musicali.

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  9. La tua sincerità mi è piaciuta parecchio. Mi fa piacere sentire di tanto in tanto pensieri di questo tipo. Sei stato sia sincero nel tuo giudizio verso Carrie ma hai dimostrato allo stesso tempo un rispetto profondo che difficilmente ho visto da altre persone.

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    • In questo pessimo 2016 appena trascorso, ci sono tuttavia alcune cose capitatemi di cui conservo un prezioso ricordo ed una particolare è anche un po’ difficile da catalogare e persino da esprimere ovvero la conoscenza tua e di Shiki, che si è arricchita anche della conoscenza di Enrico e Cecilia.
      Non sono impazzito e so che stiamo parlando delle stesse persone, ma per me è come se tutti noi fossimo estranei dall’apparenza amicale, finché qualcosa non ci dona spessore: una frase, un’osservazione, un riflesso di genialità o un dolore.
      Diciamo in modo quantistico che la nostra stessa esistenza cambia di status nel momento in cui qualcuno ci osserva e ci giudica, quindi non più il vecchio “Penso quindi Esisto” ma il nuovo “Sono visto quindi esisto”.
      Abbandonando la filosofia e la fisica di frontiera, dico solo che ad ogni post, tuo e di Shiki, ad ogni vostro commento si è come arricchito in me un quadro che già mi piaceva alla prima visione, ma che ora sta acquistando una forza visiva davvero incredibile…
      Siete due persone per me oramai importanti e per questo ogni volta che scrivete, anche quando non faccio in tempo a commentarvi, sappiate che lasciate in me un segno.
      Qui mi fermo e mi limito, per concludere, a ringraziarti moltissimo per l’omaggio fatto alla mia sincerità, che non esisterebbe comunque se non ci fossero persone del vostro spessore ad accoglierla.
      Siamo tutti legati, in un modo o nell’altro.
      Buon inizio d’anno, amico e collega!

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